Sandro aprì la portiera dell’auto – Tenetela ferma! Tenetela ferma! - gridò. Prima d’avvicinarsi all’abitacolo guardò Mario e Mario gli fece sì con la testa. Ma la sua mano non voleva staccarsi dalla maniglia della portiera: di qua la strada, di là la scarpata. La portiera aperta dell’auto non gli avrebbe lasciato scampo se la macchina si fosse mossa mentre era dentro.

L’uomo era vestito di nero e pareva morto. Poi si mosse e parlò in una lingua incomprensibile. Aprì gli occhi e allungò un mano. Sandro la prese e tirò che pareva un cavo d’acciaio della teleferica. Tirò e bestemmiò e l’uomo uscì sulla neve e la macchina si mosse.

- VIA VIA! - urlarono tutti e i fari divennero verticali contro il cielo e la macchina scivolò giù piano e poi forte, in una polvere di neve e luce lungo la scarpata. Erano tutti in mezzo alla strada. Tutti vivi e anche lo straniero e erano tutti felici perché avevano salvato la vita di un uomo e gli chiedevano se c’era ancora qualcuno sull’auto, e lui tutto nero e seduto sulla neve faceva no con la testa.

Appena rientrati nella baita lo videro alla luce della lampada a gas. Portava un cappotto nero con il bavero di velluto alzato e sotto indossava una specie di smoking. Doveva essere un riccone. Magari era uno che girava il mondo. Sicuramente non era uno che lavorava in fabbrica. Di tutto quello che diceva compresero solo thanks, perché lo disse molte volte e anche con la faccia. Grazie.

- Prego compagno - disse Berto e tutti risero. Anche lo straniero.

- Dentro legna, dentro legna - disse qualcuno.

- Tira fuori qualcosa di forte - disse Mario. - Porca puttana. Questa è una notte che ricorderemo per un pezzo!

- Grappa alla genziana va bene? - chiese Sandro prendendo una bottiglia di vetro tutta lavorata e dei bicchierini. Versò lentamente, con la mano che gli tremava per il freddo e l’emozione.

Lo sconosciuto prese in mano il proprio bicchiere e lo portò lentamente alle labbra annusandone il profumo, proprio come farebbe un gran signore. Poi sorrise e guardò tutti negli occhi, uno a uno, facendo un gesto lieve con il bicchiere. Per un momento tutti rimasero immobili con la neve che si scioglieva dagli abiti e dai capelli. Poi il liquore forte in gola e bicchieri sul tavolo a chiederne ancora.

- Aaaaaahhhh - disse Berto e s’accese una sigaretta.

- Dentro legna dentro legna - disse Mario sfregandosi le mani.

Cosimo cercò di dire qualcosa in inglese allo sconosciuto, ma stentava e allora rise e anche lo sconosciuto.

Bevevano tutti dai bicchieri il liquore paglierino e lo sconosciuto alzò ancora il bicchiere e allora videro i gemelli di brillanti sul polsino rigido della camicia che usciva dallo smoking, poi videro gli anelli che portava alle dita e parevano di ferro, ma dovevano per forza essere preziosi. Lo sconosciuto aveva dita lunghe e unghie lucide. Ma era la bocca a tenere lo sguardo di tutti, la bocca e le labbra e i denti bianchi che sembravano ceramiche Bavaresi. Proprio come un attore, o un cantante.

- Sembra vestito da sposo o da prestigiatore - disse sottovoce Berto a Andrea. - Gli manca solo il cappello a cilindro al cazzone.

L’uomo parlava in inglese, ma forse non era la sua lingua madre e in ogni modo nessuno capiva lo stesso, perché all’Istituto Professionale, la lingua straniera era il tedesco. E allora si sentirono così stupidi perché c’erano un sacco di domande da fare al prestigiatore in smoking, tipo da dove veniva, dove stava andando di notte da solo, che mestiere faceva. Si sentivano stupidi anche se gli avevano salvato la vita.

- Chi mi da una mano a prendere la legna? - chiese Sandro.

- Vengo io, aspetta che prendo la torcia. Dov’è la torcia? - disse Berto.

- Eccola - rispose Andrea. - Vengo a farvi luce.

Mentre si vestivano per uscire Mario versò ancora grappa alla genziana a Cosimo, a Piero e allo sconosciuto che a un certo punto disse Coortina.

- Cortina Cortina! - dissero insieme, contenti d’aver capito una parola.

- Ai emme Cosimo - disse finalmente Cosimo.

- Oh! Nice to meet you Cossimo - disse la bocca dello straniero. - I’m Smith.

- Arre yu Mister Smith? - chiese ancora Cosimo

- Yes I’m.

- Oh, Yes - disse Cosimo.