Era la terza regola a disturbarla. Non riusciva a pensarci senza che una sottile ragnatela di panico le si diffondesse attraverso le tempie.

Prima regola: il massaggio richiede la completa nudità del cliente. Questo l’aveva fatta avvampare, quando si era avventurata nella reception della nuova clinica in centro, dove una segretaria impeccabile le aveva enunciato con il tono di un automa le regole dell’esercizio.

Seconda regola: qualsiasi fonte di luce nella sala massaggi è rigorosamente vietata.

Terza regola: è obbligatorio rimanere bendati per tutta la durata del trattamento.

La receptionist a questo punto doveva aver avvertito la sua esitazione, perché aveva prontamente aggiunto: – Non c’è nulla di cui preoccuparsi, sono solo accorgimenti atti a rendere l’esperienza del massaggio osseo quanto più coinvolgente possibile. Tutti i nostri massaggiatori sono professionisti qualificati.

Questo era accaduto mercoledì.

La clinica ‘Dynter Massaggi Ossei’ aveva aperto di lunedì.

Martedì mattina Anna le aveva telefonato, come sempre puntuale al richiamo delle novità.

– Ho un appuntamento per domani! – aveva strepitato. – Sono così felice! Tu ci sei stata?

– Dove? – aveva chiesto Eva, fingendo di non capire.

– La clinica Dynter, sveglia! – aveva esclamato lei. – Ti rendi conto? Una Dynter qui da noi! Ho letto che le celebrità ne vanno pazze. Devi assolutamente andarci!

Eva aveva sorriso.

– Ma sarà costoso – aveva ribattuto.

Anna aveva replicato con un verso sprezzante, di quelli che riservava alle persone non informate sui fatti.

– E poi cosa significa massaggio osseo? É così che le celebrità chiamano la chiropratica?

– Non lo so – aveva risposto Anna, ignorando il sarcasmo, – ma chi l’ha provato dice che è una cosa mai vista, indescrivibile. Promettimi che andrai a dare un’occhiata.

– D’accordo, d’accordo – aveva concesso Eva.

Era stato uno sbaglio. Ora che la terza regola pesava sopra i suoi occhi con una densa fascia di oscurità se ne rendeva conto. Le sembrava di essere sola da ore, sdraiata su un lettino di una stoffa morbida che pareva muoversi impercettibilmente, che la carezzava come se fosse adagiata sulla pelle di un animale vivo che dormiva e respirava piano.

Completamente nuda e bendata. Più ci pensava più piccoli brividi le si insinuavano sotto la pelle, come piccoli aghi proprio sotto l’epidermide. Ma doveva ammettere di essere anche leggermente eccitata all’idea del suo corpo perso nel buio, indifeso, il suo corpo che di lì a poco sarebbe stato manipolato da mani esperte e sconosciute ma cieche alle sue forme più intime. Ogni ago immaginario che le stuzzicava le carni non era più panico, allora. Era un piccolo piacere elettrico.

– È stato meraviglioso! – aveva gridato Anna. – Non ci posso ancora credere! Ci tornerò la prossima settimana. Tu?

– Ho appuntamento per venerdì.

– Lo sapevo che ci saresti andata! – aveva gridato ancora. – Ti piacerà da impazzire!

– Non lo so… sono un po’ in ansia.

– È per le regole, vero?

Eva aveva risposto con un sospiro eloquente, e Anna aveva riso.

Qualcuno si mosse ai suoi piedi, facendola trasalire.

– Buongiorno, Eva – disse una voce profonda. – Sono Christian, il tuo massaggiatore per questa sessione.

Eva riprese a respirare. Si accorse che stava stringendo i pugni. Cercò di rilassarsi, prima che lui lo notasse.

– Buongiorno – mormorò.

– Prima di cominciare ho l’obbligo di ricordarti che hai firmato un contratto che ti proibisce nella maniera più assoluta di cercare di scoprire il segreto professionale dietro alla nostra tecnica. Sei consapevole di ciò?

La sua voce era calda, rilassante.

– Sì, certo – ribatté lei.

– È estremamente importante. La chiave del nostro successo. Se rispetterai l’accordo, tutto andrà a meraviglia. Ora, se sei pronta, possiamo cominciare.

Eva annuì nel buio, trattenendo il fiato.

Le ci volle qualche istante per realizzare che il massaggio era cominciato. Un leggero fruscio attorno al lettino, e i piedi cominciarono a formicolarle. Era una sensazione strana, come di insetti che le camminassero sottopelle, insetti che lentamente si fondevano, salendo all’unisono lungo la pianta e scendendo sul dorso, verso la caviglia, salendo e scendendo, insetti che a ogni giro assomigliavano sempre più a dita, le dita di Christian dentro ai piedi.