Steve Niles e Ben Templesmith tornano sul luogo del delitto e ci offrono il sequel al loro fortunato 30 giorni di notte.

In questo Giorni oscuri la vicenda prende le mosse direttamente dalla conclusione del precedente volume.

Stella Olemaun è sopravvissuta all’assalto dei vampiri nella cittadina di Barrow, Alaska, e ha giurato di vendicare suo marito (che, vampirizzato, si è praticamente suicidato guardando l'alba) dando la caccia alle immonde creature. Riunito un gruppo di ricerca, Stella si sposta a Los Angeles per dare il via a una serie di incontri pubblici che dovrebbero mettere in allerta tutta la popolazione. Ovviamente, questo non può stare bene ai vampiri, che hanno nella segretezza la loro principale arma. Le cose si complicheranno con l'entrata in scena di alcuni nuovi e vecchi personaggi quali Dane, un vampiro dall'indole insolitamente buona, Judith (la madre di un ragazzo perito nel primo volume) in possesso di filmati comprovanti l'esistenza dei non morti, agenti segreti, una vampira vecchissima dagli enormi poteri e altro ancora.

Mezzo passo falso per la Magic Press (allora sono umani anche loro!) che pubblica un sequel poco interessante rispetto al brillante esordio narrativo di Steve Niles di cui vi avevamo già parlato. Lo sceneggiatore mostra il fiato corto accumulando trame e personaggi, complicando la vicenda con l'inserimento di figure poco plausibili quali quella dell'agente segreto e in sostanza finisce con il mettere troppa carne al fuoco cercando di mascherare l'evidente crisi di idee. Viene così abbandonato uno dei punti di forza del precedente volume, quell'ambientazione in un piccolo paese stretto dai ghiacci che aveva giocato ruolo basilare nella costruzione del claustrofobico orrore di 30 giorni di notte.

Al posto dell'Alaska troviamo Los Angeles e subito Niles reagisce al setting giocando a carpenterizzare l'intera vicenda in un crescendo di scontri con i vampiri che lascia ben poco al mistero e al terrore della storia precedente.

Stendiamo un velo sulla scarsa caratterizzazione psicologica dei vari personaggi che raggiunge il culmine della banalità nella storia d'amore fra Stella e il vampiro.

Sostanzialmente immutato lo stile grafico di Ben Templesmith, alle volte forse troppo caricaturale e ironico, ma sempre efficace nei suoi sbalzi di violenza schizofrenica e vampirismo ultrazannuto.

Acquisto raccomandato solamente ai fan del primo volume, che rimarranno comunque intrigati da una Stella Olemaun sempre più dura e battagliera.