Fric Manheim, dieci anni, è il figlio unico del più grande attore di Hollywood, Channing Manheim, divenuto una tale icona mediatica da essere soprannominato Il Volto. Fric è solo, ignorato da genitori vittime/protagonisti dello star system, e il suo unico amico è Ethan Truman, ex poliziotto e capo della sicurezza presso la gigantesca e blindata villa dell'attore. Un diabolico teorico del chaos e dell'anarchia, Corky Laputa, ha deciso che Il Volto deve essere il prossimo obiettivo della sua campagna di spargimento del terrore, e ha iniziato la sua missione inviando alla villa dei pacchi dono dal contenuto enigmatico e minaccioso: ventidue coccinelle morte, dieci prepuzi, una mela con dentro un occhio... Spetterà ad Ethan sventare la minaccia, proteggere Il Volto e suo figlio, risolvere i casi di omicidi apparentemente insensati, indagare sulla sparizione di un suo vecchio amico morto e poi apparentemente resuscitato e fuggito... mentre il tempo scorre e la mano di Moloch si stringe sempre più sulla famiglia Manheim, tra eventi inspiegabili e apparizioni soprannaturali...

Il Volto è l'ultimo romanzo di Dean Koontz.

E' mia opinione che l'ambientazione di un romanzo sia importante almeno quanto i personaggi che vi si muovono. Anzi, l'ambientazione è un personaggio del romanzo. Il Volto è ambientato in una Hollywood inusuale, schiaffeggiata da continue piogge e accarezzata da nebbia strisciante. Koontz rende molto bene la sensazione di freddo nelle ossa, dei riflessi dei neon su strade lucide, di fango sulle scarpe, senza per questo essere ossessivo nella descrizione delle scene. Cieli plumbei e minacciosi, così estranei alla solare e artificiale Hollywood che conosciamo, sembrano voler osservare lo svolgersi degli eventi con cipiglio preoccupato. Altrettanto bene sono rese, seppur nell'esagerazione (ma fino a che punto?) della satira, la struttura e le convenzioni sociali dell'ambiente delle Majors cinematografiche. Attori superficiali presi più dai loro guru che dalle loro famiglie, modelle isteriche più spesso in clinica che sulle passerelle di moda, agenti leccaculo, scrittori e attori sempre in bilico tra il fallimento e la speranza di sfondare. In sostanza, un'ambientazione ottimamente resa, in cui è facile immergersi senza volerne uscire o peggio senza uscirne involontariamente per colpa dello scrittore.

I personaggi del romanzo sono in genere ben delineati. Sebbene Koontz utilizzi alcuni stereotipi (ex poliziotto che si occupa di sicurezza, con agganci ancora nella polizia, amico poliziotto forte e integerrimo che aiuta il protagonista, il figlio dell'attore che è un mezzo geek) è capace di renderli attraenti e simpatici, grazie anche a dialoghi brillanti e un buon senso dell'umorismo. Se gli si può muovere una critica, è che la voce caratterizzante di ogni personaggio non è ottimamente definita con il risultato che a volte i personaggi sembrano un po' tutti parlare allo stesso modo. Altro appunto: il personaggio di Fric, ragazzino di dieci anni, che secondo me pur essendo un mezzo genietto (di nozionismo, soprattutto) compie ragionamenti un po' troppo maturi per la sua età. Ottimo il cattivo della situazione, un Corky Laputa agghiacciante nella sua determinazione disumana nel portare il chaos. Quando l'orrore viene sparso non per follia, nè per odio o rabbia, ma solo per lucida ideologia, fa ancora più paura. C'è da dire che anche i personaggi di contorno sono ben caratterizzati, ad esempio l'attore detto "Il volto", pur non vedendosi mai, risulta approfondito nelle sue manie e nelle sue disattenzioni.

La trama è semplice e lineare, che di più non può esserlo. E' la classica formula minaccia + lotta contro il tempo, attorniata da indagini. Ma funziona molto bene. Non è necessario complicarla ulteriormente, visto che gran parte del romanzo si basa su tensioni e colpi di scena che pur non stravolgendo il canovaccio gli fanno assumere un'ottica inaspettata. Koontz è stato capace di inserire elementi soprannaturali in maniera credibile e delicata, ma con effetti decisamente interessanti. Abilissimo nello spegnere la luce al lettore proprio quando questi vorrebbe di più, è appropriato il paragone di alcuni critici con il romanzo "Intensity" sempre di Koontz. Proprio come una corda di violino, la trama non assume direzioni o ghirigori inefficaci, ma è tesa e diretta allo scopo. Spesso Koontz è stato criticato per l'inefficacia dei suoi finali. Senza voler nulla concedere a spoilers, il finale in chiave horror forse dividerà i lettori.

Sullo stile poco da dire. Koontz è un maestro riconosciuto nell'uso della parola, e qui non fa eccezione. Dialoghi brillanti, descrizioni efficaci, giusta scelta dei termini, uno stile ben reso nella traduzione. Ridondante l'uso delle figure retoriche, con metafore che spesso sono forzate purtroppo al limite del consentito. Alcune descrizioni sono decisamente troppo lunghe, mentre in alcuni casi si percepisce che il pensiero del personaggio è in realtà la voce dell'autore che vuole spiegare/giustificare al lettore certe scelte. Sono piccoli difetti che poco o nulla tolgono all'efficacia dello stile di scrittura.

Il Volto è un ottimo romanzo. Brillante, godibile, teso. Con una vena di horror soprannaturale che, strisciante proprio sotto la superficie degli avvenimenti, solletica i nervi dei personaggi e del lettore. Personaggi piacevoli, cattivi credibili, avvenimenti non telefonati. In questa estate afosa, un romanzo che sotto l'ombrellone può procurarvi qualche piacevole brivido. Raccomandato.