Il punto debole dei vampiri, lo sappiamo tutti, è la luce del giorno. Immaginate allora il paese di Barrow, in Alaska, dove il sole non si fa vedere per più di 30 giorni, da metà novembre a metà dicembre. Lo sceriffo Eben e il suo vice Stella scoprono, poco prima che la lunga notte abbia inizio, che i cellulari del paese sono stati tutti rubati e bruciati mentre il centro di comunicazione è gravemente danneggiato. Un gruppo di vampiri ha circondato Barrow e si appresta a dare la caccia e sterminare l’intera popolazione con un mese di buio a disposizione. C’è solo una flebile speranza per gli abitanti della cittadina...

Steve Niles è ormai una sicurezza nel campo del fumetto horror e lo conferma regalandoci una storia semplice e geniale, evitando l’ormai abusato cliché dei vampiri visti come lord un po’ dandy e un po’ corrotti e riuscendo, in poche pagine, a tratteggiare alcuni personaggi memorabili quali lo sceriffo Eben e sua moglie. In tempi di remake e sequel riuscire a trovare un autore capace di pensare con la propria testa una storia che sappia discostarsi dalla media è merce davvero rara.

La sceneggiatura è condotta sapientemente con un quadruplice livello di alternanze che non mancherà di colpire il lettore, fornendo un segno della cifra stilistica e della maturità di Niles. Si passa da situazioni claustrofobiche a momenti ariosi, ambientati nell'immenso spazio aperto imbiancato dalla neve, poi si costringe l'occhio a un continuo cambio di ritmo fra vignette statiche e sequenze d'azione frenetica, stessa alternanza per quanto concerne colori caldi (il rosso del sangue, l'arancione delle esplosioni e del fuoco) e colori freddi o molto scuri per completare lo studiatissimo gioco con un continuo oscillare fra pagine dalla rigida struttura a gabbia a splash page aperte, senza contorni, di forte impatto visivo, il tutto naturalmente rafforzato dall'alternanza delle distanze di ripresa fra primi piani e campi lunghi.

La sceneggiatura di Niles trova la sua ideale visualizzazione nel disegno di Ben Templesmith che ibridizza fumetto e pittura, sulla scia di un Dave McKean ma con risultati più cupi e schizoidi (le figure dei vampiri sono davvero inquietanti, a partire dalla bambina-nosferatu che sembra capace di schizzare dalla pagina per addentarci al collo...). Se proprio si deve muovere un appunto al prodotto c'è da notare che alle volte la frenesia compositiva di Templesmith porta a una certa difficoltà di lettura della vignetta e ostacola l'identificazione dei personaggi, ma questi sono tratti comuni a tutti gli autori che si rifanno a questo stile di disegno, dal già citato McKean a certe opere di Bill Sienkiewicz.

Lo sconsolato finale e l'assenza di qualsiasi sottotesto moralegiante o filosofeggiante sono ulteriori meriti di un fumetto che si pone con prepotenza fra le uscite più memorabili di questo 2004 relativamente parco di titoli di spessore. Anche tenendo conto della penuria di albi nel genere horror. 30 giorni di notte diventa titolo imprescindibile per ogni serio appassionato ed ennesima riprova delle capacità editoriali della Magic Press.