Parigi, 1743. Nobiluomo, avventuriero, spia, alchimista, il Conte di Saint-Germain è tutto questo ed anche qualcosa di più….. una creatura della notte, un non-morto, un vampiro! Ma quando la giovane Madelaine de Montalia si trasferisce a Parigi per rifinire la propria educazione, viene insidiata da mali ben peggiori e sarà proprio Saint-Germain ad erigersi a suo protettore, affrontando un’arcana cospirazione ordita da poteri infernali.

Combinando l’erotismo tenebroso del Vampiro con il fascino dell’avventura romantica, Chelsea Quinn Yarbro inaugura con Hotel Transilvania la saga del conte di Saint-Germain, l’eroe tormentato che riscatta il suo fato oscuro combattendo per amore e per onore.

Difficile inquadrare con precisione un romanzo come questo Hotel Transilvania, un’opera nella quale la cornice finisce con il prendere sopravvento sulla trama e sui personaggi, bloccando sul nascere eventuali spunti gotici o apertamente horror.

Chelsea Quinn Yarbro, decana del fantastico soprannaturale, con decine di romanzi alle spalle, decide di entrare nella stessa arena letteraria di Ann Rice e lo fa con la serietà e la documentazione che la contraddistinguono da sempre, imbastendo un arazzo pronto a ribaltare alcuni degli stereotipi del genere (e quindi avremo un vampiro “perbene”, capace di resistere tranquillamente alla luce del sole e insofferente nei confronti dei piccoli uomini malvagi) così come a usare a buon fine formule che sembrano ormai usurate (la scrittura mista, fra narrazione e scambio di epistole).

Convince l’ambientazione, la cura quasi ossessiva nei confronti dei particolari (cura che per fortuna non produce comunque uno di quei classici tomi da mille pagine pronti a dedicare cartelle e cartelle a dati insignificanti...), lo sviluppo del personaggio principale (a scapito, forse, di alcune figure secondarie), l’attenzione nei confronti dell’atmosfera.

Sono tutti elementi importanti, che permettono al lettore una full immersion nel mondo descritto dalla Yarbro. Si arriva facilmente a fine volume con ancora un lieve appetito, o meglio, una leggera sete, pronti a leggere anche gli altri capitoli di questa lunga saga.

Gli aspetti negativi del romanzo sono strettamente legati a quelli positivi. Come detto, la cura per i particolari prende alle volte la mano all’autrice, che dimentica per strada il sangue, l’orrore, il disgusto, la paura. Sono poche le pagine di Hotel Transilvania in grado di farci sobbalzare o fremere e, per un romanzo che tratta di vampiri, il tasso ematico è alquanto basso.

Ma sono particolari che, a seconda del lettore, possono esser visti come dei valori aggiunti o delle mancanze; il sottoscritto avrebbe preferito più (espilicit-)azione ma rimane comunque la sensazione di un ciclo di storie in grado di soddisfare la sete di tutti i fan della Rice e territori limitrofi. Raccomandato ai gentiluomini e alle signore in grado di apprezzare le buone maniere, sconsigliato a chi non riesce a vivere senza un buon mazzo di budella all’aria una pagina sì e l’altra anche.

Ottima la veste grafica e la qualità del volume (rilegatura e carta di livello superiore alla disastrosa media nazionale giustificano il prezzo alto), la Gargoyle Books sembra intenzionata a dare una sostanziale svolta all’asfittico mercato dell’horror nelle librerie italiane.