Stephen King è definito all'unanimità il re del brivido, raggiungendo negli anni un successo strepitoso: oltre ad aver sfornato una quantità monumentale di romanzi, molte pellicole cinematografiche si sono ispirate ai suoi best seller, facendo giungere la notorietà dello statunitense a livelli inimaginabili.Eppure negli ultimi tempi i fan hanno notato che qualcosa non andava nelle opere del Re. Certo, a tutti capita di avere dei bassi; ma vedere un maestro come Stephen King, in grado di terrorizzare intere generazioni con terrificanti esseri come Penny Wise o Randal Flagg, sfornare un romanzo risibile come Cell, lascia davvero perplessi. Certo, l'ultima opera apparsa qualche tempo fa sul mercato, Duma Key, ha riacceso le speranze dei fan, i quali hanno intravisto nell'ultima fatica quei elementi kinghiani che sono mancati negli ultimi tempi. Certamente però i fasti raggiunti ai tempi di IT o Le notti di Salem sembrano ancora lontani.

Ora il Re torna sulla scena letteraria proponendo un'antologia di racconti, settore della narrativa a cui lo statunitense è molto avvezzo: basta ricordare lavori come A volte ritornano, Scheletri, Incubi e deliri e Tutto è fatidico, silloge assolutamente magistrali e che hanno scolpito la memoria dei fan kinghiani. Tenendo tra le mani Al Crepuscolo, il lettore si chiede inevitabilmente: ma è valsa la pena spendere venti euro per un autore passato alla storia ma un po' fuori forma negli ultimi tempi? Quest'antologia sarà all'altezza delle altre? Domande scomode, ma imprescindibili.

Diciamo fin da subito che i temi trattati nella raccolta non sono originali, poiché sono già stati affrontati dal Re in numerose opere: la vita dopo la morte (Il "New York Times" in offerta speciale, Willa), oggetti inanimati viventi (Cyclette, Le cose che hanno lasciato indietro), la cieca follia omicida (Muto, Torno a prenderti, Area di sosta), e anche animali diabolici (Il gatto del diavolo). Un onnivoro kinghiano, leggendo l'indice, noterà che un paio di racconti non sono inediti, ma già apparsi in sede separata: Il sogno di Harvey ha fatto parte di una raccolta di qualche anno fa curata da Roberto Santachiara, The Dark Side, mentre Torno a prenderti è acquistabile singolarmente in libreria. Una scelta decisamente poco simpatica questa, che costringe il lettore a pagare il libro a prezzo pieno trovandoci racconti che già possiede o comunque ha avuto modo di leggere.

In ogni caso, ci sono dei lavori che compensano efficientemente questa magagna, e valgono da soli l'acquisto dell'antologia (o quasi): parliamo di N. e Alle strette, forse i migliori racconti della storia di King. Il primo, di stampo lovecraftiano, narra di uno psichiatra alle prese con uno strano paziente che asserisce di aver risvegliato involontariamente delle forze occulte; il secondo invece ci fa immergere in una classica storia di rivalità tra vicini, dove il protagonista incappa in un destino disgustoso... in tutti i sensi.

Questi due racconti menzionati rappresentano la punta di diamante dell'antologia: i ritmi serrati con cui vengono narrati, nonché il susseguirsi frenetico degli avvenimenti rendono N e Alle strette delle piacevolissime letture, in grado di far toccare con un dito le vette kinghiane raggiunte in passato.

Sfortunatamente l'apice viene raggiunto solo da questi due racconti. Non che il resto sia proprio da buttare: lavori come Gli oggetti che hanno lasciato indietro, Torno a prenderti e Il gatto del diavolo si lasciano leggere in maniera fluida, ma di certo non lasciano il segno. Per il resto troviamo racconti né carne né pesce, con argomenti spudoratamente ripresi da altri romanzi (Ayana sembra il fratello minore di Il miglio verde): una volta letti questi racconti, si avverte quella sensazione  che manca qualcosa.

Tirando le somme, questa silloge di King esprime grandi potenzialità in pochi racconti, ma che potrebbero anche bastare ai fanatici del Re. Al resto invece consigliamo di attendere l'uscita dell'edizione economica, in vista sopratutto dell'inserimento di lavori non inediti.