C'era molta curiosità per questa nuova proposta di Edizioni Inkiostro, opera di debutto di Andrea Gallo Lassere ai testi e Fabiana Trerè ai disegni, con la copertina realizzata da Lola Airaghi, già disegnatrice di Brendon, molto d’impatto ed efficace.

Con Black Death purtroppo la casa editrice abruzzese non mantiene il livello cui ci aveva ormai abituati con The Cannibal Family di Fantelli e Piccioni.

Apre il volume, l’introduzione di Moreno Burattini (sceneggiatore di Zagor) che fa una lunga digressione sul genere horror (con esempi tratti direttamente dalle favole, come Biancaneve) parlando dell'effetto catartico del genere e della sua funzione sociale, evitando così di commentare il volume che ci stiamo accingendo a leggere, istillando già nel lettore il dubbio sull'effettiva bontà dell'opera.

La storia, che non presenta particolare originalità, narra di Jack Franky un cacciatore di demoni e altre creature soprannaturali, che sembra uno dei fratelli Winchester della serie TV Supernatural, con annessa musica hard rock e gli immancabili AC/DC, che durante una sua visita a Parigi s’imbatte nella spogliarellista per necessità Maelle e, per una serie di eventi, i due, loro malgrado, ingaggeranno una lotta contro un demoniaco Pierrot che ha deciso di seminare morte e distruzione nella capitale francese.

Black Death è un concentrato sconclusionato e stereotipato di rimandi post-moderni, citazioni, strizzate d'occhio fini a se stesse, un trionfo della più totale mediocrità e assenza d’idee. Uno storytelling sciatto e privo di freschezza, dialoghi imbarazzanti (a volte troppo verbosi, a volte inutilmente volgari), scene di azioni poco riuscite, con personaggi che si scapicollano in improbabili evoluzioni e due protagonisti che scimmiottano le pose "cool" delle riviste patinate di moda.

Risulta poi poco comprensibile come personaggi che dovrebbero essere francesi (l’ispettore di polizia, la stessa Maelle) si muovano e parlino come degli americani in vacanza.

Per quanto riguarda la suddivisione della gabbia, invece, si passa bruscamente dalle sei alle nove vignette a pagina con una scansione tutt'altro che fluida che spesso inficia la leggibilità del volume.

Dal punto di vista dei disegni la quasi esordiente Fabiana Trerè dimostra di avere un ottimo potenziale, che non riesce però a sfruttare reallizzando figure a tratti un po' troppo rigide (che probabilmente pagano il pegno ai forti riferimenti fotografici) e vignette caratteriezzate dall'assoluta mancanza di sfondi nella gran parte delle squenze illustrate.

In conclusione Black Death si rivela una promessa non mantenuta, un'occasione sprecata di dimostrare che si può fare un buon fumetto anche in una casa editrice indipendente. Peccato.