Sono passati due anni dai fasti del precedente Turn On The Bright Lights e riecco questi quattro ragazzi newyorkesi affacciarsi sul mercato nell'estate 2004 con questo nuovo lavoro.

Antics (buffonate?!) ha il duro compito di confermare tutto ciò che di buono era stato ascoltato nell'album d'esordio, di mantenere la promessa fatta dagli Interpol ed evitare loro di finire nel dimenticatoio delle "band cometa".

Ciò che balza subito fuori ai primi ascolti è che gli Interpol non si sono fermati a svolgere il solito compitino: l'estenuante touneè e l'esperienza acquisita hanno contribuito a sviluppare il proprio sound in favore di arrangiamenti più raffinati e puliti, e una eterogeneità imprevedibile e nervosa; il tutto mantenendo la matrice dark-wave dell'esordio e i classici timbri.

Paul Banks scomoda anche in questa sede il paragone con Ian Curtis, che ormai sembra essere molto di più di una semplice ispirazione, e il resto della band si trova a suo agio anche a frequentare nuovi lidi sonori, come dimostrato fin dall'intro Next Exit, dove a farla da padrone è un soffice e delicato tappeto di tastiere.

L'album scorre via tra cupe e nervose atmosfere, il senso di angoscia è una costante, un senso quasi autunnale ma elegante anche quando fa male come in Slow Hands, dove il riferimento alle droghe non è troppo velato, così come in Take you in a Cruise e in C'mere, e ci si trova a parlare di profonde ferite sentimentali mai chiuse dalle quali solo l'autoconvinzione può indicare la via per uscire dal tunnel della perdizione.

Brani che scavano sottoterra come Public Pervert e Not even jail con le loro ritmiche graffianti e ipnotiche che trovano ampio sfogo nelle efficaci e più movimentate ritmiche di Evil e Slow Hands.

Come recentemente dimostrato in sede live, con una serie di concerti che ha attraversato la nostra penisola, i brani di Antics si fanno apprezzare anche dal vivo, non perdendo nulla dell'incisività e dell'atmosfera e riuscendo ad amalgamarsi perfettamente con i brani del repertorio.

Abbiamo avuto la fortuna di assistere a una data del tour e la band ha offerto prestazioni impeccabili ma decisamente poco coinvolgenti, complice forse il volersi presentare proprio così, in sintonia col proprio stile, distaccato, remoto, alfine freddo.

Gli Interpol guardano avanti candidandosi come alfieri della nuova ondata dark di questo nuovo millennio, e l'impressione che si ha è che ci riusciranno, grazie alle loro gelide e oscure carezze sonore.

Tracklist:

1: Next Exit

2: Evil

3: NARC

4: Take You On A Cruise

5: Slow Hands

6: Not Even Jail

7: Public Pervert

8: C'mere

9: Length Of Love

10: A Time To Be So Small