Tra le pochissime cose che hanno stuzzicato il mio interesse, facendomi sperare in una buona ripresa della stagione cinematografica autunnale, c’è il trailer del film The skeleton key (già visto due volte e purtroppo, almeno in un caso, più coinvolgente dello stesso film in programmazione), diretto da Iain Softley, scritto da Ehren Kruger e interpretato, fra gli altri, da Kate Hudson, Peter Sarsgaard, Gena Rowlands e John Hurt.

L’eclettismo e la fama di questi ultimi due carismatici divi sarebbero, per me, già una giustificazione più che valida alla visione del film; inoltre l’interpretazione dell’attore britannico (indimenticabile quanto all’epoca irriconoscibile protagonista di The Elephant Man, di David Lynch) è l’unico elemento che sia riuscito a rendermi meno indigesta l’ennesima trasposizione di 1984.

Girato nelle paludi della Louisiana, The skeleton key sembra giocare le sue carte sui riti locali, qualcosa di cui, comunque, si conoscono spesso e si raffigurano cinematograficamente soltanto gli aspetti più esteriori e folkloristici. Non è dato comunque sapere quanto ci sia di vero nei misteriosi incidenti di percorso (per esempio l’inspiegabile rifiuto di funzionare al mattino presto da parte delle attrezzature) che avrebbero intralciato le riprese.

Il poco che si sa della trama rivela qua e là spunti piuttosto favolistici (una chiave che apre tutte le porte di una misteriosa e fatiscente villa, inclusa quella che “dovrebbe” risultare inapribile) che non orrorifici e il primo sospetto, razionalizzando la visione dell’astuto trailer, è quello di trovarsi davanti a un’opera “alla Shyamalan”, laddove devo confessare di non essere uno sfegatato ammiratore del regista indiano.

Il film (già preventivamente vietato in USA e in Gran Bretagna ai minori di tredici anni) sarà comunque presentato in anteprima europea il 29 luglio a Londra e verrà distribuito negli Stati Uniti dal 12 agosto.