Dopo la grande riproposta del capolavoro assoluto di Richard Matheson, Io sono leggenda, l’editore romano Fanucci regala agli appassionati un altro volume da non perdere per nessuna ragione al mondo. Si tratta di Incubo a seimila metri, relativamente corposa antologia che contiene alcuni dei più bei racconti mai scritti dallo scrittore statunitense ormai prossima all’ottantina. Per quanti lo conoscono già, si tratta di ritrovare un vecchio amico, un genio della scrittura capace, quando Stephen King era ancora alle elementari, di catturare la vostra attenzione dalla prima all’ultima pagina, con racconti solitamente piuttosto brevi, spesso basati sul colpo di scena finale, sempre e comunque splendidi, fossero essi fantascienza, mistero od orrore vero e proprio.

La selezione di questa antologia (che si annuncia come prima di una serie) è realmente molto buona: si inizia e si chiude con due racconti a loro modo leggendari, per essere stati trasposti più volte sul grande e piccolo schermo. Incubo a seimila metri è un gioiellino paronoide che, dopo essere apparso nella serie originale de Ai confini della realtà (lo vedremo prima o poi su Canal Jimmy, visto che si tratta di un episodio della quinta stagione, con nientemeno che William Shatner nel ruolo del viaggiatore di aereo perseguitato dal gremlin), rappresenta l’episodio conclusivo della versione cinematografica della serie (diretto da George Miller e con John Litgow nel ruolo del protagonista). La preda, invece, è il celeberrimo episodio di Trilogia del terrore di Dan Curtis, in cui Karen Black è la donna assalita in casa da un bambolotto africano posseduto da un demone (episodio di tale impatto sul pubblico da essere riproposto anche in Trilogia del terrore 2, con Lysette Anthony al posto della Black).

Fra questi due estremi si muove un microcosmo di racconti estremamente validi, che toccano tutto lo spettro del meraviglioso, del misterioso e dell’orrorifico, con punte di maestria suprema, tra le quali vanno segnalati due racconti di Matheson in particolare: La legione dei cospiratori è un capolavoro della paranoia, scritto negli anni bui (per gli Americani, si intende) della Guerra Fredda e del pericolo rosso, con un simpatico ometto che crede di essere perseguitato, spiato e controllato da tutti i suoi vicini, siano essi di casa o di sedile di autobus. Ne nasce un racconto ispirato, veloce, divertente, perfino caustico se immaginato nell’epoca in cui fu scritto (e qui si segnala l’unico reale, gravissimo, difetto di questa antologia, comune a moltissime opere della Fanucci praticamente da sempre: per non si sa quale misterioso motivo non sono presenti da nessuna parte del libro i titoli originali e gli anni di prima pubblicazione dei racconti, fatto che irrita a dismisura chi possiede biblioteche sterminate di opere anche in lingua originale e cerca quindi di catalogare con certezza tutto quanto si accumula sopra scaffali ormai del tutto inadeguati).

L’altro gioiello della raccolta è poi Il nuovo vicino di casa, un breve racconto in forma di diario su di un individuo il cui unico scopo è quello di “affretellare” i propri vicini di casa, con conseguenze del tutto inattese (leggetelo e poi domandatevi se non vi ricorda qualcosa… sì, guarda guarda da dove ha scopiazzato l’idea per il suo Cose preziose un sopravvalutato scrittore del Maine – il racconto di Matheson precede di oltre un ventennio il romanzo di Stephen King).

Ma quasi ogni racconto merita una segnalazione, da Una chiamata da lontano (altro classico della Twilight Zone) a Su dai canali (l’orrore della TV trent’anni prima di Videodrome e di Poltergeist), a La casa impazzita.

Completa il volume un’interessante intervista recente allo scrittore americano e una prefazione del solito Stephen King.