Cesar lavora come portiere in un palazzo di Barcellona. Dietro le vesti di persona irreprensibile ai più si nasconde un’anima nera, una persona che fa della propria cattiveria l’unico stimolo per andare avanti nella sua vita priva di felicità.

Cesar osserva, non visto, gli inquilini del suo palazzo; grazie al suo lavoro può entrare in tutte le case senza destare sospetti, studia le loro abitudini alla ricerca delle loro fragilità, delle loro manie, dei loro punti deboli, che appunta meticolosamente in un taccuino,  che poi usa per costruire situazioni per perpetrare piccole e grandi cattiverie nei loro confronti, per provocare dolore e godere delle loro infelicità.  Mentre con la maggior parte delle persone il compito di trasformare la loro vita in un inferno è piuttosto facile, con Clara, bella e spensierata ragazza, sempre contenta e positiva, il compito, per il diabolico portiere, risulta molto difficoltoso e lentamente si trasforma nella missione definitiva: riuscire a cancellare il sorriso dalla faccia della ragazza, anche a costo della sua stessa vita.

Dopo il successo mondiale di Rec, diretto con Paco Plaza, Jaume Balagueró torna sul grande schermo con Bed Time, thriller psicologico, raccontandoci una storia nera e cupa, incentrata sulla figura di un protagonista che ammalia e inquieta. Cesar è un villain magistrale, la personificazione del male e della cattiveria, feroce e implacabile, non è uno zombie o un demone, ma un uomo qualunque, anche troppo anonimo, ma che per questo fa più paura: persone come Cesar possono vivere in mezzo a noi, tra i nostri affetti, nella nostra quotidianità, in mezzo ai nostri sentimenti, quelli che proviamo ogni giorno nella nostra vita normale.

La potenza della pellicola è quella di chiedere allo spettatore di immedesimarsi con un personaggio così negativo, così oscuro e malato, riuscendo pienamente nell’intento. Perché è indubbio, che ognuno di noi, uscito dalla sala non può che rimanere impressionato dalla vicenda di quest’uomo, di simpatizzare in qualche modo per lui, di godere delle sue tremende vendette nei confronti degli inquilini  – vittime, spesso più misere del loro carnefice. Del resto come afferma Stephen King, sono pochi quelli che possono astenersi dallo sbirciare, dal rallentare quando vendono un incidente d’auto in macchina, di provare terrore misto a una strana sorta di giubilo nell’apprendere nelle disgrazie degli altri, con una sorta di macabro compiacimento per la loro malasorte. È una caratteristica della natura umana, che in Cesar è amplificata e distorta fino alla follia.

La nemesi di Cesar è Clara, interpretata da Marta Etrura. Tanto Cesar è cupo e cattivo tanto la ragazza è sempre solare e buona. Su questo binomio si struttura gran parte del film, ma significativi sono anche gli episodi con Ursula, dispettosa e maliziosa ragazzina che lo ricatta in cambio del suo silenzio per alcune malefatte del portiere e con la vecchia che ogni giorno porta a spasso i cani, impietosa caratterizzazione della solitudine umana.

Balaguerò gira con sobrietà e mano esperta la pellicola, tra pochissime location (il palazzo, l’ospedale in cui è ricoverata la madre di Cesar), inquadrature senza fronzoli e virtuosismi, lasciando il compito principale (in maniera del tutto azzeccata) al bravissimo Luis Tosar che interpretata Cesar.

Alla sceneggiatura l’italiano Alberto Marini, emigrato a Barcellona ormai da tempo e con una lunga militanza nel cinema, come produttore, sceneggiatore e autore di lungometraggi.

Curiosamente il film in Italia arriva con il titolo di Bed Time, il titolo originale dell’opera è Mientras duermes mentre per l’estero Sleep Tight.