Patrick McGrath, scrittore inglese che ha fatto della psicopatologia il marchio di riconoscimento delle sue opere, già autore di Follia (il più grande successo letterario degli ultimi anni) e di Spider (da cui è stato tratto l’omonimo film del divino Cronenberg), confeziona in Acqua e sangue tredici perverse favole dell’orrore, spesso tragiche, a volte grottesche, ma comunque sempre sospese a metà tra il gotico e il postmoderno. Tredici racconti grondanti sangue, nelle cui vene però, a un esame neanche troppo attento, si trovano anche tracce di caustica ironia.

Ad aprire le danze, le nostalgiche memorie di un ottuagenario maleodorante che vive in solitudine, il suo incontro con un androgino angelo nell’America degli anni Venti, fino alla sorprendente, amara rivelazione finale (L’angelo). Nel giardino della sua casa londinese una dodicenne trova un vero esploratore affetto da malaria e convinto di trovarsi in Congo, inseguito dai pigmei (L’esploratore perduto). Una dolce ragazza inglese nell’India coloniale di fine diciannovesimo secolo alle prese con una terribile maledizione che grava sul suo futuro sposo (La Mano Nera del Raj). Un pittore frustrato e alcolista si lascia attrarre dal lato oscuro di un vecchio molo abbandonato (Victor bibulus). Il ritrovamento di un cadavere squarcia il velo di apparente tranquillità in un rinomato college cattolico e porta alla luce le perversioni a lungo covate tra quelle antiche mura (Ambrose Syme). E’ il 1954 e ad una giovane giornalista americana si presenta la grande occasione della sua vita, intervistare un serial killer condannato a morte, ma si scoprirà presto fin troppo affascinata dalla mente di quell’uomo (La storia di Arnold Crombeck). 1934, un antropologo di ritorno a casa, in Inghilterra, dopo un lungo soggiorno nell’Africa equatoriale decide di passare la notte con la sua famiglia in una locanda di campagna, ma allo spuntare del giorno nulla sarà più come prima (La malattia del sangue). Sono datate settembre 1985 e costellate dalla descrizione di terrificanti visioni le pagine del diario degli ultimi giorni di un anziano studioso che ha vissuto in solitudine fin dalla giovinezza, deturpato nel volto e nel corpo da un grave incidente aereo (Lo spiedo). Una fotografa specializzata in scimmie scopre in Louisiana un’antica casa colonica abbandonata che fu testimone delle tragedie vissute dalla famiglia che un tempo vi abitava (Marmilion). Una mano morta, qui in tutte le sue accezioni del termine, semina il panico all’interno di un night-club dell’East Village (La mano di un maniaco). Una vecchia calzatura narra le vicende post-nucleari del suo proprietario, un uomo mite e ossessivo che si è rifugiato con moglie e figli in una cantina adibita a rifugio anti-atomico (Il racconto dello stivale). L’iniziazione mistico-sessuale di un giovane moscone da parte di una sinuosa libellula in un futuro senza più traccia di esseri umani viventi (La patata ero(t)ica). Chiude la raccolta, la figura di una donna pallida e silenziosa, portatrice di una tristezza mortale nel cuore, forse a causa della sua curiosa deformità, sotto il sole dell’agosto 1936, tra l’ombra di un imminente crudele omicidio e le angeliche allucinazioni del marito (Sangue e acqua).

Al termine di questo viaggio nelle più tetre regioni dell’animo umano, ci si rende conto che leggere Acqua e sangue è anche un po’ come salire su una macchina del tempo. McGrath ci porta avanti e indietro, tra America e Gran Bretagna, con i suoi protagonisti, tutti, vittime inconsapevoli di un gioco più grande, come burattini danzanti alla ricerca del proprio personalissimo, perverso Santo Graal. Piccoli uomini fotografati ad arte nel climax e nel sipario delle loro piccole storie. Forma, quella del racconto, purtroppo da sempre sottovalutata in Italia, anche dai lettori, per ragioni incomprensibili, come del resto sottovalutati sono gli scrittori italiani, horror in particolare, per ragioni ancora più incomprensibili. Raccolta quindi godibile, questa di McGrath, ma mancante di quella particolare magia, di quel sense of wonder che anche la mano sinistra di Barker, Lansdale o Teodorani (solo per citare alcuni tra i più noti che si sono cimentati nella narrativa breve) sa regalare. Raccolta comunque non superiore a quelle di alcuni autori nostrani sconosciuti o pubblicati nel sottobosco della piccola e piccolissima editoria italiana.