Gli alieni arrrivano all' improvviso, ed è subito guerra. Nessun'arma sembra in grado di fermarli. Un padre di famiglia divorziato (Tom Cruise) lotta per la sopravvivenza sua e dei suoi figli, cercando di riunirsi al resto della famiglia attraverso rovine e distruzione, difendendosi tanto dalle armi degli alieni quanto dalla frenesia e dal panico degli stessi umani.

Chi meglio degli alieni poteva incarnare, sulla carta, le paure e le angosce dell'America del nostro tempo?

Oggi gli Stati Uniti non vivono più il dramma del Vietnam o la Guerra Fredda, e il cinema hollywoodiano guarda al presente come ispirazione da sfruttare per i propri film: dopo l'Undici Settembre il nemico è un terrore invisibile, spietato e "alieno", appunto.

Se si vuole nobilitare, come qualche illustre critico ha fatto, la Guerra dei Mondi di Steven Spielberg accostandola ai temi del tempo contemporaneo oltre la mera ispirazione di fondo, però, si devono anche riconoscere i filtri tramite i quali l'opera è stata costruita.

Fa riflettere, per esempio, il fatto che gli alieni non hanno motivazioni: sono demoni primordiali, quasi biblici, che arrivano tra i fulmini e si muovono sopra nuvole di fuoco.

Non c'è un tentativo di comunicazione, né possibilità di dialogo, ma solo guerra insensata. O ancora il punto di vista incentrato esclusivamente sugli U.S.A., come se gli alieni fossero tutti i non americani.

Così come il motore del film è prevedibile, altrettanto lo sono gli attori principali.

Dakota Fanning e Tom Cruise
Dakota Fanning e Tom Cruise

Se da un lato rispecchiano gli "idealtype" del marito divorziato con figli, dell'adolescente ribelle e della bambina al passo coi tempi, dall'altro lato tale scelta, finalizzata alla facile immedesimazione, non lascia possibilità di approfondimento: come se il regista mettesse davanti allo spettatore uno specchio in cui viene spontaneo riconoscersi, ma l'immagine riflessa rimane pur sempre bidimensionale e senza profondità.

I ruoli secondari, di conseguenza, sono ancora più anonimi, fino a sfociare nell'inutilità.

Dopo appena cinque minuti dedicati alla presentazione dei protagonisti si passa subito all'effetto speciale, in un motivo conduttore che si ripeterà per tutta la proiezione, alternando scene di pseudo-dialogo ad altre di grande spettacolarità; ma il tutto è presentato con manierismo e mestiere, non ci sono spunti originali né sorprese degne di nota, anzi, a volte si scade addirittura nella facile autocitazione. (in una scena ho pensato che dovesse apparire da lì a poco un Velociaptor...)

I soli effetti speciali non possono fare da collante tra la prevedibilità della trama e la piattezza dei protagonisti, anche se c'è un certo bilanciamento di calma e azione che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe accontentare (o non-scontentare ) una fetta abbastanza larga di pubblico.

L' unico interprete degno di nota è la giovanissima Dakota Fanning, pur con qualche forzatura nelle scene claustrofobiche del secondo tempo. Ma convince più per il confronto con le maschere monotematiche dei suoi colleghi che per meriti propri.

La giostra dei facili sentimenti che pervadono la pellicola sin dalle prime scene delude chi si aspettava qualcosa di innovativo; incongruenze e buchi di sceneggiatura non migliorano di certo la situazione.

L' aura di mistero e sacralità che per lungo tempo ha circondato l'aspetto degli "omini verdi" e lo sviluppo del finale si dissolve al primo sguardo, senza colmare la grande aspettativa cui il bombardamento pubblicitario, più efficace di quello delle navicelle spaziali del film, ci aveva preparato.

In definitiva, non si sentiva il bisogno di scomodare gli alieni di un lontano universo per mostrarci le disavventure di un padre-tipo di una famiglia media americana, soprattutto se mancano del tutto gli spunti sociali, politici e religiosi che l'incontro-scontro di "mondi" diversi dovrebbe suscitare...

Purtroppo ogni elemento è ovattato, ammorbidito, addolcito per renderlo adatto a tutti.

L'apparente ricerca del facile consenso tramite scelte di comodo, quindi, ha fatto sprecare l'ennesima occasione per andare oltre i soliti stereotipi, primo fra tutti quello degli alieni, al cinema sempre o troppo cattivi o troppo buoni.

E degli umani - orrore! - troppo "medi".

Il giudizio finale non può che risentirne, anche se in ultima analisi la Guerra dei Mondi non sfigura (ma nemmeno spicca) di fronte alle altre opere contemporanee che fanno dell'effetto speciale il loro punto di forza, e adempie egregiamente alla sua finalità di "entertainment": ovvero "intrattiene" senza impegno né pensieri per due ore scarse di proiezione.