Definito da più parti (e con un po’ di superficialità) lo “Stephen King svedese”, John Ajvide Lindqvist è conosciuto principalmente grazie al suo capolavoro Lasciami entrare, romanzo d’esordio risalente all’ormai lontano 2004 e da cui sono stati tratti un paio di adattamenti cinematografici di buon successo.

Da sempre la sua narrativa si distingue per una grande attenzione sia alle tematiche sociali che agli aspetti psicologici che derivano dal vivere nel frenetico mondo di oggi. Tutto questo supportato da uno stile pulito ed elegante che utilizza di frequente metafore e simbolismi, capace di tratteggiare situazioni angosciose ma sempre venate da una certa malinconia e romanticismo di fondo.

E questo avviene anche in L’altro posto, ultimissimo parto dato alle stampe nell’edizione italiana da Marsilio poco prima dell’estate. Ideale, ma del tutto autonomo, seguito del precedente Musica dalla spiaggia del paradiso, questa vicenda è ambientata tra l’autunno e l’inverno 1985-1986.

John, “quasi” alter ego dell’autore, è un giovane che coltiva l’arte della magia e della prestidigitazione e sogna di diventare un grande illusionista. Per fare questo, è deciso a partecipare ad una rassegna internazionale che dovrebbe tenersi di lì a breve a Copenaghen ma, soprattutto, ha lasciato Blackeberg – il quartiere periferico in cui è cresciuto – per trasferirsi da solo nel centro di Stoccolma.

E qui entra in scena il primo elemento destabilizzante del romanzo, ossia il condominio in cui il ragazzo va ad abitare che è popolato da personaggi decisamente strani. Infatti, mentre cerca ingaggi presso ristoranti e bar in cui esibirsi per raggranellare qualche soldo, John nota fin da subito un andirivieni piuttosto sospetto nel locale adibito a lavanderia comune dove i suoi vicini si recano a tutte le ore del dì e della notte, anche le più insolite. Fin dal primo giorno che trascorre nello squallido e tetro monolocale al pian terreno poi, John riceve inquietanti telefonate notturne in cui un’anonima voce maschile continua a chiedere di un certo Sigge. Come se non bastasse, si fa largo nella sua memoria il ricordo di un evento traumatico legato alla sua infanzia e alla comparsa improvvisa di uno stranissimo bambino.

Sullo sfondo, intanto, si stanno dipanando una serie di eventi storici che trascineranno la Svezia in una pericolosa spirale di tensione sociale che toccò l’apice il 28 febbraio 1986 con l’omicidio (tutt’ora irrisolto) del premier socialdemocratico Olof Palme; episodio a dir poco scioccante per la società svedese dell’epoca e che – a livello di ripercussioni sull’opinione pubblica e sulla scena politica – rappresentò per il paese scandinavo qualcosa di molto simile al nostro “Caso Moro”.

In tutto questo, più passano i giorni, e più il nostro John è desideroso di capire cosa combinano i condomini in quelle strane riunioni in lavanderia e, fortemente attratto dall’enigma, finirà per unirsi a una specie di setta che ha scoperto un modo per entrare in contatto con “qualcosa d’altro”.

Troppi spoiler, direte voi, ma non è assolutamente così fidatevi: la vera storia inizia da questo preciso istante.

L’altro posto è un romanzo che conferma quanto di buono già sapevamo sul conto di Lindqvist e, se possibile, ne esalta ancora di più l’anima malinconica e permeata da un profondo “mal di vivere” che si riflette nei suoi personaggi, quasi tutti sconfitti, perduti e terribilmente soli.

Ed è forse questa una delle differenze che saltano subito all’occhio tra la mentalità nordica e la nostra, popolo dal temperamento latino sicuramente pieno di difetti, ma anche con alcuni pregi innegabili.

Sì, perché tra le pagine scritte da Lindqvist ci è parso di cogliere anche una forte critica alla mentalità e alla società del suo Paese. La Svezia infatti, è vista da molti (anche a ragione) come una nazione pressoché perfetta, efficiente e priva di grattacapi, ma si sa che in realtà nasconde al suo interno una serie di problematiche sociali molto serie e complesse. Una su tutte è proprio il fortissimo senso di solitudine e abbandono che possono avvertire coloro che, per le ragioni più svariate (una malattia, un lutto, insuccessi lavorativi o personali) rimangono indietro e faticano a trovare la forza di ripartire. Non a caso purtroppo la Svezia figura ai primi posti di classifiche assai poco invidiabili come l’alto tasso di suicidi o l’alcolismo.

Non che queste cose in altri paesi non avvengano, ma semplicemente seguono dinamiche diverse, e proprio leggendo questo romanzo salteranno all’occhio le differenze di comportamento, anche piuttosto stridenti. Lindqvist infatti, in più di un’occasione, rimarca come nella mentalità svedese sia davvero molto sottile il confine tra riservatezza e pura e semplice indifferenza, se non addirittura egoismo.

Problemi che vengono amplificati dalla proverbiale “freddezza” della gente che, sarà anche un luogo comune, ma nei paesi nordici è facile avvertire.

In conclusione, L’altro posto è un libro in cui si respira una forte aria “Polanskiana”, ma che vive moltissimo di suggestioni e immagini care al primo Clive Barker o, in più di un frangente, vicine ad alcune pellicole di David Cronenberg.

Un romanzo visionario ma forte, che sa essere cupo e intimistico ma anche estremamente carnale; di sicuro si tratta di qualcosa che cattura l’attenzione del lettore e, rispetto ad altri lavori precedenti, gode di un maggior ritmo e capacità di sintesi.

Da parte nostra, straconsigliato.

L'ALTRO POSTO 

di  John Ajvide Lindqvist

Copertina flessibile: 320 pagine

Editore: Marsilio (24 maggio 2018)

Collana: Farfalle

Lingua: Italiano