Nuda. Fiammelle flebili di cento e più candele danzavano tra riflessi d’ombra sulla sua pelle d’ebano. Braccia distese lungo i fianchi, i capezzoli duri e sporgenti, attendeva il suo turno, il fuoco già acceso dove il piacere scalpitava.

Un brivido la scosse, rapido come il bacio di una vipera, e la fece fremere.

La Signora era distesa su un morbido sofà pervinca e tutt’intorno le ancelle si muovevano con passi misurati e sensuali, tutte nude, tutte meravigliosamente belle, giovani e pronte al Sacrificio del Piacere.

Fresia la guardò di sfuggita, quindi ammirò il corpo della ragazza che l’avrebbe preceduta nella prova. Da dietro poteva apprezzare la perfetta curva delle cosce che si allargavano sotto i glutei per lasciare spazio al sesso turgido, che si affacciava roseo. Era giovanissima e, quando pochi istanti prima si erano scambiate un piccolo inchino, aveva letto un’incredibile decisione nel suo sguardo azzurro, come se tutta la forza degli oceani fosse racchiusa in lei. I lunghi capelli rossi le cadevano morbidi sulle spalle e quando socchiuse le labbra piccole, ma carnose, Fresia sentì crescere il calore che tra le gambe la tormentava senza posa.

Quella ragazza poteva far godere la Signora, Fresia ne era certa. Poteva dare Piacere a qualunque donna. Poteva essere lei l’Eletta.

La ragazza si mosse quando la Signora fece un cenno. La maschera che le copriva il volto ne nascondeva i lineamenti, ma la perfezione del corpo lasciava intendere che solo l’esigenza di un rituale rigoroso inducesse la donna a nascondersi dietro quelle sembianze fittizie: pelle verde e squamosa; occhi stretti contornati da un leggero alone giallastro; lungo il mento il disegno di una lingua biforcuta.

Fresia osservò la ragazza avanzare e rimase incantata dalla danza che il sedere offriva alla sua vista. Resistette alla tentazione di sfiorarsi e rimase a guardare. Se qualcosa fosse andato storto, dopo sarebbe stato il suo turno.

La rossa si inginocchiò sul cuscino di seta cremisi ai piedi del sofà e attese l’ultimo segnale. La Signora si chinò all’indietro e a un movimento del capo tutte le ancelle si voltarono dandole le spalle, ognuna nella posizione prestabilita dal rito. 

Solo Fresia, prossima pretendente, poteva osservare.

Con un movimento misurato la Signora allargò le cosce, offrendosi alla ragazza. Fresia sentì un brivido correrle lungo la schiena e l’attesa si prolungò come se fosse stato il tempo a divaricarsi e non le carni bisognose di piacere.

Quindi la ragazza, un’onda di capelli rossi e il fiore rosa tra le gambe, si chinò per iniziare il delicato gioco di baci.

L’aria si riempì di tensione e, per un istante, il debole lucore delle fiamme delle candele vacillò, disegnando ombre sinistre sulla pelle della Signora e della ragazza prona.

Quando la bocca della fanciulla sfiorò la morbida carne dell’altra, le ancelle, quasi guidate da un comando invisibile, si adagiarono a terra con un sospiro.

* * *

La bocca le sfiorò il sesso e per un momento che durò la frazione di un secondo, credette di sentire un fremito.

Era davvero una ragazza splendida e trasudava una sensualità che di rado aveva visto in altre. Prima di chinarsi tra le gambe, aveva cercato il suo sguardo, celato dietro la maschera di serpente, e aveva suggerito sfida e desiderio allo stesso tempo.

Lei stessa, regina di tutte le donne, non riusciva a staccare gli occhi da quel viso, impreziosito da una bocca che solo a guardarla prometteva visioni celestiali. Provò a immaginare un calore profondo tra le gambe, ma non ne ricordava neanche lontanamente la sensazione. Poteva essere lei, la ragazza che ora la stava fissando con la brama di possedere il suo Piacere. Poteva davvero essere quella giusta, l’Eletta.

Aveva allargato le gambe, invitandola. Con gli occhi socchiusi la Signora aveva atteso Il Tocco. E il calore. Lei poteva… aveva scaldato anche la fiera pretendente che la seguiva, lo aveva intuito. Ne aveva percepito l’eccitazione, l’odore del sesso bagnato e caldo.

Quando la bocca si schiuse e il primo bacio la sfiorò, l’illusione si dissolse.

* * *

Fresia vide la Signora inarcare appena la schiena. È lei, pensò, il Piacere gioca sulla punta della sua lingua.

Poi tutto avvenne in fretta e sentì i muscoli delle sue gambe contrarsi.

Stava di nuovo fissando il morbido e latteo sedere della ragazza, quando la pelle cominciò a mutare. Strabuzzò gli occhi e cercò di rimanere lucida. L’eccitazione che l’aveva travolta era svanita, trascinata via da una brezza invisibile.

La Signora adesso era ferma nella sua posizione, mentre ogni secondo che passava il corpo della ragazza subiva una metamorfosi agghiacciante. Dapprima la pelle divenne tutta grinze, poi cominciò a sfaldarsi e a lasciare scoperti i muscoli.

Dalla testa, ancora affondata tra le gambe divaricate, si staccavano ciocche di capelli. La ragazza continuò a muoversi trascinata da un’energia surreale, ma dopo pochi attimi, quando rimasero solo le ossa, lo scheletro rovinò a terra, immobile.

La Signora si issò a sedere e nell’espressione dei suoi occhi, seminascosti dietro la maschera, Fresia percepì una delusione profonda. Anche lei doveva avere intravisto una forte carica erotica in quell’essere meraviglioso. A differenza sua però, non ne aveva saputo trarre eccitamento.

I loro sguardi si incrociarono, mentre le ancelle si muovevano per ripulire dai resti della rossa. Alle sue spalle Fresia sentì i passi della ragazza che avrebbe tentato dopo di lei. Il rito era sacro. Il Piacere andava consumato davanti gli occhi di una pretendente.

Quando la Signora fece il cenno, Fresia avanzò, abbandonando indecisione e paura. Non si voltò a vedere la nuova venuta. Immaginò i suoi occhi guardarla come pochi istanti prima lei stessa aveva osservato l’altra. Intuì la sua eccitazione. Tra le gambe, il calore riprese a pulsare.

* * *

La ragazza dalla pelle scura aveva un fisico asciutto e sodo. Sembrava meno decisa dell’altra, ma la Signora percepì ancora una volta il calore della sua voglia. Le osservò il seno, due splendide coppe sode dai capezzoli neri e sporgenti. Immaginò di stringerne uno tra i denti… ma non era così che lei poteva trovare il Piacere.

Le cosce erano snelle e i muscoli si muovevano come saette sotto la pelle scura. Tra le gambe era depilata e tra le labbra faceva capolino un tenero boccone di carne rosa.

Le ancelle presero posizione. Si sdraiò e socchiuse gli occhi. Allargò le gambe. Ancora una volta.

Sentì la donna chinarsi e attese Il Tocco. 

Ma sentì qualcosa sfiorarle l’interno delle cosce, una carezza leggera fatta di sospiri e delicatezza. Divaricò di più le gambe, per farle spazio, e quando sentì le mani della sconosciuta afferrarle l’incavo tra cosce e sedere, non poté non sospirare.

Poi, con sorpresa, sentì la lingua, calda e umida. Scivolò dall’interno delle gambe e salì fino quasi a sfiorarle la carne delicata che come un bocciolo si apriva a scoprire il suo essere donna. Un morso leggero, ancora non invadente, poi ecco di nuovo la lingua, un po’ più in basso, dove la fessura più piccola fremeva scossa da un brivido.

La Signora sollevò le gambe e la invitò a insistere dove nessuna aveva mai osato. Quando la punta della lingua s’intrufolò nell’ano, finalmente sentì un brivido.

* * *

Fresia decise che l’avrebbe amata come avrebbe voluto che venisse fatto a lei.

Dapprima con dolcezza. Stuzzicante. Tutt’intorno, poi sempre più vicino e…

Quando fece scivolare la lingua più in basso, capì che poteva farcela. La Signora gemette e sollevò le gambe. Voleva che lei continuasse… la via del Piacere passava anche di lì… afferrò la base delle cosce e si fece spazio, scoprendo la piccola fessura. Sentì pulsare sotto la sua lingua e affondò, penetrandola con decisione.

Il gemito contribuì ad aumentare la sua eccitazione e, facendosi sempre più audace, cominciò a muoversi avanti e indietro tra l’apertura che diventava ogni istante più accogliente.

Quando intuì che la via del Piacere era libera, finalmente affondò la sua bocca dove la carne traboccava di umori.

L’orgasmo travolse la Signora in uno spasmo incontrollato. Tremò per un tempo infinito, poi, quando sembrava si stesse calmando, iniziò la parte finale del rito.

* * *

Il Piacere l’attraversò per tutto il corpo, lasciandola senza respiro. Adesso la ragazza stava baciandole con delicatezza l’interno delle labbra, accompagnando gli ultimi sussulti del suo orgasmo.

Poi quando tutto stava per terminare, il dolore la morse alla base dello stomaco e per poco non la fece svenire. Vide la ragazza ritrarsi di un passo, spaventata dall’urlo che aveva lanciato.

Quindi avvenne tutto secondo il rito.

* * *

Fresia si allontanò di mezzo metro, preoccupata dall’urlo. «Cosa succede?» domandò rivolgendosi alle ancelle, ma queste non si muovevano e continuavano a darle le spalle.

«Ho trovato la via del Piacere, no?»

La Signora gridò di nuovo, poi un brivido dentro di lei cominciò a scuoterla con furia. Fresia spalancò la bocca, incapace di dire una parola, quando vide un rigonfiamento alla base dello stomaco della donna spingere per venire fuori.

Senza che se ne rendesse conto le ancelle le si erano sistemate attorno e due la afferrarono per le spalle, invitandola a sdraiarsi. Fresia era frastornata e le assecondò.

Ho superato la prova, si ripeteva. Ho trovato la via del Piacere. Non può accadermi niente di male.

La testa di serpente che emerse dal corpo della Signora, squartandola all’addome, era davvero enorme. Verde e squamosa come la maschera che indossava la donna; gli occhi stretti di un inquietante colore giallo. Vide la lingua sibilare in avanti.

«Aiuto!» gridò Fresia, e per un istante ritrovò la lucidità ricordando che dietro di lei doveva esserci l’altra ragazza. Provò a voltarsi, ma la ancelle le tennero la testa ferma. Una di loro si chinò e le sussurrò alcune parole all’orecchio: «Finirà tutto in fretta, mia Signora.» La voce morbida e flautata.

Signora? Mia Signora? Va bene, ma qual è il prezzo della via del Piacere?

Piegò la testa in avanti per quel poco che le era permesso. Trattenne il fiato quando vide di nuovo il serpente che usciva dal corpo ormai senza vita dell’altra donna, quella che fino a pochi istanti prima era la Signora.

Sembrava che si stesse svuotando a mano a mano che il rettile trascinava le sue spire fuori da lei. La pelle si incollò alle ossa, gli occhi si seccarono. Come era accaduto pochi minuti prima alla ragazza coi capelli rossi, lo stesso stava accadendo a lei.

Quando il serpente si mosse nella sua direzione, dapprima Fresia gridò, poi si abbandonò all’inevitabile.

Qualunque cosa accada, sta per finire, si disse.

Nel momento in cui le ancelle le divaricarono le gambe, intuì quello a cui andava incontro.

Il rettile sibilò e con un guizzò si avvicinò a lei. Scivolò tra le gambe e il contatto con la sua pelle gelida la fece rabbrividire. Contrasse i muscoli, ma le ragazze intorno a lei la tenevano saldamente. 

Poi la lingua del serpente sfiorò il suo sesso e all’improvviso il terrore scivolò via, lasciando il posto al consueto calore e a un desiderio implacabile. In pochi secondi il Piacere tornò a farla prigioniera.

Non appena si rilassò le ancelle la lasciarono e lei poté allungare una mano per carezzare la testa del rettile. Era fredda, ma non vedeva l’ora di sentire quel fascio di muscoli muoversi dentro di lei. 

Non aveva mai visto un serpente così grande. Doveva essere lungo almeno cinque metri e il collo così spesso da non poterlo cingere interamente tra le sue braccia.

«Mio Signore» disse rivolta all’animale, «il mio corpo è al tuo servizio.»

Quindi si sdraiò e divaricò un po’ di più le gambe. Quando la testa del serpente cominciò a farsi strada nella sua madida eccitazione, realizzò in modo compiuto di aver superato la prova.

Era l’Eletta. 

La nuova Signora.