Sara ha vent’anni, vive a Roma e lavora come barista. Nel tempo libero caccia nei boschi per sfogare la sua rabbia e fa regolari visite in ospedale a Marco, l’uomo che un anno fa, in un incidente stradale, ha ucciso i suoi genitori, e da allora è in coma. Un giorno inizia a ricevere sms da un numero sconosciuto, che le impartisce ordini. La paura di mettere in pericolo la sorella costringe Sara a seguire le direttive del Numero sconosciuto. E la costringe a lottare contro gli Dèi. Forme delle passioni umane più spietate, gli Dèi agiscono nel mondo a loro piacimento e corrompono ogni Materia di cui prendano possesso. Sara si trova così, suo malgrado, a fronteggiare e a uccidere gli Deì e a scoprire incredibili verità da troppo tempo sopite…  

Numero sconosciuto è l’opera di esordio della ventunenne Giulia Besa, giovanissima autrice che viene proposta dalla prestigiosa casa editrice Einaudi nella collana Stile Libero Extra.  Siamo nell’ambito dell’urban fantasy a forti tinte dark per gli amanti di un’etichetta da collocare su uno scaffale di una libreria.

La giovane autrice romana mette in scena una vicenda ambientata nella capitale, con delle trasferte a Londra e Berlino, dove una giovane e decisa ragazza diventa, suo malgrado, una killer degli Dèi dell’antico Olimpo, che rappresentano le personificazioni antropomorfe dei desideri più turbi e osceni dell’inconscio umano.

Così come in Sandman di Neil Gaiman (e in parte nel romanzo American Gods) ogni divinità (chiamato Eterno nel fumetto) rappresenta sentimenti e passioni di ogni essere senziente, così in Numero Sconosciuto Artemide è la violenza, Marte la guerra, Persefone la morte e Atena la conoscenza.

Besa deriva i concetti di “Forma” e “Materia” da Aristotele: è la prima che determina l’essenza dell’altra, desideri, virtù e sentimenti che modellano i corpi degli Dèi. La loro rappresentazione non è mai casuale, piuttosto il programma, una sorta di anticipazione di quello che sono: così Artemide è una fascinosa e crudele arciera dai denti di squalo, Persefone è una bambina emaciata che divora carne umana e si strugge, Marte un affascinante e sanguigno ragazzo con gli occhi di inchiostro, Mercurio un incrocio fra uno gnome e un bambino, Atena una donna che indossa una toga e ha il cranio allungato e schiacciato ai lati.

Gli Deì di Numero sconosciuto non hanno bisogno però di adoratori come nell’opera di Gaiman e non sono neanche divertenti, ironici o caduti in rovina come in Per l’amore di un Dio (Marie Phillips, Guanda 2009) ma la loro esistenza corrompe quella  degli esseri viventi con cui vengono in contatto e, molto spesso, fanno del male, generano dolore.

Il dolore è, infatti, uno dei sentimenti che pervadono il romanzo: il dolore di Sara che ha perso i propri genitori e vive nel senso di colpa di non essere riuscita a salvarli. E insieme al dolore c’è la rabbia di non essere compresa da una sorella sempre assente, la frustrazione, causata dal desiderio represso di staccare la spina a Marco (l’assassino in coma il responsabile del suo lutto) e la tristezza del ricordo dei suoi cari che, giorno dopo giorno, svanisce come il sapore della marmellata di mele cotogne che preparava la madre della ragazza. 

L’autrice sceglie per la narrazione di usare una terza persona presente, quasi da sceneggiatura cinematografica, creando un certo distacco verso la vicenda narrata che si snoda tra la descrizione di eventi realistici (la vita di Sara che continua) e onirici (il sogno ricorrente della morte dei genitori), la convivenza di elementi fantastici (gli Dèi), con elementi razionali (la protagonista si pone domande sulla sua condizione).  

Particolare l’utilizzo dell’espediente della comunicazione via sms, su cui una buona parte del libro si basa, rendendo la lettura molto veloce e caratterizzando l’atmosfera del libro che si muove tra tecnologia e mito, vita quotidiana e scene particolarmente cruente (la descrizione dell’uccisione degli Déi).

Numero Sconosciuto è sicuramente una buona opera d’esordio, che si lascia aperta una strada per un possibile sequel con un “finale aperto”, e che presenta un particolare fascino per il lettore, lasciando ben sperare per il futuro di questa nuova voce della narrativa fantastica italiana.