Bug è un piccolo insetto con gli occhi tondi e dolci, a prima vista grazioso.  In realtà è un piccolo bastardo, un fetente. Un virus, un germe i cui unici scopi nella vita sono il cibo e la sopravvivenza.  Vampirizza gli animali più indifesi ed è, a sua volta, vampirizzato dagli animali più grandi, vive sul nostro corpo, mangia il cerume delle nostre orecchie, scava nella nostra pelle, finisce nel nostro cibo. 

Bug è il protagonista del fumetto di Miguel Angel Martin, pubblicato da NPE Edizioni, in un volume che raccoglie storie già edite (pubblicate in Spagna da La Cùpola e in Italia da Topolin Edizioni), più due storie inedite (le più lunghe) e una galleria dei suoi insetti preferiti, organici e artificiali.

Martin crea un fumetto muto (sprovvisto di testi, balloon e didascalie) in cui anima i personaggi dei suoi fumetti facendo uso di una tecnica cinematografica, le vignette sono in realtà fotogrammi, singoli frame di un cartone animato che possiamo scorrere strabiliati su pagine di carta anziché su uno schermo televisivo.

L’autore spagnolo, con questa opera, porta avanti la filosofia di denuncia verso un mondo ipocrita, nonostante apparentemente il volume possa apparentemente sembrare innocuo, raccontandoci la vita di questo animaletto (che in definitiva niente ha di rassicurante) che diventa specchio della condizione dell’essere umano, con le sue perversioni, la sua avidità predatoria e la naturale predisposizione a prevaricare il suo prossimo più debole.

Un autore che usa il fumetto, con la sua potenza popolare e iconica, che gioca con il suo segno looneytoones, con l’intento di sfidare e provocare lettori e critici (la biografia dell’autore, del resto è ricca di titoli forti ed estremi, basta pensare a quella Psicopathia sexualis che nel 1996 è stato oggetto di sequestro da parte della magistratura italiana) con opere efficaci, se non altro, nel mostrare, con la loro glaciale distanza e la feroce ironia, crudeli malattie e virus sociali di una società marcia e corrotta.