Rod Serling è il protagonista di questo fumetto che ne racconta la vita e il percorso creativo. Un viaggio che, dalle trincee nelle Filippine fino a Hollywood, lo ha portato a creare una delle serie che più ha influenzato la produzione artistica del ‘900 e che, ancora oggi, continua a essere un punto di riferimento per il cinema e la letteratura di genere. A firmare sia la sceneggiatura che i disegni di questo volume edito da Edizioni BD è il fumettista e illustratore israeliano Koren Shadmi.

Serling è un giovane ragazzo ebreo, affascinato dalle storie di London e Hemingway, quando nel 1943 decide di arruolarsi nei paracadutisti. Aspirazione che riesce a realizzare non certo per la sua prestanza fisica, ma grazie alla determinazione, all’impegno e a un quotidiano esercizio di testardaggine. Tutta la vita di Serling è infatti la dimostrazione di come la fortuna aiuti gli audaci. Fortuna che va alimentata insistendo, osando e lavorando duramente. Ben presto Serling scopre però che la guerra non è romantica così come viene raccontata nei libri, raramente conosce eroismi e più spesso è fatta di paura, disperazione e ingiustizia. Così, dopo essere finalmente tornato a casa dopo essere stato di stanza nelle Filippine, Serling sarà perseguitato dagli incubi e dai fantasmi dei compagni perduti per tutto il resto della sua vita.

Dopo un breve periodo di disorientamento, inizia la sua carriera come sceneggiatore. Prima in radio, poi per il grande ma soprattutto per il piccolo schermo. Contemporaneamente iniziano anche le incomprensioni con i produttori, almeno fino a quando Serling non impara che per descrivere la realtà senza impedimenti – anche quella più cruda, fatta di razzismo, violenza e ingiustizie – occorre mascherarla, nascondendola dietro qualcos’altro. E così mondi alieni aiutano a raccontare il trauma della Seconda guerra mondiale, l’ondata di paranoia che travolge gli Usa a causa della Guerra fredda, le crescenti tensioni sociali. Tutti temi che non appartengono soltanto alla narrazione di Serling ma di gran parte del cinema di fantascienza. E in questo periodo più che in ogni altro, i contenuti di genere incontrano il pregiudizio della critica. Questo tipo di opere sono percepite come scadenti perché commerciali, sono considerati lavori di serie B, anche quando a firmarli sono autori come Matheson o Bradbury: una percezione che ancora oggi risulta pervicace, quasi impossibile da sradicare.

Ma anche quando si è convinti di godere di piena libertà creativa, si hanno spesso le mani legate da lacci invisibili, ci si ritrova così vincolati da leggi non scritte e da espressioni accettate dai più. Perché dietro il colorato mondo di Hollywood, fatto di luci e di sogni che si avverano, si nascondono sempre il profitto, il ripiego, la crisi di una creatività che chiede di non scendere a compromessi.

Nonostante tutti gli impedimenti e le limitazioni, Serling ha saputo raccontare l’inadeguatezza e l’ambizione, l’ansia e la speranza di un’intera generazione. Insoddisfazione e aspettativa che caratterizzano anche l’oggi e che probabilmente è il motivo per il quale Ai confini della realtà rimane uno show ancora così amato. E i disegni hanno la capacità di dare ancora maggiore forza a questo messaggio. Il bianco e nero, l’estetica, le inquadrature, tutto richiama gli episodi dello show, così come la struttura narrativa del fumetto che si conclude con l’immancabile colpo di scena finale.

Ai confini della realtà. La vita di Rod Serling è un fumetto dedicato agli amanti della serie e a chi abbia voglia di conoscere qualche aspetto inedito del suo ideatore. Il fumetto è il ritratto intimo e tenero di un uomo che ha saputo non solo convivere, ma trarre vantaggio dai suoi incubi; è il ritratto di un uomo che, pur avendo raggiunto traguardi importati grazie alla sua caparbietà, forse non ha mai creduto fino in fondo alle sue opere. Un ritratto malinconico di un artista dietro la cui continua lotta per l’affermazione si è sempre nascosta la ricerca di se stesso.