Basato su una storia vera, il film racconta di Kevin e Tiffany che, di ritorno da un party in cui sono stati drogati a loro insaputa, hanno un incidente con la macchina e si perdono nelle profondità di una foresta, con i cellulari fuori uso. Ben presto si accorgono di non essere soli, o almeno questo è quello che loro pensano. Senza aiuti dall'esterno, dovranno combattere fino all'ultimo respiro per sopravvivere e trovare la strada del ritorno...

Con la dicitura "basato su episodio realmente accaduto" si pensa sovente a un evento raccontato con criterio e un minimo di buon senso, ma non è sempre così. Lost Signal infatti è un thriller-horror che non convince sin dalle prime scene, sfiancate da una fotografia violacea e da un racconto estrapolato da un contesto vero che non trova il giusto equlibrio narrativo.

Il film si svolge per gran parte del tempo all'interno di un' isolata boscaglia innevata, in cui nemmeno i rifugi abbandonati trovati dai due malcapitati sembrano poter offrire garanzie di salvezza: ma da cosa? Dal freddo? Da un maniaco omicida? Perché per quanto lo si possa desiderare, questo film non ha un antagonista ben definito.  Nessuno sa chi sia il cattivo, o meglio, tutti lo sanno. Ed è qui che il regista prende un grosso abbaglio: l'"abc" del cinema è totalmente surclassato da una forte ingenuità strutturale, ovvero dall'assenza di pathos e di un antagonista forte che questo racconto cinematografico invece esigerebbe. Non basta una scenografia "glaciale" per far rabbrividire. Eppure qualcuno si muove nell'ombra... Ma chi sia, o che cosa sia, è ben presto chiaro a tutti.  E quando le cartucce vengono meno ecco che si attinge ai vecchi capolavori del passato, cercando di inserire quella piccola trovata ovvia  che aiuti a tirare avanti ancora un po'. Di cosa parliamo? Ma del morbo di Shining. Mettete una coppietta in un bosco innevato "senza uscita" e ne vedrete delle belle.

Purtroppo il collante della trama non tiene insieme il puzzle, provocando un mancato senso di suspance che l'antagonista invece avrebbe dovuto garantire. Qualcuno segue davvero i ragazzi nel bosco? O sono gli effetti della droga a perseguitarli? Per non togliere il gusto di scoprirlo diciamo che la scelta della risposta è fin troppo evidente.  Sarebbe stato più giusto "imbrogliare" lo spettatore mescolando con ordine la struttura narrativa anziché spiattellare la verità dopo pochi minuti.  Un ottimo esempio è Il mostruoso uomo delle nevi di Val Guest in cui il gioco della parti è in grado di tenere alta la suspance fino al punto culminante dell'ultimo atto. Dubbio amletico che non c'è in Lost Signal, e se fino alla fine il film risulta abbastanza godibile, per regia e interpretazione, il doppio finale fa crollare inesorabilmente tutto ciò che avrebbe potuto salvare la pellicola. Una scena forzata che non trova collegamenti con i punti nodali della storia e che fa pensare più a una trovata registica dell'ultimo minuto che non ha un lavoro premeditato. 

Forse l'unico grande frammento positivo del film è il senso della storia vera: un forte monito all'uso delle droghe.

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