Con il suo nuovo romanzo, Il cuoco dell'Inferno, Andrea Biscaro è riuscito a creare qualcosa di molto più grande e articolato di una semplice storia, ha costruito una perfetta macchina del tempo, in grado di farci trascorrere un'indimenticabile avventura, tutt'altro che rilassante, a Ferrara, nel 1502.

In questo riuscitissimo omaggio alla sua città natale, Biscaro ci fa visitare Palazzo dei Diamanti, dimora di Sigismondo d'Este, fratello del duca Ercole, e in particolar modo la sua cucina, dove il protagonista, lo scalco di corte Cristoforo da Messisburgo esercita la sua arte sublime di cuoco creativo, affiancato dal simpatico collaboratore Mastro Zafferano.

Ma in questo paradiso di cibi dai sapori straordinari qualcosa di molto nero e cupo non tarda ad arrivare.  Ed è proprio nel bel mezzo di un banchetto da sogno che irrompe il Frate, fratello di Cristoforo, seguito dal rozzo servitore, Franz, portando inquietanti notizie: un diamante nascosto nel palazzo sarà responsabile di disastri apocalittici. Comincia così un vero incubo sia per la città sia per artefici della sua grandezza, come l'architetto Biagio Rossetti e l'astrologo e sapiente di corte Pellegrino Prisciani che provano invano a fermare l'inarrestabile vortice verso l'Inferno che inghiottirà tutto e tutti.

Il cuoco dell'Inferno è un libro bellissimo e straordinariamente vivido. La maestria di Biscaro e la sua tipica eleganza stilistica rendono la narrazione così vera che quello che si sta leggendo diventa la realtà.

Nella prima parte, Il Diamante, vengono descritte le ricette per i banchetti di corte e quasi si cerca d'annusare gli aromi e i profumi finemente raccontati. Viene l'acquolina in bocca e una dannata voglia di assaggiare i piatti serviti. Quello che i cuochi toccano in cucina, carni, paste fresce e mille altre delizie, lo tocchiamo anche noi. La lettura coinvolge completamente. Molte delle straordinarie ricette che leggerete sono originali dell'epoca e sono state scritte davvero da Cristoforo da Messisbugo che non è un personaggio di fantasia, come quasi nessuno nel libro lo è. Ci troverete anche Alfonso d'Este, la sua sposa Lucrezia Borgia e Ludovico Ariosto.

La curatissima ricostruzione che Biscaro fa della Ferrara rinascimentale e del suo splendore, descrivendo i dettagli dei palazzi e dalle strade, accresce il senso di verità. Sembrava di camminare dentro un'utopia, scrive della città a quel tempo. Ed è esattamente la sensazione che si ha leggendo. Sembra di passeggiare, osservando uno spaccato di storia entusiasmante.

La seconda parte L'Inferno, è molto più cupa e grottesca. Una leggera inquietudine gradualmente diventa angoscia. Si arriva al disastro più totale, passando attraverso situazioni imprecise, vaghe, in cui i protagonisti sono smarriti e cercano soluzioni improbabili. Il presente e lo spazio perdono senso e significato. Le persone vengono sbalzate avanti e indietro nel tempo, in contesti  terrificanti, Lucrezia Borgia ad esempio finirà nella Ferrara invasa dai nazisti. A tutti tocca un  destino orribile mentre l'Inferno si riversa sulla terra. 

Biscaro in questa parte da il suo meglio: nel descrivere l'assurdo, nel raccontare ansia e turbamento è un maestro assoluto. Ogni parola è ben dosata, la tensione e gli enigmi aumentano pagina dopo pagina e tutto è sempre assolutamente  credibile.

Smarrimento onirico e un costante brivido sono assicurati!

Non bastasse il libro ha una rilegatura perfetta e la copertina rigida ha una cover con un dettaglio di un quadro di John William Waterhouse che sembra fatto su misura!

Consigliatissimo!