È a cavalcioni su di me, sulle mie ginocchia. Non avverto il suo peso, ma so che mi sovrasta. Mi toccherà tra le gambe, lo sento, e non potrò oppormi. Cosa mi stai facendo, Christian? Come puoi violentarmi in questo modo, violentare così il mio scheletro lasciandomi la carne intatta?

Allora qualcosa cambiò in lui. Le sue mani si fecero pesanti e le risalirono a scatti le gambe. Presero a frugarle nervosamente il bacino, aggredendolo come un nodo di roccia da disgregare.

– Tu sei diversa, Eva – disse con voce roca. – A te non sta piacendo. Perché sei diversa?

Eva si sforzò di estrarre una risposta dal proprio fiato difficile, denso, come se stesse respirando acqua, ma le uscirono solo singulti.

– Sento il calore che emani, come freme di desiderio la polpa del tuo corpo anche se non posso toccarla – continuò. – Ma sento anche la tua paura.

– Cosa sei? – singhiozzò lei.

– Presto sarà finita. Lasciami toccare tutte le tue ossa, lasciami desiderarle ancora per un po’.

La sua voce si stava facendo secca, fibrosa.

Il massaggiatore si districò da lei ed Eva sentì il sollievo invaderla. Ma fu un istante, perché due mani forti, avide, le afferrarono la colonna vertebrale, e l’inconcepibile intimità di quella violenza la lasciò con la bocca spalancata a cercare invano aria da ingoiare.

L’ho offeso e adesso mi spezzerà la spina dorsale, mi punirà lasciandomi paralizzata. Non può essere vero. La stretta aliena che brucia dentro di me è insopportabile, ma non è reale.

Allora capì, credette di comprendere il segreto di quella clinica. Una mano le corse al viso, ma lui la prevenne.

– Non farlo e non ti accadrà nulla di male.

Lei esitò, anche se sentiva l’angoscia montare in sé, ardente e incontrollabile.

Mi hanno drogata, mi hanno sedata. Mi trovo su un tavolo operatorio e lui può toccarmi così in profondità solo perché mi ha aperta. Quando mi rianimerò per errore, svegliata dal mio stesso panico sognato, troverò il mio ventre spalancato, i miei organi appesi lungo i fianchi e sparsi sul letto tutto attorno a me. Per questo ha potuto agguantarmi così in fondo, perché sono vuota!

Lacrime di sgomento si mischiarono al sudore sul suo viso, e la mano corse nuovamente alla fascia umida che le premeva gli occhi.

Questa volta lui si arrabbiò. Si arrampicò su di lei e le calò una mano sullo sterno, mozzandole il fiato, mentre con l’altra continuava a stringerle le vertebre dell’addome.

– Non costringermi – le sibilò in faccia. – Ti prego.

Ma Eva si dimenava ormai in un vortice di terrore cieco. Era una massa impetuosa di nervi, spinta soltanto dalla pulsione sanguigna di aprire gli occhi sul proprio corpo martoriato, sul volto di Christian, che sapeva sarebbe stato terribile.

Gridava già, mentre si strappava di dosso la benda. Poi gridò ancora più forte.

– Anch’io guardai – sussurrava intanto lui nell’oscurità. – Dopo resta solo la nostalgia delle ossa. Per sempre.

Anna giaceva nuda in una delle sale massaggi della Dynter. La benda le copriva gli occhi, ma a lei non importava. Attendeva con ansia il massaggio, emozionata come la prima volta. Quasi assopendosi, la sfiorò il pensiero che Eva non l’aveva neppure chiamata per raccontarle del massaggio.

Qualcuno si mosse ai suoi piedi, facendola sussultare.

– Buongiorno, Anna – disse una voce incerta. – Sono Eva, la tua massaggiatrice per questa sessione.