Madadh è una serie a fumetti fantasy (con connotazioni horror), pubblicata tra il 2007 e il 2012, creata da Tommaso Destefanis e Michele Bertilorenzi e sceneggiata dallo stesso Destefanis.  

Con Madadh i due autori toscani hanno creato la casa editrice indipendente Crazy Camper, che quest’anno festeggia il decennale di attività, e nel corso di tutto questo tempo ha pubblicato serie come Bren Gattonero, Teenage Mummy ed Evo ed è stata fucina di molti talenti artistici, alcuni dei quali approdati poi a major fumettistiche nazionali e internazionali. 

Cinque anni, sei volumi, settecentosessantanove pagine, un’opera immensa, una lunga serie a fumetti autogestita (che ha pochi simili nel panorama fumettistico italiano), una cavalcata nel fantasy epico contaminato dal punk rock tra “dei,eroi, stregoni, mostri, dimensioni mistiche e tutte le altre stronzate da fumetto” come afferma a un certo punto la protagonista della serie.

La storia è incentrata sulle vicende di Buia Beattie, affascinante ragazza ventenne che vive nella splendida Portmarnock che sbarca il lunario lavorando in pub e vive insieme a un gruppo di amici scalcinati: il suo ragazzo italiano Dante, Orfeo, ragazzino affetto da sindrome di down e il bizzarro eroe Ant Man, capace di comunicare con gli insetti. Per Buia la vita non è mai stata facile, abbandonata dalla madre Ramona, leader ispirata della rock band Suicide Banshee e in seguito ricoverata in un manicomio, è cresciuta con sentimenti di rabbia, tristezza e la mancanza dei genitori (il padre non l’ha mai conosciuto) supplita in parte dall’amatissima Nonna Maeve, di recente scomparsa. Ma Buia non è una ragazza come le altre e quando la fuga della madre dell’istituto psichiatrico metterà in moto una serie di eventi che la vedranno al centro di una faida secolare tra forze magiche, miti e leggende dimenticate, Buia scoprirà di possedere un potere immenso e pericoloso in grado di sovvertire il destino del mondo intero…

Che Madadh si rifaccia a un immaginario di fantasy contemporaneo che percorre la strada già tracciata da altre opere, soprattutto americane, come Sandman, Lucifer e Fables, è lampante, come da stessa ammissione di Destefanis, ma la forza dell’opera è data dalla sua “coralità” ovvero la capacità di costruire una storia intorno a più personaggi, che vivono sulle pagine per raccontare le loro coinvolgenti storie, spesso accattivanti, altre volte bizzarre, cui i lettori ben presto si affezionano. Un’operazione questa, frutto di un percorso personale e ragionato degli autori, fatta dalla rilettura del mito, da quello celtica e asiatica a quello irlandese (con la leggenda del Mastino dell’Ultser), dalla rielaborazione del ciclo arturiano con i suoi personaggi più celebri (Merlino, Artù, Lancillotto, Ginevra e Mordred e la spada Excalibur) dalle fascinazioni degli anni ’80 e dalla capacità di rendere i personaggi credibili e abilmente caratterizzati, per quanto fantasiosi o assurdi che possono essere, perché dotati di problemi come la gente “normale”.

Il lettore può quindi appassionarsi, oltre alla storia di Buia & Co, anche a quella di Cu Chulainn, il Mastino dell’Ultser, di Miller, il giocatore di golf maledetto, di Merlino, mago pasticcione, del pubbino procelloso, un locale che cammina tra i mondi su zampe da cinghiale, di Betty Machete, pericolosa, quanto affascinante, giocatrice di hurling, del tenebroso Ram, incarnazione del dio indiano Prithvi Raj, del mastodontico Holger il danese, dell’incatevole Clarent, cantante “goth” sorella di Buia, dell’inquietante Mordred, di Lug Lamvada, padre di Buia, dio del sole e signore della corte della luce,  e della nemica assoluta la Morrigan, regina del regno delle ombre e signora dei corvi, colei che vuole imporre il suo dominio sul Tir Nan Og isola nel mare dei sogni, popolata da dei e creature fantastiche.

Destefanis padroneggia con abilità l’ampio materiale narrativo e i numerosi personaggi messi in campo dimostrando un sorprendente controllo della trama (questa è pur sempre la sua prima serie a fumetti) e un’ invidiabile capacità di coordinamento di tutti i disegnatori coinvolti, che sono davvero tanti. Le sue sceneggiature sono caratterizzate da citazioni musicali, didascalie di pensiero, montaggio alternato, brevi inserti di storie nella storia, che apparentemente non c’entrano niente con la trama principale ma che finiscono per formare dei tasselli importanti del grande mosaico che si completa nell’ultimo numero. 

La diversità dei tratti dei disegni dei vari episodi, di cui è composta l’opera, è sorprendentemente eterogenea, si passa dal segno più sporco e dettagliato di alcune storie a quello più sintetico e pulito di altre, dal cartoonesco al grafico. Caratteristica questa che potrebbe disorientare nel contesto generale, dove si sente la mancanza di un tratto riconoscibile a cui affezionarsi come nel fumetto tradizionale, ma Madadh è da considerarsi un laboratorio di sperimentazione collettiva, dove molti talenti sono cresciuti e hanno avuto la possibilità di farsi notare, vale la pena di citare, a questo proposito, Michele Bertilorenzi, Matteo Scalera, Alberto Massaggia, Francesco Trifogli, Francesca Ciregia, Marco Dominici, Simona Di Gianfelice, Manuel Bracchi, Michel Mammi, Mario Del Pennino, Davide Castelluccio, Edoardo Natalini e Paolo D’Antonio.

Un’opera “prima” di uno degli sceneggiatori più interessanti nel panorama fumettistico italiano, un prodotto sicuramente "imperfetto", con alcune incoerenze e ingenuità, ma soprattutto una serie scritta con lo stomaco e il cuore capace di emozionare con la sua potenza e la sua genuinità, il lettore appassionato del genere.

I volumi:

Madadh: La mia vita è buia (2007)

Madadh: Storie dal pubbino porcelloso (2008)

Madadh: Tutto in famiglia (2009)

Madadh: Non si esce vivi dagli anni Ottanta (2010)

Madadh: Le quarantotto profondità della morte (2011)

Madadh: La fine del buio (2012)