CLAM
CLAM
Sapevamo che sarebbe successo. Sapevamo che l'incontro con i tre emissari di MoRkObOt sarebbe avvenuto. E così, ecco cosa sa fare sul palco una delle band underground più promettenti del panorama italiano.

Il CLAM di Lodi è un'associazione culturale laica, apolitica e senza scopo di lucro. Ubicato all'interno di un vecchio linificio abbandonato, il centro si propone come punto di riferimento per chi volesse assistere a concerti di discreta rilevanza al solo prezzo della tessera annuale. Al resto pensano la fragranza della birra offerta e l'ospitalità dei gestori. In due righe, potremmo descriverlo come un centro di aggregazione culturale con l'ambizione di offrire servizi ed eventi paragonabili a quelli di un locale. Il risultato è più che buono.

The drop machine
The drop machine

Ad aprire le danze ci pensano i compaesani The drop machine, band experimental rock che affonda le proprie radici nello stesso terreno degli eroi della serata. Nella loro esibizione dal vivo, i The drop machine dimostrano di avere buona tecnica e capacità compositiva, entrambe espresse attraverso brani ben costruiti ma a tratti troppo prevedibili nella loro evoluzione. Le potenzialità del gruppo sono tuttavia interessanti, contando il buon risultato raggiunto con un solo split alle spalle. Inoltre, i membri sono tutt'altro che degli sprovveduti, potendo vantare in curriculum militanze in diverse altre band della zona. Insomma, un buon inizio di serata.

La comune line-up di una band generalmente prevede voce e chitarra in prima fila, eventualmente affiancate da una tastiera, mentre basso e batteria tendono a rimanere nelle retrovie. Difficile immaginare una band composta solo da due bassisti e un batterista. Ebbene, tale è la formazione che MoRkObOt ha deciso di schierare per diffondere il suo verbo.

Se si ascoltassero Morto o Mostro, gli ultimi due epistolari di Lin, Lan e Len, tutto verrebbe in mente fuorché tali creazioni siano frutto di una line-up così semplice e atipica. Equipaggiati di un set di effetti da fare invidia a un'astronave, i due emissari diffondono la parola proveniente dalla loro dimensione originaria, al fine di sottomettere le deboli menti umane al volere del loro padrone. Alle loro spalle, dal vorticoso sferragliare dell'artiglieria, prendono forma i dinamici rintocchi metallici, che vanno ben oltre la funzione di “tenere il ritmo”. Se su CD sono gli incomprensibili versi emessi dai due strumenti a corda a ipnotizzare l'ascoltatore, dal vivo è proprio il lavoro dietro a pelli e lastre d'acciaio a fare la differenza, dando il colpo di grazia alla volontà degli astanti.

MoRkObOt
MoRkObOt
Dal debutto, i MoRkObOt di strada ne hanno fatta. Con Mostro era stato fatto un grande salto di qualità, ma l'album peccava per l'eccessiva prolissità di alcuni passaggi ambientali che, seppur interessanti, poco si adattano all'esibizione live. Anche su disco, tali frangenti alla lunga possono stancare, appesantendo i brani. Dal vivo, il trio propone per lo più le parti più dinamiche e coinvolgenti, rendendo l'esibizione tutt'altro che noiosa. Forte, inoltre, è la curiosità di vedere come, con il basso, riescano a creare i suoni che su CD sembrano quasi inspiegabilmente prendere vita. Un lavoro che fa della ritmica una scienza, molto simile a quello proposto da un'altra nota band italiana, gli Zu, atto a rendere superflui gli abbellimenti melodici degli strumenti di tonalità superiore.

Morto ha portato a un ulteriore, deciso passo avanti. L'album è composto di soli tre brani, per un totale di 40 minuti. I passaggi ambientali vengono dosati in modo più oculato, mentre i brani vengono costruiti con più criterio, risultando così più fruibili. L'esito è ottimo e viene riproposto on stage con fedeltà e competenza. Gli estratti dai due lavori vengono offerti con generosità, e sono tanto apprezzati da costringere i tre ambasciatori ad aggiungere un brano alla scaletta.

La musica proposta dai MoRkObOt è difficile da incasellare. C'è sicuramente del metal, ma anche psichedelia e sperimentazione. L'etichetta che potrebbe stare meno stretta è forse quella del post-core, genere cui si avvicinano, oltre che per i suoni, anche per le ritmiche e per la costruzione dei brani. Le atmosfere che si vengono a creare hanno il sapore di un abisso siderale, umido e tetro, ma vengono sempre condite da quella punta di ironia maligna che i lodigiani hanno reso ormai il loro marchio di fabbrica, e che aiuta a sciogliere la seriosità che di solito caratterizza questa musica.

L'unica cosa che manca ai MoRkObOt è la consacrazione definitiva in quel panorama internazionale in cui hanno già dimostrato di sapersi difendere. Senza dubbio, una delle band più interessanti e originali in campo metal (o meglio getal, come lo definiscono sul loro profilo Facebook). Attendiamo con ansia il loro nuovo lavoro, su cui hanno appena cominciato a lavorare e il cui titolo sarà MoRbO, in assonanza con i due precedenti. Intanto, due performance dal palco del CLAM, estratte rispettivamente da Mostro e da Morto che speriamo siano di vostro gradimento.

Info: www.morkobot.org