Joey, una giovane innamorata, tenta il suicidio delusa da Sam, il suo amante. In ospedale la salvano dall’overdose di tranquillanti ma da quel momento, essendo giunta così vicino alla morte, la ragazza acquisisce la capacità di vedere i fantasmi. A questa maledizione si aggiunge una gravidanza imprevista e Joey, sempre più sola e sull’orlo della follia, scoprirà l’incredibile verità dietro queste apparizioni.

Ricordate il periodo d’oro del cinema exploitation? Bei tempi, si mostrava fin troppo, si urlava con gli occhi, si lottava senza regole, forse contro le regole.

Ecco, a guardare questo The Eye 2, e in generale pensando a molto horror orientale degli ultimi tempi (e alcuni cloni occidentali) viene subito nostalgia per quell’epoca e, di conseguenza, nasce spontaneo coniare un nuovo termine, tentare una nuova classificazione.

Possiamo parlare di imploitation movies? Perché sonnecchiando di fronte allo schermo sembra di assistere a una vera e propria implosione: diegetica, visiva, contenutistica, tecnica… I Fratelli Pang proseguono indefessi il loro percorso di occidentalizzazione sfornando una delle pellicole peggiori dell’anno fra damigelle che vedono la gente morta (da Haley Joel Osment in poi la vedono un po’ tutti…), fantasmi (extra)uterini, superfici laccate e continui spot di cellulari.

In evidente affanno e critica involuzione tecnica (se possibile, rispetto al già sterile primo episodio) i Pang Bros sembrano aver assorbito solo l’aspetto più deleterio e facile dell’opera di registi quali Michael Mann e compagnia, finendo così con l’inondare l’opera di vetri, specchi e acqua e girando una noiosa pubblicità lunga quasi 100 minuti. Il soggetto già risibile di per sé (le anime dei morti aspettano vicino alle partorienti per penetrare nel loro pancione e reincarnarsi) viene ulteriormente annichilito da una messa in scena priva di un singolo momento di tensione (a prescindere dai soliti 4 o 5 sobbalzi di routine), che oscilla fra il dramma d’amore fotoromanzesco e la lezioncella morale buddista/new age con tanto di saggio santone che appare ogni tanto a sparare qualche ovvietà sul dover accettare serenamente il proprio destino e affrontare il dolore come momento di prova e miglioramento.

Il montaggio prevedibile (soliti stacchi ogni 3-4 secondi) e un uso del sonoro scoordinato e assai inferiore alla media (spesso l’apparizione improvvisa della parte visiva spaventosa appare fuori sincrono con l’audio) si aggiungono a una fotografia più sgranata e fosca rispetto al primo film rendendo il prodotto poco interessante anche dal punto di vista strettamente tecnico. Splendida, adorabile, incredibilmente bella l’attrice protagonista, tale Qi Shu (peccato per le labbra che non sembrano, come dire, naturali al 100%), in grado di risvegliare qualche interesse perlomeno nel pubblico maschile.

Strambe la apparizioni dei fantasmi che, quando non hanno i soliti capelli lunghi e medusiani, volteggiano allegramente in aria per poi tuffarsi implacabili in grembo alle sventurate (fantasmi sì, scemi no!).

Mini-spoiler: letteralmente esilarante (le urla da stadio in sala si sono sprecate) una scena che vede la nostra eroina cercare di suicidarsi buttandosi dalla terrazza di un ospedale. Spiaccicata sull’asfalto la ragazza sbatte gli occhi, si rialza intontita e un po’ sanguinante e… Rientra nell’ospedale, risale le scale e si rituffa nel vuoto sperando di farcela la seconda volta!

Da evitare come la peste. Se siete in cerca di ectoplasmi riguardatevi Ghostbusters!