- Please - disse la bocca e il prestigiatore fu davanti a loro, alto sopra la legna sparsa sul pavimento. Andrea e Sandro lo guardavano come fan innamorati e lui li prese per il collo.

Berto vide i guanti in lattice chiudersi sulle gole degli amici e si buttò indietro, come a schivare una fiammata o un masso che si schianta.

- Please - gli disse il prestigiatore ma Berto non lo guardò negli occhi. Non guardava mai nessuno negli occhi perché s’imbarazzava. Il vento lo prese di nuovo e la neve era dappertutto. Allora Berto corse lungo il sentiero in discesa, verso la statale. Cadde e si rialzò e cadde e strisciò con le mani gelate in mezzo alla neve. Si rialzò con il cuore impazzito e il petto che sembrava aprirsi a ogni respiro. - Maledette sigarette - pensò Berto e vide l’ombra nera arrivargli dietro e poi sentì l’odore di muffa che lo avvolgeva e seppe che non sarebbe mai arrivato a casa.

Mister Smith lavorava sodo, con la sveltezza che hanno le donne delle pulizie. Ogni cosa aveva un ordine e tutto doveva essere fatto prima dell’alba. Si sentiva solo un po’ stordito per via dei grappini bevuti e del tasso alcolico che avevano nel sangue gli stronzi.

Aveva già svuotato e risciacquato tutte le bottiglie di vino e di birra mettendole in fila sotto al tavolo. Allora tolse dalla tasca interna del cappotto un grosso astuccio rosso che conteneva gli aghi e le cannule.

Cosimo, Piero, Mario, Sandro, Andrea e Berto erano seduti attorno al tavolo. Stavano appoggiati due a due, ognuno con la testa nell’incavo della spalla dell’altro, come coppie di fidanzati al cinema. Avevano gli occhi chiusi e respiravano piano. Le loro braccia scoperte erano stese sul tavolo e si vedeva la loro forza nelle vene gonfie. Mister Smith tastò con delicatezza la vena di Piero e poi v’infilò l’ago lucido da 2.5. Il liquido denso uscì piano e attraversò il tavolo, dentro la cannula trasparente, arrivando fin giù nella bottiglia.

Poi toccò agli altri.

Il torrente gelato è coperto di neve fresca, però in qualche punto il ghiaccio ha ceduto e la luce forte del mattino mostra l’acqua scura che corre sotto.

- Porco zio non lo vedo ‘sto gancio.

- Datti una mossa dai che ho un freddo…

- Ah! Eccolo qui il cazzone.

I due in fondo alla scarpata sono macchie colorate. Stanno armeggiando intorno alla sagoma scura della macchina. Gli altri sono in cima alla strada e osservano il cavo d’acciaio che compare e scompare in mezzo alla neve. Portano tutti occhiali da sole avvolgenti e sono molto stanchi.

- Tira! - dice finalmente uno di quelli in fondo.

- Vado? - chiede quello sul ciglio della scarpata.

- Vai! Vai!

L’uomo sul ciglio si gira e fa cenno con la testa a quello che sta sul trattore. Ogni movimento gli costa un’enorme fatica.

Il cavo si muove e poi si tende. L’auto in fondo alla scarpata si sposta di lato e poi comincia a salire come un pesce morto tirato dalla lenza.

- Vai, vai così! - grida l’uomo sul ciglio.

L’auto solleva un’onda di neve con il muso e apre una strada dietro. I due uomini in fondo alla scarpata salgono lentamente.

Il cavo è teso e i grossi copertoni del trattore cominciano a raspare la neve sulla strada.

- Spingete, dai! - urla quello alla guida. Scendono tutti sotto il ciglio e ognuno fa forza. Ora sono in cinque dietro l’auto nera e si capisce che sono abituati a lavorare insieme.

- Oooo OP! oooo OP!

Le ruote anteriori della Mercedes nera spuntano sulla strada.

- Dai ancora! Oooo OP! Oooo OP!

L’auto è fuori e il trattore parte in avanti che quasi va a sbattere contro il muraglione dalla parte opposta. Quello del trattore spegne e scende lasciandolo di traverso la carreggiata, con la portiera aperta e le chiavi inserite.

Gli uomini si fermano un momento intorno alla macchina per riprendere fiato, soprattutto quelli che sono saliti dal fondo della scarpata. Non si sono mai sentiti tanto stanchi di prima mattina.

- Vi ho mai raccontato del gobbetto? - dice uno con gli occhiali a specchio.

- Il gobbetto? Cioè uno con la gobba? - gli chiede quello che era sul trattore.

- Porco zio ne racconta un’altra! - dice uno con il berretto.

- Voi credete che scherzo! Ma al mio paese viveva un gobbetto che aveva l’uccello lungo 36 centimetri!