Rose, una giovane ragazza italiana residente a New York, entra in possesso di un antico libro di alchimia. Il libro, dal titolo Le tre madri, è la trascrizione del diario di un certo Varelli, un architetto che costruì tre case, una a Friburgo, una a New York e una a Roma, per le tre signore della morte: Mater Suspiriorum, Mater Tenebrarum e Mater Lacrimarum. Dalla descrizione che viene fatta nel libro, Rose comincia subito a sospettare che l'antico palazzo dove risiede sia uno dei tre edifici fatti costruire da Varelli. La sua curiosità però costerà caro a lei e a molte altre persone.

Seguito del grande successo Suspiria e secondo capitolo della trilogia delle madri, conclusasi solo di recente con l'uscita della Terza Madre nelle sale alla fine del 2007, Inferno nel 1980, quando fu distribuito per la prima volta, risultò un flop tale al botteghino da far abbandonare incompiuto il progetto al regista romano. Tuttavia il film, a distanza di quasi trent'anni, è stato ampiamente rivalutato dalla critica e dal pubblico di appassionati, i quali oggi non esitano ad attribuirgli il posto che si merito nell'albo dei grandi capolavori del cinema italiano.

La clamorosa e impietosa bocciatura ottenuta appare oggi quasi inspiegabile. Sarà che quelle annate per il cinema nostrano furono tra le più fruttuose sia come quantità che come qualità, sarà che oggi, al contrario, il panorama cinematografico del bel paese riversi in una delle condizioni più tristi della sua storia, ma sta di fatto che da totale insuccesso Inferno si è trasformato in uno dei migliori film horror che siano mai stati prodotti.

Tutta la sua potenza e la sua bellezza risiedono nel fatto di essere il film che probabilmente rispecchia meglio il Dario Argento di quel periodo. Inferno è sperimentazione allo stato puro, un concentrato di esperimenti alchemico-registici che investono lo spettatore lasciandolo letteralmente basito. La sua visionarietà supera addirittura quella di Suspiria, di cui rappresenta anche la naturale e inevitabile evoluzione.

La sceneggiatura fu la principale imputata in quel lontano 1980. Si diceva non reggesse, che facesse acqua da tutte le parti. Eppure oggi appare limpido come proprio quella ritmica incalzante, quel susseguirsi inestinguibile e irrefrenabile di omicidi fosse la parte più anticipatrice e rivoluzionaria dell'opera di Argento. Lontana dalla rigidità narrativa cui si era abituati, la struttura di Inferno è oggi ripresa, rielaborata e riproposta da gran parte di un'ingrata cinematografia, la quale sembra quasi far finta che questa splendida opera non sia nemmeno esistita.

Ma la grandezza di questo film non si limita a questo. Argento, a quel tempo al massimo splendore, riesce a realizzare, grazie a una delle migliori fotografie che siano mai state proposte e a una scenografia lussuosa almeno quanto quella di Suspiria, qualcosa di più di semplice cinema di intrattenimento. Inferno è una successione di quadri surreali, un nastro su cui sono stampate migliaia di opere d'arte che si rincorrono estasiate dal Va pensiero di Giuseppe Verdi, una pellicola di cui ogni singolo fotogramma potrebbe essere splendidamente esposto in una galleria, riuscendo a suscitare sempre quelle emozioni di inquietudine e angoscia che solo il regista romano è mai riuscito a trasmettere. Insomma Inferno non si guarda, si contempla.

Delle scene da antologia si perde il conto. Anche queste sono la manifestazione dell'anima argentiana più pura, quella che fa dell'esplorazione di nuove possibilità il suo cavallo di battaglia, quel Dario Argento in grado di fare da maestro, di percorrere per primo la via spianando il sentiero per coloro che verranno. Epocale la scena subacquea ambientata nei sotterranei del palazzo, un pezzo di cinema che da solo varrebbe una carriera.

Uno degli aspetti più interessanti è come la morte sia l'unico vero soggetto attivo del film. L'ispirazione di Argento furono gli indovinelli alchemici. Così, come se la morte fosse l'unica risoluzione possibile, vediamo tutta una serie di personaggi morire tra le nostre braccia, vediamo le loro storie che si susseguono come fossero episodi singoli, ma guidati da un unico filo conduttore, una corrente elettrica che li percorre ad uno ad uno fino a giungere autonomamente alla conclusione. Tutti i caratteri hanno quindi un ruolo passivo, subiscono impotenti il susseguirsi di eventi più grandi di loro, cui non possono sottrarsi, ma di cui fanno parte integrante, pur essendone niente più che una frazione microscopica. I personaggi sono lo sfondo, sono il paesaggio, sono la vita; niente più che il substrato necessario al compimento della morte, il palco su cui il mietitore mette in scena la sua tragedia.

Un ultima nota di merito va alle splendide musiche di Keith Emrson, poco valorizzate dal 2.0 di questa edizione in DVD, ma che hanno il grandissimo pregio di integrarsi alla perfezione nel film, scandendo magistralmente il susseguirsi degli efferati omicidi.

Insomma, un vero capolavoro, imperdibile per qualsiasi fan del cinema.

Valutazione tecnica

Si tratta nè più nè meno di una trasposizione in digitale dell'originale su cui è stato eseguito un discreto lavoro di restauro. La visione è buona, ma si poteva proporre un confezionamento migliore dato l'esborso di denaro non indifferente che viene richiesto. Tuttavia, questa edizione è la prima e al momento l'unica uscita in Italia, probabilmente con l'intento di sfruttare la distribuzione in sala della Terza Madre. Rimane un mistero come mai si sia aspettato tanto prima di far uscire un'edizione di questo ottimo film nel suo paese natale. Non è difficile trovare negozi della grande distribuzione che propongano questa stessa edizione alla metà del prezzo qui indicato, motivo per cui si consiglia l'acquisto se il prezzo proposto non supera i 10 euro.

Extra

Si limitano al trailer spagnolo del film, oltre alla selezione scene e al menù interattivo. Un po' poco visto il prezzo a cui è proposto il DVD.