Vogliano i lettori di Horror Magazine, scusarmi se, per un momento, svesto i panni di giornalista e indosso quelli di semplice lettore e appassionato, per ricordare la scomparsa di un grande scrittore, sceneggiatore e traduttore: Alan D. (al secolo Sergio) Altieri, cantore dell’Apocalisse e inventore di un suo linguaggio orginale per raccontarla.

Ho incontrato un paio di volte Alan D. Altieri, che ho sempre guardato da lontano, come una sorta di figura mitologica e timore reverenziale, per me che ne sentivo parlare spesso nell'ambiente (sia in veste di editor, che di scrittore), e di cui avevo letto alcune sue brillanti e folgoranti opere.

La prima volta è stata nel Dicembre del 2011, alla presentazione di Bloodymilla, la prima graphic novel di Barbara Baraldi, di cui ero il curatore per Delos Books, insieme al mio socio Stefano Fantelli.

Altieri era stato invitato da Stefano Di Marino, che faceva da relatore alla serata, tenutasi a Milano da Bloodbuster, locale cult dedicato ai collezionisti dell’horror d’annata.

Stefano a un certo punto lo aveva invitato a intervenire, e lui aveva espresso un parere acuto e puntuale sull'opera della Baraldi. Ricordo che zoppicava leggermente, e mi ero chiesto a cosa era dovuta la cosa.

In quell'occasione non avevo avuto modo di stringergli la mano e di presentarmi, perché era dovuto scappare via, forse per scrivere una sua nuova opera apocalittica.

La seconda volta ci eravamo sentiti via email, sempre grazie all'instancabile Di Marino, che lo aveva voluto coinvolgere alla presentazione di Io sono le voci di Danilo Arona all'interno dei Delos Days 2013, dove rappresentavo Horror Magazine (una bella esperienza ma molto faticosa), per metterci d'accordo sul suo intervento.

Poi finalmente il giorno della presentazione ci eravamo conosciuti e presentati, ed era stato intenso.

Di lui ricordo la vigorosa stretta di mano, la sua presenza massiccia, che invece di incutere timore, ti abbracciava con entusiamo, la sua voce possente, e quell’aria di autorevolezza che lo circondava.

Mi aveva fatto i complimenti per l'organizzazione della presentazione (io già davo segni di stanchezza) e ne ero stato felice.

Inutile dire che il suo intervento sul libro di Arona era stato acuto, profondo e ricco di stimoli.

Era stato bello constatare come quel gruppo di scrittori (Arona, Di Marino, Altieri), categoria  che spesso in Italia è divisa, per svariati motivi, fosse così unito, sia per professionalità sia che per una bellissima e profonda amicizia che li legava.

Ciao Sergio, ci mancherai.