C’erano una volta gli At the Drive-In. Melodiosi e insieme ricchi di spigoli e di piacevoli quanto improvvisi cambi di tempo, i nostri cinque eroi durarono un battito di ciglia, veloce e doloroso.

Dalle ceneri del drive in sorsero due gruppi che ne ereditarono diverse sfaccettature: mentre il lato prettamente emo-core rifluì nei pur buoni Sparta due dei cinque suddetti giovani eroi andarono a formare i Mars Volta.

Ovvero la rinascita del progressive. O meglio, la sua riformulazione attraverso quel che è accaduto in campo sonoro negli ultimi venti anni. Omar Rodriguez-Lopez (chitarre) e Cedric Bixler Zavala (voce) frullano qualsiasi cosa gli capiti a tiro e ascoltare per intero un loro cd è insieme esperienza unica, generatrice di emicranie e assolutamente orgasmatica.

I due concepiscono i dischi come film e se l’esordio De-loused in the comatorium assomigliava più a un allucinato e lisergico b-movie di fantascienza questo Frances the mute pesca più nei territori dell’horror (The Wicker Man è influenza dichiarata dai due in sede di intervista…) e della cronaca di vita vissuta (Frances, abbandonato e in ricerca dei propri genitori, la sua caduta nel tunnel della tossicodipendenza, i suoi tentativi di tornare alla vita…).

Vocalizzi acuti ed estremi, tappeti di assolo chitarristici, inserti ritmici che virano verso territori più caldi (fra l’etnica e il jazz) in questo aiutati dall’uso, in certi momenti, della lingua spagnola. Questo e altro potrete trovare nelle tracks di un concept album (altra nozione dannatamente progressive, giusto?) che pone le basi per un discorso sonoro che ci auguriamo in futuro possa coinvolgere molti gruppi e label.

Ma i Mars Volta richiedono impegno, devozione, dedizione. Non si tratta del classico jingle pop da masticare come chewingum per tre minuti: ci sono cambi di tempo spiazzanti, momenti così heavy da farvi rizzare i capelli in testa e si passa dalle tenebre di certi passaggi claustrofobici, barocchi e involuti fino al sole di alcune sonorità a base di percussioni e fiati.

Ospiti di lusso quali Jack Frusciante e Flea e una copertina assolutamente retrò completano il quadro, già fin troppo complesso.

Di cosa possiamo parlare? Post-core? Progressive evoluto? Neo-neo-psichedelia? Non importa, basta in fondo ricordare le parole di Robert Fripp, risalenti a qualche annetto fa, che parlava di trovare l’equilibrio e organizzare l’anarchia. E, credetemi, non è poco.

Tracklist:

1: Cygnus...Vismund Cygnus: Sarcophagi

2: Cygnus...Vismund Cygnus: Umbilical Syllables

3: Cygnus...Vismund Cygnus: Facilis Descenus Averni

4: Cygnus...Vismund Cygnus: Con Safo

5: The Widow

6: L' Via l'Viaquez

7: Miranda That Ghost Just Isn't Holy Anymore: Vade Mecum

8: Miranda That Ghost Just Isn't Holy Anymore: Pour Another Icepick

9: Miranda That Ghost Just Isn't Holy Anymore: Pisacis (Phra-Men-Ma)

10: Miranda That Ghost Just Isn't Holy Anymore: Con Safo

11: Cassandra Geminni: Tarantism

12: Cassandra Geminni: Plant a Nail in the Navel Stream

13: Cassandra Geminni: Faminepulse

14: Cassandra Geminni: Multiple Spouse Wounds

15: Cassandra Geminni: Sarcophagi