Il prossimo 25 marzo uscirà per Rise Above Records, Horrible Night, il nuovo lavoro della doom band Moss. La band, formatasi nel 2000, vede un interesse comune per il mondo dell'horror e dell'occulto, e propone fin da subito brani dai suoni particolari, cupi, massicci e di lunga durata. Nonostante l'uso di basse frequenze, i Moss non presentano in line up nessun bassista: la band è infatti formata da Olly Pearson (voce, Hammond), Dominic Finbow (chitarra) e Chris Chantle (batteria). Inizialmente, dopo la pubblicazione della prima demo nel 2001, l'intensità live è piuttosto bassa: la prima data dei Moss risale infatti al 2002. Il 2004 è l'anno più proficuo e soddisfacente per la band in quanto a live, grazie alla partecipazione al festival europeo Ashes to Ashes/Soom to Dust.

Il debut album dei Moss, Cthonic Rites (Aurora Borealis Records) viene rilasciato il 25 dicembre del 2005: il disco è stato stampato in 115 copie limitate, registrate al Camden Undwrworld il 20 agosto 2005, in occasione del 115 compleanno di H.P. Lovecraft. Nel 2008 esce Sub Templum (Rise Above Records), nel 2010 Never Say Live e il 2013 è invece l'anno di Horrible Night.

La cupa, estenuante e inquietante title track, si avvia a passo pesante e lento. Spartana nei suoni e violenta nelle intenzioni, è un concentrato musicale orrorifico, semplice ma d'impatto selvaggio: dopo il giro strumentale d'inizio, compare la voce, naturale e piacevolmente grossolana. Sembra di vivere musicalmente un racconto di Lovecraft e un esperimento interessante potrebbe essere quello di leggere La Tomba (The Tomb, 1917) con Horrible Night di sottofondo: inquietudine allo stato puro per un'esperienza estatica terribile.

Un brivido si ramifica sulla schiena alla comparsa del grido effettato accompagnato dai suoni noise di chitarra: un mostro che si erge nella notte vomitando urla e lamenti terrificanti, che potremmo considerare una manifestazione della paura timidamente solcata, a tratti, dall'adrenalina. Sul finire del pezzo, ricompare il tema iniziale, ed ecco Jervas Dudley risalire dalla tomba degli Hyde, per poi scomparire tra gli alberi di una foresta nebbiosa.

Bleeding Years, massiccia e solenne, si appoggia sulle linee cupe e inquietanti di Horrible Night: un riff di chitarra maestoso si incastra su una batteria dai colpi pesanti e imponenti, lasciando spazio al comparire della voce intorno ai due minuti. La voce, nel panorama pesantemente doom del brano, conduce l'immaginazione in un mondo fatto di ematite, dove a piovere è uno scurissimo sangue venoso. Una tosse soffocante prende il posto della voce per un inquietante momento, e la chitarra, più pulita, conclude il brano, il quale, tuttavia, lascia un ambiguo senso di sospensione.

Dark Lady si apre con un rumore fastidioso e strozzato, per poi lasciare spazio all'angosciante riff di chitarra, in linea con quello di Bleeding Years. La voce, squillante ma debitamente conturbante, delinea le forme del pezzo: sembra di stare in un incubo musicale e musicato, intrappolati e in attesa che una forza misteriosa decida il nostro destino onirico. La voce si ingrossa, diventa rauca e gridata, e sembra quasi provenire da una remota cappella abbandonata, nel cuore di una vegetazione selvaggia e sovrana. L'ambientazione musicale è funerea, terribile e straziante, e il pezzo interessa l'ascoltatore a 360°, ipnotizzato, quasi, dall'incessante ritmo accorato e coinvolgente.

Dreams From The Depths si avvia con un timido tocco delle dita sulla sei corde, che prosegue, imperterrito, anche al comparire del mostruoso suono indefinito, una sorta di gorgoglio grave e cupo che diventa, successivamente, padrone della scena musicale. Un incubo fatto di tentacoli viscidi e avvolgenti, che risale dalle profondità di una terra misteriosa, acquitrinosa e putrescente.

Con Coral of Chaos tornano protagonisti tutti gli strumenti, a incrementare ulteriormente il tasso di tormento e agitazione generale. Il tema e la tonalità del brano sono i soliti della title track, l'unica differenza è nel ritmo, leggermente più dinamico e accentuato: un elemento sonoro di disturbo si presenta con una nota continua e prolungata, presumibilmente di chitarra, fastidiosa, ma pungente e intrigante. Considerando il titolo del pezzo e alcune parole facilmente comprensibili nella strofa, è lecito supporre che Coral of Chaos sia dedicato e ispirato al Ciclo di Chtulhu, il ciclo letterario più corposo, importante e conosciuto di H.P. Lovecraft.

I Saw Them That Night chiude il lavoro riallacciandosi a Bleeding Years, della quale riprende la tonalità, il riff e l'atmosfera: a metà brano uno straziante assolo di chitarra stringe in un pugno la mente dell'ascoltatore, ormai completamente impantanata in quelle che potrebbero definirsi come sabbie mobili di una follia funerea. Una marcia funebre a ritmo doom, che accompagna il senno di chi sta ascoltando, lanciato, ormai, in un mondo tetro, nero, nebbioso e misterioso, dove mani, tentacoli e orrori di ogni genere, spuntano danzanti dal sentiero firmato Moss.

Horrible Night è un vero e proprio viaggio all'interno di un mondo nuovo, oscuro e nebbioso, un espresso per un oltremondo nero come la pece e dai contorni indefiniti: i suoni crudi, violenti e naturali, sono ottimi per gustare appieno un'esperienza strana in ambito musicale. Non si può dire che sia un album bello, analizzandolo dal punto di vista compositivo e sonoro, ma è assolutamente particolare, d'impatto, strano: dopo l'ascolto, ogni minimo rumore fa trasalire, la mente si trova in balia di un'atmosfera nuova e mai scoperta.

È un'esperienza innovativa, interessante e coinvolgente, anche per coloro che non hanno mai apprezzato o ascoltato il doom estremo: la prerogativa fondamentale, tuttavia, è quella di essere innamorati dell'horror e curiosi di scoprire nuovi lidi cupi, malati, funerei e putrescenti.