Uno dei dischi più attesi dell’anno, Life Metal dei droners americani Sunn O))) si pone come un disco peculiare nella carriera del duo formato da Stephen O’ Malley e Greg Anderson.

È ormai pacifico e comunemente riconosciuto come il progetto abbia saputo, nel corso della sua ventennale carriera, indicare al metal nuove vie sonore, radicalizzando ancor più la lezione dei seminali Earth, e soprattutto facendolo collimare con territori prettamente avanguardistici e sperimentali di scuola novecentesca. La dedizione dei due artisti è sempre stata totale, poco incline a facili compromessi, fattore che li ha portati a catalizzare intorno al loro progetto un intero immaginario oscuro, pagano e dalle tinte sacrali.

Life Metal, nono album in studio del duo, fa quindi un po’ il punto della situazione degli ultimi dieci anni di carriera, anni che hanno visto i Sunn O))) giocare con il loro stile, aggiungendo o togliendo sempre qualcosa. E se ciò è sostanzialmente evidente negli album collaborativi – dove il gruppo doveva per forza di cose contaminarsi con gli altri artisti con cui collaborava – lo è stato anche con Monoliths & Dimensions e Kannon. Due dischi sotto le cui ombre Life Metal si adagia, proseguendo nel loro solco: dal primo ruba gli esperimenti sonori e le trovate più musicali, mentre dal secondo una certa “ariosità”, apertura e agilità del sound e del songwriting. Questi tre termini, ca va sans dire, vanno ovviamente presi con le pinze, e chi conosce i Sunn O))) sa che da quel wall of sound così imponente e titanico, che ha fatto la fortuna del duo, non si può sfuggire. Ecco, semmai il valore di Life Metal risiede nel mettere leggermente in discussione questo assunto, punto di vista avanzato già dal precedente Kannon ma qui esplorato con maggior convinzione e libertà.

La copertina (da gustare appieno nel formato LP) è la perfetta trasposizione visiva della musica: un suono che non è (solo) monolitico, annichilente, un baratro oscuro nel quale essere risucchiati, bensì capace di farsi appunto più aperto, come precedente accennato, come una nebbia attraversata da colori caldi. Uno spesso manto che silenziosamente, ma implacabilmente, avvolge il corpo di chi ascolta; un movimento d’aria, il respiro profondo e caldo di un drago. Su questo impianto generale si inseriscono poi diversi spunti, capaci di trasformare i quattro lunghi pezzi attraverso i quali Life Metal si dipana: la voce di Hildur Guðnadóttir, delicata e sussurrata, che sembra danzare in punta di piedi sull’oceano di lava dei watt dell’iniziale Between Sleipnir’s Breath; l’organo a canne suonato da Anthony Pateras, che carica l’atmosfera del pezzo più assimilabile del disco, Troubled Air, di una palpabile tensione tragica; e ancora, sempre la Guðnadóttir nella conclusiva Novæ, dove a circa metà dei 25 minuti del brano sfodera il suo haldorophone (strumento a corda simile al violoncello ma capace di produrre echi e feedback tramite la vibrazione di alcune particolari corde sul corpo dello strumento) bucando e al contempo dialogando col muro delle chitarre, come quasi a voler raccogliere il testimone delle vibrazioni imbastite da O’ Malley e Anderson in un connubio fra elettrico e analogico.

E a proposito di analogico, Life Metal è stato pianificato su una lavorazione puramente analogica dall’inizio alla fine, dalle iniziali fasi di registrazione sino al mastering, operazione che ha visto coinvolto Steve Albini, di certo non il primo sprovveduto, ma che segna per la prima nella storia dei Sunn O))) la volontà di volersi affidare in cabina di regia a qualcuno che non sia uno dei due componenti.

In sostanza, Life Metal saprà sicuramente soddisfare i fan del duo e, chissà, magari avvicinare nuovi potenziali ascoltatori che, partendo proprio da questo album, potrebbero andare a ritroso alla scoperta del resto della loro discografia.

Ad ogni modo, alla luce di questa nuova tappa discografica si ha come la sensazione che la musica dei Sunn O))) rischi di girare un po’ in tondo, senza offrire particolari spunti che aumentino la longevità di un lavoro le cui idee sopra elencate, sotto sotto, rischiano di suonare più come mere imbellettature che altro.

Life Metal non è esente da cali (vedasi la terza traccia, Aurora, un riempitivo che è mera dimostrazione di muscoli) e rischia di risultare scontato e prevedibile in più punti, non riuscendo ad andare al di là di ciò che è già stato fatto in passato in maniera più interessante e convincente. Non un brutto album, ma un’opera che offre il fianco all’ipotesi che oggi i Sunn O))) si stiano trasformando in semplici mestieranti. E questo, per un progetto che ha fatto di un certo tipo di atmosfera la sua ragion d’essere, non è esattamente un bella notizia. Si vedrà cosa riserverà il prossimo album dei droners americani, Pyroclasts, in uscita in autunno e già annunciato come maggiormente meditativo rispetto a Life Metal.