E questo neospettro affamato accumula forze, cresce ben nutrito.

- Sono proprio contenta, quel nuovo veleno per topi funziona tremendamente bene! – dice la mammina soddisfatta raccogliendo la terza carcassa di ratto della giornata, non notando (e come potrebbe?) le costole incrinate dei roditori, i segni di acuminati dentini…

- Dove cavolo sarà andata a finire la scatola del viagra? Mi sembrava di averla nascosta qui… - sospira il buon padre di famiglia, fra il preoccupato che la mogliettina possa ritrovare il corpo del reato e l’arrabbiato per l’attesa serata di sesso mercenario che sembra ormai irrimediabilmente rovinata, incapace com’è di avere un’erezione normale da ormai troppo tempo. Nel buio qualcuno privo di saliva mastica ugualmente quelle pillole blu, digerendole con sangue di topo e rabbia.

- Dovrei vedermi con lui stasera. Ma a cosa serve, tanto vuole solo entrarmi nelle mutandine, non gliene frega di me, ed in fondo per me è uguale… - Milena, chiusa in camera, lo sguardo sopra i testi universitari, pensa e soffoca, in cerca di emozioni che la riscaldino, sicura che la vita sia qualcosa di più prezioso che un lavoro ed una casa. Qualcuno nascosto nell’armadio ghigna e si gongola felice nell’oscurità.

Ora desidera qualcosa di più, quasi fosse uscito dalla pubertà per andare incontro all’età adulta. Affila unghie e denti e mente, pronto all’azione.

- Milena è uscita? – per la mogliettina è stata una giornata davvero piacevole: i topi sterminati, il parrucchiere ha finalmente azzeccato la tinta e ora, sorpresa delle sorprese, la famiglia quasi interamente riunita davanti al televisore dopo la cena! – Si, è andata al cinema con quel tipo che vede in questi giorni, ma ha detto che torna a casa appena finisce il film… - si guardano, si parlano e poi inebetiscono di fronte a Bonolis e la Carrà, ognuno perso nei suoi pensieri e nelle proprie stanchezze. Da qualche tempo si sentono tutti fiacchi, sfiniti, occhiaie profonde e stomaco in rivolta, sicuramente sarà questa maledetta influenza…

Emerge dall’ombra e si muove fluido, la figura simile a uno scimmione composto di metallo, polvere, capelli, lame di coltelli, grucce… Ride in maniera folle e gracchiante mentre corre verso la famiglia (la sua famiglia, che diamine!), un rumore di vetri rotti e di gesso su lavagna. Roberto è il primo a cadere, senza quasi rendersi conto di quello che accade: lo spettro gli si avventa sopra, ribaltandolo insieme alla poltrona, dilaniando ferocemente il petto del ragazzo, divorandogli le interiora con una ferocia e ingordigia inguardabili. La madre urla, il padre cerca di alzarsi ma non riesce a muovere muscolo: anni di birra, sigarette e caffè, viagra e stress riscuotono il loro finale tributo sotto forma di un violento assalto cardiaco che lo inchioda boccheggiante al divano, gli occhi sbarrati a osservare il massacro in atto.

Con le fauci ancora piene del cuore del figlio, il mostro è già addosso alla madre, le strappa capelli e cuoio capelluto con una sola potente manata, incide il cranio con le unghie-coltelli, beve il cervello con un rumore di scarico intasato. Deliziato, estatico… quasi incapace di confrontarsi con un simile afflusso di emozioni e nutrimenti, una sorta di pan-indigestione che lo raggela per alcuni istanti. Osserva il padre che rantola, una mano a stringersi il braccio, il volto paonazzo di morte e disordine. Mima un insano e incompiuto atto sessuale con il cadavere della donna per poi, con un unico agilissimo salto, finire il padre sfondandogli il petto con un pugno.

Lecca distrattamente le macchie di sangue e i brandelli di carne sparsi ovunque, guardando divertito (se è possibile applicare un termine del genere…) il bambino che si trascina semi impietrito lungo le scale fino al piano superiore. Gracchia di piacere quando nota che Claudio non è riuscito a controllare la vescica, inondandosi i pantaloni di un’urina calda, dal forte odore di ammoniaca e paura.

Sale le scale a balzi adrenalinici, lasciando squarci profondi nella tappezzeria, urlando furia e terrore. Fin troppo facile arrivare alla preda. Lo tiene stretto, osservandone incuriosito il pianto, e infine fa l’unica cosa che sa, che ha imparato a fare, odio e morte e violenza. Questo fa. Divora il bambino. No, non strappa bocconi casuali, lo divora intero, lo ingoia come un pitone, macerandone le carni, dissolvendole al suo interno.