Samantha Darko (Daveigh Chase) non è mai riuscita a guarire dalla ferita causata dalla prematura morte del fratello Donnie, nonostante siano passati sette anni da quando il motore del jet si è abbattuto sulla sua stanza. Ormai alla deriva, Samantha intraprende un viaggio insieme alla sua migliore amica Corey (Briana Evigan), entrambe in una fuga senza meta dai propri demoni personali. La loro automobile va in panne nei pressi di un piccolo e sonnolento villaggio nel bel mezzo del nulla, un posto che pur nella sua anonimità diventerà di nuovo il luogo cardine della fine del mondo. Un nuovo paradosso temporale si è attivato, un nuovo buco nero da chiudere prima che provochi l'Apocalisse. Le inconsapevoli Sam e Corey, insieme agli altri abitanti del villaggio, saranno le pedine perché si compia il sacrificio necessario a salvare l'universo, così come sette anni prima tale ruolo è toccato a Donnie.

Impossibile giudicare il film senza ricorrere a massicci paragoni con il predecessore Donnie Darko, quindi non ci proveremo nemmeno, consapevoli del fatto che la visione di S. Darko è assolutamente sconsigliata a chi non ha ancora visto quel piccolo grande capolavoro che è stato il primo capitolo, perché rischierebbero semplicemente di non capirci niente. Infatti, S. Darko segue fanaticamente da vicino la trama di Donnie Darko in un continuo di rimandi e infiniti parallelismi, tanto da rappresentare una sorta di specchio distorto del primo film. Distorto perché S. Darko non è altro che l'immagine riflessa di Donnie Darko: simile nella trama e nella struttura, ma assolutamente privo dell'anima, della sostanza e della passione di cui era dotato Donnie Darko, e che permetteva al film di Richard Kelly di relazionarsi con il pubblico e renderlo partecipe della storia.

Non spoilerare non sarà un'impresa facile, ma cercheremo di fare il nostro meglio. In S. Darko ritroviamo tutti gli argomenti che, con molta fatica, abbiamo assimilato nel primo film: universi primari e tangenti, l'onnipresente libro "The Philosophy of Time Travel" che ogni tanto spunta un po' gratuitamente come se fosse lo sponsor del film, entità riceventi, morti manipolati, e un buco nero da chiudere per impedire a un paradosso spazio temporale di distruggere il mondo. Ma al contrario del film di Kelly, Samantha non assumerà il ruolo di salvatrice e protagonista della storia, e piuttosto si limiterà alla parte di "manipolata", vestendo i panni di "guida" che nel primo film furono del coniglio Frank. Come al solito, ci saranno delle linee di eventi che dovranno essere sistemate per permettere al ricevente di sacrificarsi e riportare tutto com'era prima del paradosso temporale. Tutti gli abitanti della città servono allo scopo: l'amica Corey, il tormentato Randy (Ed Westwick), il pastore John (Matthew Davis) e il veterano di guerra colto da shock post traumatico Iraq Jack, tutti personaggi secondari che non vengono mai approfonditi e stentano a catturare le nostre emozioni. E dire che ce ne sarebbe bisogno: senza una protagonista valida (il ruolo della giovane cool beauty assunto dalla Chase è fin troppo passivo per lo scopo) saremo portati a cercare un punto di riferimento in qualcuno dei comprimari, senza però mai trovarlo.

Durante la visione, il film avrà tutta la nostra attenzione intellettuale, volta a cercare di mettere insieme i pezzi della storia, a comprendere gli intricatissimi e spesso irrisolti passaggi che porteranno alla chiusura del buco nero; tuttavia, come un puzzle da risolvere meccanicamente, il film non avrà mai la nostra anima né ci conquisterà emozionalmente. Il primo Donnie Darko era intricato e per lo più incomprensibile senza l'apporto esterno di "The Philosophy of Time Travel", eppure il senso generale della storia, il suo messaggio, permeava dentro ognuno di noi pur senza il bisogno di comprenderlo logicamente. Donnie Darko era pura emozione, ed è questo che ha reso grande il film di Richard Kelly. S. Darko, invece, non è che una imitazione senz'anima di Donnie. Chris Fisher fa del suo meglio per mantenersi sullo stile registico di Kelly, ma purtroppo riesce a imitarlo solo nella forma, nello stile di ripresa, nel velocizzare e rallentare un po' a random le immagini come faceva Kelly, ma si tratta di una regia che mostra ma non comunica, imita e non arricchisce. E la corsa all'imitazione è chiaramente presente in tutta la sceneggiatura del film, dove molti sono i rimandi, spesso gratuiti, a Donnie Darko: abbiamo il pastore con un passato oscuro, la devota fervente, Iraq Jack che in realtà è il nipote di Roberta Sparrow e che per qualche motivo indosserà una maschera da coniglio, e anche una scena all'interno di un cinema con annesso schermo rivelatore. Tutto come se ogni elemento dovesse esserci per contratto, per ricordare al pubblico che sì, anche se può non sembrare stiamo vedendo proprio il sequel di Donnie Darko.

Ma anche al livello di concretezza narrativa, la storia non funziona. Donnie Darko sarà pure stato un film esageratamente criptico, ma a bocce ferme e spiegazione alla mano potevamo constatare che ogni particolare era stato calibrato alla perfezione, che ogni pezzo del puzzle aveva il proprio incastro. S. Darko invece fallisce anche in questo. Molti sono i particolari che rimarrano irrisolti, le sottotrame che resteranno aperte e i dettagli che non troveranno riscontro nella storia generale. Che significato ha la piuma? Che fine farà il metoerite? Per quale motivo Samantha salva Iraq Jack dalla cima del mulino? E qual è il vero ruolo del piccolo Billy? Potremmo discuterne all'infinito, ma la triste verità è che probabilmente tutti questi quesiti non hanno una spiegazione, come se al film mancassero delle scene chiave. E la mancanza di chiusura, sia logica che emotiva, porterà inevitabilmente all'insoddisfazione dello spettatore e, più in generale, alla noia.

S. Darko è un colpo mancato che confermerà i timori di tutti i fan del primo film e consoliderà la posizione di chi riteneva che Donnie Darko non avesse bisogno di un sequel. Chris Fisher ha fatto il possibile per resuscitare un cadavere sepolto da più di sette anni, ma non è riuscito altro che a rianimare un putrescente non morto privo di soffio vitale.