Terzo appuntamento nel nostro viaggio verso il pianeta Cursed, questa volta diamo uno sguardo alla carriera del regista, quel Wes Craven che da decenni rappresenta croce e delizia dei fan horror di mezzo mondo.

Privo della lucidità di un David Cronenberg o del furore anti establishment di John Carpenter, meno dotato sul piano tecnico di colleghi quali Sam Raimi o Peter Jackson, il buon Wes ha rimediato a queste mancanze con una maggiore comprensione dei meccanismi creativi alla base delle mitologie, veicolando attraverso i suoi film un mix di sociologia spicciola, occasionali attacchi al sistema e una divertita riflessione sulle maschere e le paure che animano la cultura americana.

Nato nel 1939 a Cleveland, Wes Craven passa infanzia e adolescenza ingabbiato in un claustrofobico ambiente anabattista. Tutto è vietato al giovane Craven: sesso, fumo, alcool, cinema. Inevitabile la rottura con la famiglia così come inevitabile è l’innamoramento con il cinema, la pellicola che rappresenta il primo e indimenticabile colpo di fulmine è Il buio oltre la siepe. Il cinema sembra comunque essere una pura passione per l’ormai trentenne Wes, avviato a una carriera da insegnante (degree in psicologia e master alla prestigiosa J. Hopkins University). Per sua e nostra fortuna arriva Harry Chapin (un Oscar per il montaggio) che gli insegna i rudimenti del mestiere di montatore e lo mette subito al lavoro. Craven, sposato e con due bambini, non ha esitazioni, molla la cattedra e si butta a capofitto nella nuova avventura. Non si fermerà mai più.

L’ultima casa a sinistra (1972) lo porta alla ribalta della scena horror: tre stupratori/assassini/folli sequestrano due ragazze e le torturano e uccidono, salvo poi incappare nella vendetta da parte dei genitori di una delle due teenager, in un macabro aggiornamento della lezione bergmaniana de La fontana della vergine (1960). Tensione, feroce sadismo, insistenza dello sguardo, sogno/realtà: sono qui presenti già molti temi tipicamente craveniani che verranno ulteriormente rafforzati cinque anni dopo in Le colline hanno gli occhi, che al mix aggiungerà una ricerca estetica sulle maschere (l’allucinante volto di Michael Berryman), capaci di far identificare e convogliare molto meglio le attenzioni e le paure del pubblico.

Impossibile riassumere in poche righe 30 anni di carriera vissuta costantemente in bilico, fra momenti di crisi, mancanza di ispirazione, film minori (Swamp Thing, Brividi di ghiaccio, Sotto Shock, Vampiro a Brooklyn…) e incredibili ingenuità (Wes avrebbe potuto ricavare soddisfazioni economiche ben maggiori dalla saga di Nightmare).

Rimangono alcune vere e proprie pietre miliari sparse durante i decenni, film che hanno fatto la storia del nostro genere preferito, dal primo, strabiliante Nightmare dal profondo della notte (1984, l’icona più conosciuta del new horror) a quel geniale mix di politica, indagine etno-sociologica e terrore tout court che è Il serpente e l’arcobaleno (1988, uno dei film più sottovalutati del genere).

Wes Craven passa da quello sgangherato trip criptofeticista che è La casa nera (1991, da rivalutare per alcuni momenti geniali e per l’abbozzo di accusa a certo razzismo…) per approdare, infine, a quello che sembra essere fino a questo momento il suo "punto di non ritorno": metacinema a go-go e critica divertita all’Hollywood star system.

I primi e forti segni di questa tendenza (a prescindere da occasionali sprazzi in pellicole precedenti) si hanno in Nightmare nuovo incubo (1994), con Freddy che incontra i suoi stessi creatori, ma è in Scream (1996), che tale discorso raggiunge il suo apice assoluto. Riflessioni sulle regole e luoghi comuni dello slasher, inner jokes e continue citazioni, la pellicola del duo Craven-Williamson dona nuova linfa all’horror e nel contempo inizia un processo di degenerazione, di ripetizione degli stilemi da lei stessa denunciati, creando una moltitudine di epigoni e imitazioni (a partire dagli stessi capitoli 2 e 3 della franchise) del tutto inutili e poco interessanti.

Da Scream 3 all’imminente Cursed sono passati ben quattro anni, e molte cose sono cambiate all’interno del cinema slasher e supernatural: da venerdì potremo giudicare con i nostri occhi se e come Wes ha saputo confrontarsi con queste mutazioni. Per chi volesse approfondire la conoscenza del cinema di questo filmaker esiste uno splendido volume: Wes Craven. Il buio oltre la siepe di Danilo Arona, edito dai tipi delle Edizioni Falsopiano, che copre la carriera del Nostro fino a Scream 2.