In data 17 gennaio 2011, il sito del Roadburn festival ha reso ufficialmente disponibile il link per lo streaming del nuovo En form for blå degli Æthenor. Vi invitiamo a leggere l'articolo ascoltando l'album.

Il Leoncavallo è un luogo che non ha bisogno di presentazioni, essendo il principale centro sociale di Milano, nonché uno dei più famosi in Italia. È sede frequente di eventi interessanti, ospitando band ignorate e ignoranti il music business, spesso di rilevante valore. Questa volta le mamme antifasciste del centro hanno fatto davvero centro e, se per caso non sapeste chi si cela dietro all'acronimo degli Æthenor, meglio che prestiate attenzione, perché potreste rimanere piacevolmente stupiti.

Come aperitivo non sarebbe bastata una band di buona qualità tecnica, Ci voleva qualcuno di speciale, in grado di preparare adeguatamente il pubblico. Così presso il palco del baretto, mentre sorseggiamo una birra, ci gustiamo il live degli Scum from the sun, validissima band locale dedita a un post-core strumentale che dà ampio spazio alla sperimentazione. Il genere è molto in voga in Italia in questo periodo, e sembra che stia rinvigorendo il panorama nostrano. Da troppo tempo mancava un sound che si facesse riconoscere, che non si limitasse a scimmiottare quanto proposto con successo all'estero. Band come Ufomammut, MoRkObOt e molti altri, si stanno distinguendo in Europa, con i primi che addirittura raggiungono la vetta della classifica del sito del Roadburn festival col loro recente Eve.

Scum from the sun
Scum from the sun
Sulla stessa lunghezza d'onda sono gli Scum from the sun, che presentano nel loro sound un post-core avanguardistico arricchito di suoni elettronici. Tra i due bassi, la batteria e il synth, fa la sua apparizione anche una tromba, le cui note vengono somministrate con astuzia al pubblico incantato. Ottimi, seppur semplici, anche gli effetti scenografici ottenuti con immagini proiettate sullo sfondo.

Il palco del baretto è però fin troppo piccolo per ospitare una band del calibro degli Æthenor, per cui non ci sorprende il doverci spostare in una delle sale principali del complesso. Gli Æthenor sono un combo internazionale, composto da tre nomi celebri del sottosuolo musicale: Daniel O'Sullivan (synth e voce), Steve Noble (batteria) e Stephen O'Malley (chitarra). Se ancora questi nomi non vi dicono nulla, forse qualche breve delucidazione sulle loro carriere sarà in grado di chiarirvi le idee. O'Sullivan è un polistrumentista londinese, militante in svariate band del panorama sperimentale tra cui Guapo e Ulver. Steve Noble è batterista allievo del maestro nigeriano Elkan Ogunde. Ha militato in svariati contesti internazionali, facendosi un nome soprattutto nell'improvvisazione jazz. Stephen O'Malley è noto principalmente per essere una delle due menti oscure che hanno dato vita a un'altra creatura famosa per avere usurato svariati timpani in giro per il mondo, gli americani Sunn O))). Oltre questi tre nomi, una varietà di guest musicians ha contribuito ai loro lavori, tra cui Kristoffer Rygg (leader dei già citati Ulver).

Il palco addobbato per gli Æthenor
Il palco addobbato per gli Æthenor
Il tour mortem vivere Italia al 2010 è partito da Praga, per poi giungere in Italia passando prima da Vienna. Nove tappe in nove giorni, dal 7 al 15 dicembre dell'anno passato, di cui ben sette trascorse nel bel paese. L'evento di Milano ha avuto luogo il 12 dicembre, un'occasione domenicale che difficilmente ci saremmo lasciati sfuggire. Come già ricordato, il loro nuovo album, En form for blå, è stato reso disponibile ufficialmente qui in streaming sul sito del Roadburn. Parlare dell'evento cercando di fare riferimento ai lavori in studio della band, come Faking gold and murder e Betimes black cloudmasses, sarebbe uno sforzo inutile, data la natura improvvisativa della loro esibizione.

Daniel O'Sullivan
Daniel O'Sullivan
Appena gli Æthenor cominciano a suonare nulla si potrà più intromettere. I tre musicisti danno il via alle loro improvvisazioni, intrecciandosi in scambi che trascendono del tutto il concetto comune che si ha di musica. Daniel O'Sullivan intona nenie ultrafiltrate dai multieffetti a sua disposizione. Agli spettrali deliri vocali alternerà i rumori più svariati prodotti dai suoi synth, che si andranno a miscelare con quanto prodotto dalla misteriosa chitarra di O'Malley. Distinguere cosa provenga dall'uno o dall'altro risulterà impresa ardua, ma di certo l'ipnotico risultato non manca l'obiettivo di lasciarci incantati. Ciò che però è forse ancora più sbalorditivo è l'uso/abuso che Steve Noble fa della batteria. Più che le sue ammirevoli capacità tecniche, a stupire è l'atipicità con cui le mette in pratica, producendo con le percussioni suoni che difficilmente si potranno sentire altrove. Maneggia le bacchette con grazia, rapidità e delicatezza, facendo particolare attenzione a sfumare ogni singolo colpo vibrato su pelli e piatti. Vederli suonare dal vivo aiuta anche a comprendere quello che sta dietro ai loro lavori su disco, che l'ascoltatore impreparato potrebbe trovare difficili da digerire.

Il risultato è una commistione di noise, art-rock, jazz e ambient che sembra uscire direttamente dallo scantinato del demonio. Le atmosfere da sotterraneo e i rumori quasi industrial fanno venire in mente i backmetallers inglesi Axis of perdition che, per quanto possano differire dai nostri, sarebbero altrettanto adatti come colonna sonora mentre girovaghiamo in un manicomio abbandonato. Altrettanto, il capannone in cui viene accolta l'esibizione contribuisce a ricreare l'atmosfera, mentre gli ottimi effetti luce danno il tocco finale, non mancando di far scorrere qualche brivido che ci concediamo di attribuire anche al freddo.

Daniel O'Sullivan, Steve Noble, Stephen O'Malley
Daniel O'Sullivan, Steve Noble, Stephen O'Malley
Se avete seguito il consiglio che vi abbiamo dato all'inizio, avrete capito che gli Æthenor non sono una band per tutti. Bisogna avere innanzitutto la capacità e il coraggio di mettere da parte il concetto che si ha di musica. La loro opera è totalmente destrutturata, per cui, se ci si aspetta qualcosa che anche solo lontanamente si avvicini alla melodia, si rischia di non resistere per più di dieci minuti. Questo tipo di art-rock va respirato, lasciato scorrere attraverso il proprio corpo come se non si avesse mai ascoltato nulla, come se non avessimo mai saputo cosa sia la musica, come se fossimo dei bambini alle prese con le loro prime esperienze uditive. Allora si avrà la possibilità di scoprire un mondo nuovo, del tutto inesplorato, oscuro e affascinante.

Gli Æthenor, essendo un side-project, difficilmente suonano dal vivo. Alla prossima occasione vi consigliamo di non lasciarveli scappare: potrebbe passare molto tempo all'esibizione successiva. Intanto speriamo che En form for blå non vi abbia angosciato troppo. Auguri di felice 2011.

Stephen O'Malley
Stephen O'Malley