Su di un'isola sperduta nell'oceano, uno scienziato folle (Jeffrey Combs, Re-Animator) è alla ricerca di una cura definitiva per il cancro e innesta nel dna umano cellule di squalo poiché questi predatori marini sembrano immuni alla malattia. I risultati sono mostruosi, in quanto nascono uomini-pescecane ferocissimi. Un gruppo di scienziati, giunti sul posto per indagare sugli esperimenti, si troverà a combattere i famelici mutanti.

Uscito a marzo per i tipi della Mondo Home Entertainment e prodotto dalla Equity Pictures Medienfonds, Sharkman si presenta come una sorta di fanta-action-horror che non convince sin dalle prime battute, traumatizzato d'altronde da un doppiaggio non consono alle caratteristiche fisiche dei personaggi e da un mix di generi che sì, sono allettanti, ma che sotterrano il principio di verosomiglianza e la coerenza narrativa senza troppi clamori.

A nulla sono servite le interpretazioni di alcuni volti noti come Hunter Tylo (Beautiful), William Forsythe (Halloween - The Beginning) e Jeffrey Combs, tutti e tre soffocati dalla miscela di generi architettata dagli sceneggiatori Monty Featherstone, Howard Zenskye e dal regista Michael Oblowitz, che caratterizzano un gruppo di specialisti (informatici, medici e quant'altro) con elementi tra McGyver e Commando. Insomma un Fanta-Horror con più esplosioni che in Rambo, dove i proiettili dei nemici non colgono il bersaglio neanche a una distanza di dieci metri, nonostante siano armati fino ai denti e istruiti alla guerriglia, mentre i nostri eroi, con fucili rimediati per "strada", non sbagliano un colpo.

La trama non ha punti di non ritorno, se non dovuti alla scenografia dell'isola da cui è quasi impossibile fuggire. E che dire della recitazione dei non famosi? Basti considerare l'interpretazione dell'assistente del medico pazzo, per capire le forzature del film. Ma puoi mai essere che un uomo, dopo essersi visto mozzare due dita da un pescecane-umanoide, cominci a camminare ingobbito come un vecchio decrepito?

Insomma il tema alla Dottor Moreau sulle responsabilità della scienza, e dello scienziato, di fronte all'immortale diatriba tra ricerca e morale umana, non è bastato a suscitare un minimo di interesse.

Inoltre, una serie di inquadrature prive di suspance, l'uso, in alcune sequenze, di modellini come elicotteri, e le sbiadite scene splatter inserite quà e là durante la narrazione, consolidano lo scarso coinvolgimento emotivo provato sin dalle prime battute.

L'unica nota "positiva", oltre alle scenografie naturali e alle sinuose forme delle protagoniste, è che in questo frullato misto di generi televisivi, SharkMan, riesce a superare, anche se di un soffio, altre pellicole la cui esistenza sul mercato è del tutto illeggittima.

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