In un tempo in cui il terrore sembra aver perso la sua voce antica, divorato da effetti speciali e cliché digitali, arriva un libro che riesuma con grazia necromantica i fantasmi della narrativa gotica e sovrannaturale: "Racconti del Terrore", curato da Sergio Bissoli per Dagon Press. È un’antologia preziosa come una tomba sigillata, dalla quale fuoriescono diciassette racconti dimenticati, perlopiù inediti in Italia, tratti da antologie inglesi e americane ormai scomparse dal mondo editoriale. Ogni racconto è un’epifania dell’incubo, una fenditura nel velo del reale, una scheggia che si conficca nell’anima del lettore con inquietante lentezza. Il merito di questa riesumazione letteraria va al suo curatore, Sergio Bissoli, figura appartata ma imprescindibile nel panorama dell’orrore italiano. Nato a Verona nel 1946, poeta, scrittore, cultore di occultismo e membro di associazioni spiritiste internazionali, Bissoli è un vero archeologo dell’inquietudine. Fin dagli anni ’80 si è dedicato con rigore e passione alla riscoperta del gotico più nascosto, scavando in archivi e pubblicazioni dimenticate per riportare alla luce autori e testi sepolti dal tempo. Non si limita a selezionare racconti: li evoca. 

E in questa antologia, come un rabdomante del perturbante, ha scelto storie che si insinuano nel lettore senza bisogno di colpi di scena urlati, ma con la pazienza dell’incubo che si fa reale. "Una notte d’estate" di Ambrose Bierce, ad esempio, è un gioiello di ironia macabra. Henry Armstrong viene dichiarato morto, ma non lo è: un dettaglio che fa tutta la differenza quando ci si risveglia sepolti vivi. Bierce, con la sua consueta freddezza spettrale, gioca con la crudeltà del destino e il ghigno del caso, lasciando un retrogusto di terrore più razionale che sovrannaturale. Completamente diversa, ma altrettanto efficace, è "La casa nella valletta" di John Connell, forse uno dei racconti più riusciti della raccolta. Un uomo in viaggio tra le Highlands scozzesi trova rifugio in una casa che pare offrirgli una tregua dal freddo e dalla solitudine. Ma ciò che all’inizio appare come un nido accogliente si rivela una trappola costruita con la pazienza di chi ha molto da nascondere. L’orrore qui è atmosferico, insinuante, come il vento che sibila tra le colline e gli occhi silenziosi dei padroni di casa. August Derleth, figura imprescindibile dell’horror weird americano, firma "La coperta trapunta," un racconto da manuale in cui un oggetto domestico diventa l’epicentro di un orrore familiare. Una semplice coperta, cucita con mani ormai fredde, si carica del peso di un passato maledetto e si trasforma in catalizzatore di eventi soprannaturali che perseguitano la giovane Ariel. Il confine tra memoria e maledizione si fa sottile come la stoffa consunta che la protagonista stringe tra le mani. Tra le voci femminili, spicca quella di Flavia Richardson (pseudonimo di Christine Campbell Thomson) con "Dietro la porta gialla", storia in cui l’ambiente domestico si deforma e si chiude su sé stesso come un incubo. Marcia Miles si ritrova intrappolata in una casa che sembra pulsare di vita propria, dove ogni porta conduce a un altrove sempre più disturbante. La scrittura è febbrile, l’atmosfera sospesa tra il sogno e l’allucinazione. L’orrore non irrompe: emerge. E poi c’è "Un omino con le rughe", inquietante racconto di Mary Williams, autrice britannica molto attiva tra gli anni Settanta e Ottanta, di cui qui si riscopre la voce disturbante. La protagonista, la signora Plum, viene sedotta dal fascino silenzioso di un negozio che non era mai stato lì prima. Le sue vetrine sembrano custodire promesse dimenticate, e dietro il bancone c’è un omino dalla pelle rugosa come carta ingiallita. La signora Plum entra — e non ne esce più. La sparizione è definitiva, silenziosa, come una dissolvenza. Il negozio scompare con lei. Un racconto breve ma folgorante, costruito sul meccanismo più puro dell’orrore: la sparizione inspiegabile. 

La grande forza di "Racconti del Terrore" è che non cerca mai lo spavento fine a sé stesso. Ogni storia sembra accadere in un universo parallelo ma vicino, in cui il quotidiano — una coperta, un cappotto, una stanza — si sfalda all’improvviso e lascia spazio al soprannaturale. Il terrore si insinua nelle abitudini, nelle certezze, nella routine: ed è lì, quando ci si sente al sicuro, che colpisce. Il volume è un atto d’amore verso una tradizione narrativa che non ha mai smesso di parlare al nostro inconscio. Gli autori selezionati da Bissoli non solo evocano fantasmi, ma incarnano un modo diverso di raccontare la paura: senza urla, ma con sussurri. Con il rispetto che si deve ai morti, e con la consapevolezza che certi racconti, quando li leggi, ti leggono indietro.