Teddy Garnett è un arzillo vecchietto e non vuole saperne di lasciare la casa in cima agli Appalachi dove ha vissuto per decenni con la compianta Rose. Non gli importa della pioggia incessante, un diluvio catastrofico che ha messo in ginocchio l'intero pianeta, né di essere l'unico essere umano ancora vivo nella piccola comunità di Punkin’ Center, ormai ridotta a un isolotto in mezzo alle acque. Senza paura, Teddy aspetta il giorno in cui si avvererà il suo unico desiderio: riabbracciare la moglie.

Ma quando riceve la visita di Carl, il suo migliore amico creduto morto o portato in salvo dalla Guardia Nazionale, scopre che ci sono cose peggiori della pioggia.

Cose che serpeggiano sottoterra, creature striscianti che tarlano il sottosuolo e scavano verso la superficie per rivelarsi al mondo.

E conquistarlo.

Arriva in Italia a opera di Edizioni XII I vermi conquistatori (citazione del poema di Poe che porta il titolo omonimo e parla dell’inevitabilità della morte), il più celebre romanzo di Brian Keene, amato scrittore dell'horror in America, due volte vincitore del prestigioso Bram Stoker Award.

Keene mette in scena una vicenda catastrofica in cui si muovono personaggi comuni con le loro forze e debolezze che si vedono costretti a far fronte a qualcosa più grande di loro, che non riescono a comprendere e, spesso, a combattere: è la rappresentazione dell’uomo contro la natura selvaggia e feroce, ancestrale, pervasa da elementi fantastici e mitologici.

L’autore si serve della rappresentazione di una terribile Apocalisse, dalle reminiscenze bibliche, che arriva improvvisa come una pioggia senza fine, per tratteggiare un orrore tangibile e reale come quello della solitudine e della miseria dell’uomo: a partire dalle riflessioni sulla vecchiaia di Teddy, la voce narrante di gran parte del romanzo, per finire con le vicende degli altri personaggi che attraversano innumerevoli e terrificanti prove contro le creature infernali scatenate dalla pioggia.

Molti dei personaggi, infatti, perderanno la vita, ma, al di là del plot sanguinario, da b-movie fantascientifico (impossibile non fare un paragone con i vermoni di Tremors e Dune o con i vari insetti giganti nelle pellicole degli anni ‘70)  il pregio di questo romanzo resta legato alla narrazione che, utilizzando topòi classici dell’horror e della fantascienza, l’apocalisse, insetti giganti, atmosfere cupe e piovose, creature infernali e lovecratiane (il Kraken dell’intermezzo raccontato da Kevin), riesce a evocare zone familiari come la tranquilla cittadina di provincia o la caotica metropoli dell’America contemporanea calati in uno scenario apocalittico, immerso nell’acqua e senza speranza. 

Lo stile è originale, l’intreccio ben combinato, il realismo aiutato da una lineare semplicità ricrea il parlato riuscendo a simulare i ritmi e i tempi attraverso lo scambio vivace del dialogo dei personaggi, non annoiando mai il lettore e riuscendo a tenerlo incollato alla pagina (a questo proposito un plauso va anche al team dei traduttori che hanno fatto un ottimo lavoro nel trasporre nella nostra lingua l’opera di Keene).

C’è anche spazio per una “storia nella storia”, in cui la voce narrante di Teddy viene sostituita da quella di Kevin per raccontare quello che succede al di fuori della cittadina di Punkin’ Center, in cui i nostri protagonisti si sono asserragliati.

Una brillante e interessante opera, una prosa decisa che si avvale di un’ottima capacità descrittiva, un viaggio senza compromessi e riscatto, che riesce a lasciare il segno nella narrativa horror contemporanea.