Improvvisamente risvegliato in un misterioso sepolcro nella tenuta dei Blake, Moloch dispiega le ali nel tenebroso velluto della notte. L’eternità ha liberato il terrore.

L’agiata e pacifica esistenza degli abitanti di Harrington Falls è sconvolta. Un attimo prima di morire, le vittime della bestia ancestrale, sopraffatte dall’orrore, ne possono vedere le fattezze ributtanti. I loro occhi conservano per l’aldilà la memoria dell’inferno. Poi, ci sono solamente brandelli di corpi stracciati e carne e sangue dappertutto. La bestia si è saziata. Lo sceriffo Wilson è esperto in brutali assassinii consumati nelle squallide periferie di Chicago, ma uno scempio simile lo fa sentire inadeguato.

Moloch, acquattato nell’oscurità, fiuta, scruta, e dopo aver colpito, distorce il volto in un perfido ghigno di piacere. Nessuno ne conosceva prima l’esistenza.

Nessuno, tranne Gabriel. Ma ormai il vecchio è debole e sa che questa volta non potrà riuscire a fermarlo…

Fin dalle prime pagine di Riverwatch, dell’esordiente (in Italia) Joseph Nassise, la sensazione è univoca e chiara: l’autore ha una precisa, perfetta padronanza delle tecniche di scrittura e sfrutta tutto il suo bagaglio di conoscenze per ricavare il massimo dell’intrattenimento da una idea base non propriamente originale.

Nassise scrive romanzi come se si trattasse di moduli avventura per qualche gioco di ruolo, preoccupandosi di stabilire con chiarezza poteri e competenze, punti di svolta e momenti di sorpresa, alternando con precisione millimetrica le fasi di dialogo e riflessione a quelle di azione e morte.

I pregi e i difetti di una operazione del genere sono evidenti e perfettamente incarnati nel presente volume: narrazione pulita, ritmo avvincente, intrattenimento assicurato. Ma anche: psicologia dei personaggi appena delineata, carenza di idee originali, mancanza di coraggio in fase di elaborazione della trama e dei dialoghi.

Nassise ha ben presente in ogni singola pagina del romanzo e dove intende arrivare, porta il lettore con sé garantendo ore di lettura leggere e disimpegnate che, alla fine, lasciano lo stesso gusto in bocca di un panino comprato al fast food: roba magari anche gustosa, ma si rimane con una insana voglia di un bel piatto sostanzioso di lasagne o di un esotico sushi.

La Gargoyle Books, con questo volume, conferma quanto di buono già si è detto in occasione del romanzo della Chelsea QuinnYarbro: importante rilancio dell’horror in Italia, ottima confezione dei volumi, ampia diffusione in libreria. Vengono anche confermate alcune perplessità che per ora, essendo la casa editrice appena nata, non rappresentano motivo di preoccupazione eccessiva: traduzioni poco curate, mancanza di nomi di vero peso nel catalogo iniziale.

Siamo sicuri che, sulle basi dell’iniziale successo, questa grande promessa del mercato editoriale di genere saprà fare ancora meglio e regalarci, con il passare del tempo, vere e proprie chicche. Per il momento è già una grande novità il poter trovare in libreria nomi che non siano quelli dei soliti due o tre autori ormai arci-noti al pubblico.

Il volume ci è stato fornito dalla casa editrice in maniera del tutto gratuita, altro segno distintivo che li pone sopra a certi noti faccendieri dell’editoria nostrana per quanto riguarda la cura dei rapporti con le riviste di settore.