Cal ha visto tutto, ha fatto tutto… ha sparato, pugnalato, ucciso, mutilato, ha bevuto, sniffato e fumato di tutto. Eppure niente di ciò che ha ferito o ingerito poteva preparare quest’investigatore privato dell’occulto alla inimmaginabile bizzarria che gli si contrappone quando indaga su un avvistamento di un vampiro metropolitano e si ritrova nel bel mezzo di un summit di mostri. Mai gli era capitato di vedere o sentire che i mostri unissero le loro forze volontariamente, cosa che suggerisce a Cal che qualcosa di grosso e minaccioso sta crescendo sotto il cielo assolato di Los Angeles…

Steve Niles continua il suo personale viaggio nel mondo dell’horror e lo fa con un fumetto che ricalca stilemi e topoi dei suoi due titoli precedenti, ivi compresi pregi e difetti.

Crimini macabri rappresenta un buon tentativo di mischiare humor, hard boiled e macabro-weird, ma chi ha già letto 30 giorni di notte e Giorni oscuri potrà probabilmente trovare l’intera operazione leggermente risaputa.

La narrazione di Niles ha comunque dei punti forti di indubbia presa: ritmo frenetico, personaggi con i quali è molto facile simpatizzare (Cal McDonald a parte, anche il suo amico e compagno di investigazioni Mo’lok il ghoul è un character davvero riuscito) e inventiva ricchissima per quanto riguarda la trama che sfrutta il “solito” piano di conquista mondiale da parte del cattivone di turno ma aggiunge sufficienti twist e variazioni da continuare a tener desto l’interesse del lettore.

Sufficientemente acidi e splatterosi anche i disegni di Ben Templesmith, che nei credits ringrazia esplicitamente la caffeina per essergli stata di compagnia durante le lunghe notti: in effetti l’abuso di questo eccitante traspare nel tratto dell’artista, nevrotico e aggressivo, forse, va detto, leggermente più a suo agio nelle piacevoli splash page che nelle vignette di raccordo e di dialogo.

Cosa non convince del tutto in questo Crimini Macabri?

Probabilmente proprio la sinergia fra i due autori. Sarebbe interessante vedere Niles fornire suoi testi a qualche altro disegnatore e Templesmith intento a dar corpo allo script di uno sceneggiatore diverso. I problemi sono da rintracciarsi in particolar modo nelle scene d’azione che risultano di lettura non chiara, spesso l’eccessiva frammentazione del montaggio impedisce al lettore una comprensione totale di quanto accade sulla pagina e, avendo sempre visto i due autori all’opera in team, non è ben chiaro su chi dei due possa ricadere la colpa.

Intendiamoci, avere fra le mani un volume dove ogni due secondi spunta fuori un vampiro, un lupo mannaro o qualche altra immonda bestiaccia è sempre un piacere immenso, ma sapete anche come HorrorMagazine tenti sempre di trattare al meglio i suoi lettori evitando facili entusiasmi anche in tempi di magra (editorialmente parlando) come questi. Lettura comunque consigliata, che piacerà sia a chi non ha visionato le opere precedenti di questo duo sia a chi si è ormai affezionato alla factory Niles-Templesmith.

Chiude il volume una short story sempre con Cal McDonald protagonista.

Introduzione punk del guru Rob Zombie, ‘nuff said!