Da quando Dylan Dog, nel lontano 1986, ha fatto la sua comparsa nelle edicole fino a raggiungere il cuore di miglia di lettori appassionati e a raggiungere un successo senza precedenti nella storia del fumetto italiano, si è scritto molto e dibattuto sulle ragioni della sua fortuna.

Il saggio Dylan Dog e Sherlock Holmes: Indagare L’incubo, scritto da Luigi Siviero e pubblicato dai tipi di Edizione NPE, si propone di guidare il lettore attraverso l’universo labirintico di Dylan Dog tracciando una “rotta cartografica” nell’immaginario creato da Tiziano Sclavi, autore e ideatore della serie dedicata all'indagatore dell'incubo.

Nevrotico, ex- alcolista, vegetariano, Dylan Dog è senz’altro il detective più particolare e anticonformista del panorama fumettistico italiano.

Tiziano Sclavi, è riuscito a creare un personaggio che possiede una sensibilità poetica e filosofica di tipo esistenzialista, che gli ha permesso di parlare della condizione umana attraverso i mostri che il suo personaggio affronta ogni mese per sbarcare il lunario.

Ripercorrendo la genesi narrativa ed editoriale questo saggio si sofferma in particolar modo tra le similitudini e le differenze dell' Old Boy con un altro celebre detective creato dalla penna di Conan Doyle: Sherlock Holmes. Dal confronto tra i due detective ne è nata una chiave di lettura nuova e per molti versi inedita, per dare una spiegazione ai temi cardine della serie identificati nel caso, il fallimento, sogno e realtà.

Dylan Dog ha, quindi, una sua specifica fisionomia editoriale, un particolare stile che si configura come trattamento dei contenuti (i grandi temi affrontati) e che evidenzia alcune caratteristiche come la mostruosità del corpo e dell’anima, l’infernalità del quotidiano, le mille dimensioni sconosciute della vita, l’estetica del visibile e dell’invisibile e l’amore.

Dunque, pur richiamandosi esplicitamente a genere consolidati nella narrazione di massa (la detective story, l’horror e il fantastico) analizzati all’interno del presente volume, Dylan Dog non pare rinchiudibile in un’etichetta particolare, ma anzi sembra come configurarsi come genere a sé.

Secondo il saggio di Siviero, è quindi possibile parlare di Dylan Dog come opera post moderna per più di un motivo il più evidente dei quali è il citazionismo

La citazione è un meccanismo che si trova con molta frequenza nelle storie di Sclavi. Citazione che diventa un divertimento quando il lettore riconosce le fonti, ma che si trasforma in un mezzo per raccontare una nuova inedita storia.

Il saggio contiene inoltre una ricca appendice, con un’intervista inedita a Tiziano Sclavi, una spiegazione più tecnica sul linguaggio del fumetto e l’elenco di tutte le storie e le sceneggiature pubblicate del creatore di Dylan Dog.

Un' opera che saprà interessare tutti i fan dell’indagatore dell’incubo, un percorso avventuroso per scoprire i “dietro le quinte” della creazione fumettistica, una bussola per orientarsi nell'affascinante universo creato da Tiziano Sclavi.