Se è vero che il cigno prima di morire emette il suo canto più bello, stiano pure tranquilli i fan, tutto fa pensare che i Metallica avranno ancora una vita ben lunga.

Un condensato di trito e ritrito, ecco l’impressione a caldo data dal disco; impressione che, dopo ripetuti ascolti (ma ascoltarlo tutto una volta si rivela già pesantuccio!), non cambia.

E’ vero che i paragoni col passato non si dovrebbero fare, ma stavolta è umanamente inevitabile chiedersi: “ma che fine hanno fatto i Metallica?”. Domanda alla quale molti avevano già risposto dopo il Black Album, se non, addirittura, dopo Master Of Puppets.

St.Anger trasmette violenza, ma che si ritorce contro gli stessi Metallica, nel senso che rimane impossibile non diventare spietati dopo l’ascolto di un album così mediocre che ha la firma di una band dal passato storico, per quanto altalenante.

L’ultimo disco propone una lunga rassegna di pezzi che potrebbero entrare a far parte, con tutte le carte in regole, di una parodia dell’heavy metal.

Infatti c’è tanta di quella falsa cattiveria da rasentare il ridicolo. Ascoltare il vomito acido di Hammett in Unnamed Feeling fa soltanto sorridere e riporta alla mente l’immagine bistrattata del metallaro “nerd”, perennemente occupato a mimare frenetico la chitarra.

Rumore, soltanto rumore... è tutto quello che si può trovare in St.Anger, niente di più se non una miriade di pecche.

Non è necessario essere musicisti, o avere un orecchio raffinato, per valutare un brano come Purify un goffo collage di suoni, forse un maldestro tentativo di originalità per arieggiare lo stantio che, inesorabile, aleggia su tutto il disco.

Come se i Nostri cercassero di soffocare e mascherare il Nulla con il caos.

Quando poi ci si imbatte nel tentativo di “cavalcata epica” di Shoot Me Again, sembra quasi di aver sbagliato indirizzo e di essere finiti in casa Rhapsody! Some Kind Of Monster invece azzarda suoni elettronici, come anche la “coraggiosa” (cinque minuti e mezzo quando ne sarebbero bastati due per passare alla track successiva) Dirty Window ma l’effetto è creato è quello di certi brani “hard dance”, che martellano nelle discoteche tedesche.

No, Metallica. Decisamente così non va bene!

Le rinnovate scelte di cambiare suoni, di avvicinarsi di più al nu-metal, investendo su chitarre più basse e riff incalzanti, non sembra portare da nessuna parte.

Delude parecchio anche l’assenza di assoli; d’accordo, ultimamente non erano troppo amate neppure le ballate, ma nessuno avrebbe auspicato una simile eclissi per Hammett.

C’è un tentativo di aggressività autentica nell’omonima St.Anger, ma sembra quasi un gridolino che cerca di espandersi, ma che viene immediatamente soffocato.

Un vero peccato però, assistere a un simile regresso di una band che ha fatto la storia del trash e che ora potrebbe essere tranquillamente clonata da un qualunque gruppo di ragazzini scatenati.

Peccato, perché, in passato, i Metallica qualche brivido l’hanno innegabilmente regalato.

Basti pensare all’incubo di ghiaccio che striscia addosso all’ascoltatore con Enter Sandman e alle scariche adrenaliniche di Seek & Destroy, oppure alla lenta agonia di Turn The Page.

Brividi? Adesso, dopo i settantacinque minuti di St.Anger, sono garantiti sbadigli e sonni tranquilli.