Silvia cerca disperatamente un lavoro e lo trova nella Logos Comunicazione, in cambio della promessa di fare piccole rinunce. 

Hunuman un assassino pericoloso ricomincia a uccidere, lasciando dietro di sé una scia di cadaveri…

L’agente Bernardi con la Squadra 101, al soldo del fantomatico Signor Enlil, indaga sul caso e si mette sulle sue tracce…

I sogni di Silvia sono tormentati da messaggi del Candomblé, religione afrobrasiliana dedita al culto degli Orixa, divinità legate alla Natura...E mentre su tutto si allunga l’ombra degli illuminati, un gruppo di iniziati che dominano il nostro pianeta da millenni, controllano i governi e le masse, I figli di Zu iniziano a combattere…

 

C’è una zona oscura e ci sono autori che indagano le tenebre, cercano di carpirne i segreti.

Che cosa succede quando la zona oscura abbraccia tutti, perfino chi dovrebbe presidiare la nostra sicurezza? Che cosa succede quando qualcuno si accorge che anche le zone più illuminate della società nascondono crepe capaci di minare le nostre intere convinzioni?

E che i gesti più normali e banali, come lo smarrimento di una giacca, facciano nascere il dubbio che la realtà non sia veramente come sembra?  

Queste sembrano le domande che si pongono gli autori, Cristiano Brignola ai testi e Alex Agni ai disegni, in Vedic Riot – Noi siamo i figli di Zu, il primo episodio della miniserie in due parti pubblicata dai i tipi di Absoluteblack

 

I due autori indagano la metà oscura del mondo, in un mix particolare d’ingredienti. Si va dalla cospirazione globale alle teorie sugli extraterrestri, dai men in black ai culti africani, dalle società segrete agli x-files. Fantascienza, horror e azione si fondono insieme in questa storia caratterizzata da una trama intricata e dal segno underground di Agni, che riesce a essere assieme drammatico e grottesco e a descrivere bene  le atmosfere cancerose e visionarie della storia.

L’ossessione della protagonista, Silvia, è il pretesto per tratteggiare un orrore tangibile, anche se nascosto, per parlare e mostrare stati allucinati della mente, distorti e in preda alla confusione, di pratiche di combattimento, di mitologie terrificanti e di omicidi, di Archetipi, cioè le tipologie ricorrenti dei personaggi e dei rapporti descritti da Jung, come il Messaggero e la Femme Fatale.

Già perché gli autori ci dicono dalle pagine del loro fumetto che “anche la realtà segue regole narrative”.  

I riferimenti e le citazioni musicali, cinematografiche e narrative, infine, abbondano sulle tavole tanto che per cogliere ogni sfumatura dell’opera è necessario più di una lettura.

 

Un primo episodio interessante, con moltissima carne al fuoco e che potrebbe essere insidioso da gestire, ma che lascia ben sperare per i successivi sviluppi.