Sabato 24 e Domenica 25 Settembre - Civitella Val di Chiana (Arezzo), Cortile della Fortezza.

Seminario pratico di Azza in Arme, da trattato "Anonimo Bolognese" e conferenza Le usanze radicate nell'Italia medievale contro i sospetti casi di ritorno post-mortem.

Uno studio compiuto sulla cura dei luoghi di sepoltura e la modalità dei riti funerei, dall’età del ferro fino al tardo medio-evo, rivela quanto l’ancestrale paura della morte fosse accompagnata dal timore di un eventuale ritorno dei defunti nel mondo dei vivi.

Quanti in vita erano stati “stregoni”, vittime di turbe mentali, efferati assassini, “nati con la camicia” (ossia con la membrana amniotica che ricopre la testa) o comunque venivano connotati come outsider dalla proprio gruppo, erano visti come i candidati più probabili per diventare Revenant. La ritualità connessa al loro trapasso, quindi, doveva prevenire un loro ritorno nel mondo dei viventi.

Inumazioni compiute mutilando il corpo del defunto, praticandovi fori nel cranio mediante chiodi, eseguendo decapitazioni o lesioni agli arti, erano motivate dalla necessità di rendere il corpo del futuro Revenant incapace di muoversi, relegandolo per sempre nel buio della tomba. Si trattava di una necessità fondamentale, dato che i morti che tornavano a interferire nell’ordine delle cose erano mossi da pulsioni negative: rosi dal tormento, folli di disperazione o imbevuti di rabbia. Le circostanze della loro morte, o determinate anomalie nel loro stile di vita, avrebbero caratterizzato il loro comportamento al momento della loro rinascita come morti viventi.

Le pratiche apotropaiche, ossia di demistificazione e prevenzione della trasformazione del cadavere in Revenant, erano note e largamente impiegate.

In merito a esse, sabato 24 settembre a Civitella Val di Chiana, si terrà la conferenza Le usanze radicate nell'Italia medievale contro i sospetti casi di ritorno post-mortem, sulla base di reperti archeologici ritrovati dall'archeologo Luca Cesari. Lo studio di Cesari, volto a ricercare le motivazioni sociali e simboliche delle pratiche apotropaiche, è del tutto spoglio dei riferimenti cari alla fiction e indirizzato puramente ad identificare le credenze dei nostri predecessori in merito alla non-morte.

La conferenza si svolge all’interno di una delle manifestazioni della Sala d’Arme Achille Marozzo, nello specifico uno stage di Azza medievale basato sul trattato noto come Anonimo Bolognese.

Luca Cesari, Archeologo, Istruttore e Fondatore della Sala d’Arme Achille Marozzo ha pubblicato le sue ricerche sui Revenant sulla rivista Cristiani e Pagani – Forme ed attestazioni di religiosità del mondo antico in Emilia, Edizioni Aspasia, parallelamente al lavoro del collega Pierangelo Pancaldi.

Cesari è meglio conosciuto per il suo lavoro di ricerca storica volto alla riedizione comprensiva dei principali trattati di scherma europea, attività svolta assieme a compagno d’arme Marco Rubboli, anch’egli Fondatore della Sala d’Arme Achille Marozzo. Tramite la casa editrice Il Cerchio, Rubboli e Cesari hanno pubblicato L'arte cavalleresca del combattimento, ossia il De arte gladiatoria dimicandi di Filippo Vadi del 1482-87, e il celebre Flos Duellatorum del 1409 di Fiore dei Liberi di Cividale. Testi noti e largamente impiegati da numerose sale d’arme e gruppi di rievocazione storica. Di prossima pubblicazione è Anonimo Bolognese, un trattato d’arme del primo Rinascimento rinvenuto dalla Achille Marozzo.