La prima domanda che sorge spontanea è: perché? Perché pubblicare una raccolta di demo e live di una band che non esiste più da vent'anni? Perché riproporre oggi la povera discografia di un progetto mai giunto a maturazione? La risposta è probabilmente Mario Di Donato, attuale chitarrista dei The black, band oggi formalmente (e sembrerebbe solo formalmente) attiva. Aprendo una breve parentesi a riguardo, i The black nascono dalle ceneri dei Requiem (di cui parliamo) per volere di Di Donato e Giuseppe Miccoli, batterista dei Requiem stessi. Il gruppo si dedica a un doom cupo a sfondo cristiano, cantato in latino dallo stesso Di Donato.

I Requiem qui proposti sono stati in attività dalla metà degli anni ottanta fino al 1992, proponendo un genere molto simile a quello dei The black, ma con testi in inglese e Ken Thunder ed Eugenio Mucci ad alternarsi ai vocals. Nonostante la biografia presenti sia i The black che i Requiem come pietre miliari del doom nostrano, in realtà né gli uni né gli altri sembrano mostrare elementi che li pongano al di sopra di qualsiasi altra band di genere. L'ultima pubblicazione dei The black, Peccatis nostris/Capistrani pugnator, risale al 2004 e all'ascolto non è parsa di particolare interesse, mentre la loro più recente esibizione live (stante al sito ufficiale) risale al 2008.

Sorge quindi il sospetto che questa raccolta sia in realtà una pubblicazione tappabuchi, giusto per raccogliere fondi senza fare troppa fatica (anche se in realtà, di questi tempi, come si fa a dargli torto?).

Il primo CD contiene una raccolta (nella raccolta!) di pezzi demo registrati dal gruppo tra il 1985 e il 1988, e l'EP Ex-voto. 1985-1988 propone brani profondamente ispirati a un heavy doom di matrice classica, che ricorda costantemente, almeno a chi scrive, Candlemass e Black Sabbath da un lato, Iron Maiden dall'altro. Il tutto è abbastanza ben registrato e tecnicamente ben eseguito, soprattutto se si considera l'epoca e il fatto che si tratta di demo. Essendo una raccolta purtroppo la qualità dell'audio non è costante, variando considerevolmente da un pezzo all'altro. I brani a tratti riescono a essere anche coinvolgenti, ma l'eccessiva prolissità di certi passaggi e il cantato discutibile di Ken Walker rovinano il poco di buono che si potrebbe cavarne. Inoltre, la costruzione dei brani, priva una struttura ben concepita, rende difficile cogliere il significato del lavoro svolto, facendo sì che le melodie fatichino a rimanere in testa per più di qualche secondo.

Ex-voto rappresenta l'esordio in vinile della band trasferito su CD. Ciò che dà fastidio è che tutti e quattro i brani in essa contenuti (Rhapsodia, Post mortem vale, Dies irae e Requiem) siano già presenti nella raccolta di cui sopra. Concessa Requiem, quanto meno registrata dal vivo, qual'è il significato di riproporre le stesse tracce all'interno dello stesso CD nell'ambito della stessa raccolta? Giocare a “trova le differenze”? Non approviamo.

Cambio di CD, cambio di cantante, cambio di epoca. Via crucis è il primo (e ultimo) LP prodotto dai Requiem. La voce di Ken “The Witch” Thunder passa il testimone a Eugenio “Metus” Mucci. Il timbro è più profondo, tenebroso, forse un po' più adatto al genere, ma non superiore dal punto di vista qualitativo. I ritmi rallentano ulteriormente, la componente doom ha definitivamente la meglio su quella heavy. Aumentano le parti strumentali e gli assoli, determinando pezzi ancora più prolissi e spesso noiosi. Insomma vi è un'evoluzione, ma risulta difficile dire se in meglio o in peggio. Al tutto si associa una registrazione qualitativamente inferiore rispetto ai primi lavori: tutti gli strumenti sono troppo bassi, tanto che la chitarra solista risulta difficile da seguire perché la voce copre tutto.  Ma è lo scherzetto del riproporre più volte gli stessi brani a decretare la definitiva bocciatura della confezione. Live contiene sette brani registrati dal vivo, di cui ben cinque già proposti, uno per la terza volta (Post mortem vale).

Lungi da noi il voler andare contro la scena musicale nostrana, per altro in grandissimo fermento in questo periodo, ma, sinceramente, il proprio valore lo si dimostra producendo musica nuova e suonando dal vivo, non con la raccolta dei demo di un gruppo che non esiste più, spacciandola (a torto o a ragione) per una pietra miliare. Inoltre, dal nostro punto di vista, questo è materiale che poteva essere tranquillamente diffuso come bonus di altre uscite. Il mio consiglio a chi vuole approcciarsi ai lavori di Di Donato è lasciare perdere questo best of e di reperire piuttosto il più recente Peccatis nostris/Capistrani pugnator, nella speranza di poter vedere i The black suonare dal vivo.