Dopo le ottime prove con le antologie personali Alla fine della notte e Dark Circus, Stefano Fantelli approda alla narrativa di lungo respiro con il romanzo Strane Ferite, pubblicato da Cut-Up Editore. 

Strane Ferite è, senz’altro, l’opera della maturità dello scrittore bolognese che qui ha modo di affinare il suo talento visionario e il suo stile fatto da quella che potremmo definire una “scrittura multimediale”, che utilizza via via il linguaggio della narrazione,  quello delle canzoni,  stralci di lettere, passi di diari personali, liste di promemoria, il linguaggio cinematografico della poesia e quello del fumetto.

La storia racconta di un gruppo di persone che incrociano i loro destini nei giorni freddi di dicembre, a ridosso di Natale, in una città anonima Italiana di cui viene palesato solo il nome di un quartiere (Lungofiume) in cui si svolge l’azione, posto dove non succede mai nulla ma che si trasformerà in un inferno per l’avvento dell’Apocalisse (il Wasteland) annunciato da un’invasione di grassi vermi neri di venti centimetri che penetrano nel corpo delle persone prendendone possesso.

E così sulle pagine scorrono personaggi indimenticabili, che si trovano inconsapevoli combattenti del male che avvolge lentamente la città.

C’è, allora, Valentina, bellissima e ammaliante ragazzina, che sogna l’avvento del Wasteland e che per il “troppo amore” è rinchiusa in una clinica, dove dottori ottusi cercano di curarla.

Elvis, uno scaricatore di acque minerali, con un nome imbarazzante, tanti sogni nella testa e il desiderio di evadere da quella vita che ogni giorno lo soffoca sempre di più.

Fabrizio, nostalgico portiere d’albergo, che può vedere i fantasmi della gente trapassata e vive dei ricordi delle ragazze con cui è stato, ma soprattutto di Lei: Maya Murna, un tempo sua ragazza e oggi attrice di grido, “la diva delle tenebre”, fata incantevole e strega malvagia.

Alice, un’aspirante cantautrice e studentessa universitaria, che si divide tra la musica, i consigli dell’amatissima nonna e per l’amicizia così bella e particolare per Daria.

Daria che incanta con la sua bellezza tutti gli avventori del bar in cui lavora e che vive con il ricordo devastante di essere stata stuprata da un alieno.

Strane Ferite è un romanzo molto particolare, dove ogni pagina è dedicata a un personaggio, ognuno dei quali è un pezzo, un frammento della vita dell’autore che svela e rivela se stesso, scritto con perizia e freschezza narrativa, pieno di citazioni (e autocitazioni al suo mondo narrativo personale ai suoi libri precedenti e la graphic novel El Brujo Grand Hotel), e invenzioni in grado di catturare il lettore, divertire con le sue trovate e inquietare con le sue riflessioni.

Fantelli ci parla di temi universali come l’orrore (“L’orrore è morire soli… senza che nessuno se ne accorga, né versi una lacrima per te”), la morte (“Morire… deve essere come trovarsi in una casa vuota…dopo che tutti se ne sono andati”) la paura e l’importanza di scrivere (“… ha scoperto che non è più capace di scrivere. Chissenefrega. Meglio così. Uno in meno che scrive”) ma anche dell’amore (“L’amore è una cosa strana…che ogni volta sembra eterno e ogni volta finisce…Vivilo totalmente, senza esitazioni, non solo con il cuore, ma con tutto il corpo, con ogni tuo organo”), e dei sogni, quelli che si fanno mentre dormiamo e quelli,invece, a occhi aperti.

Una lettura entusiasmante, un romanzo affascinante, in cui ogni lettore riconoscerà, di certo, qualcosa di sé nelle vicende e nei personaggi descritti, un viaggio denso e profondo e mai banale negli incredibili mondi creati da Stefano Fantelli: un autore che, siamo certi, con Strane Ferite ha appena dato fuoco alle polveri.