È in questi giorni nei cinema La pelle che abito, la pellicola diretta e sceneggiata da Pedro Almodóvar che rilegge in un certo modo il mito di Frankestein, libero adattamento del libro Tarantola di Thierry Jonquet.

La vita del chirurgo plastico Ledgard  è stata sconvolta da un tragico avvenimento: la morte di sua moglie in seguito a un incendio causato da un incidente stradale. Spinto dal desiderio di curare ciò che gli ha portato via per sempre la sua cara compagna di vita, comincia a sperimentare un tipo di pelle sintetica che può essere applicata in caso di gravi ustioni. Lavora a questo progetto per circa 12 anni e per raggiungere il suo obiettivo non si fa scrupoli. Va oltre ogni limite etico per completare il suo progetto e questo non sarà il suo unico crimine…

Il film è stato presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes e si avvale della partecipazione di attori come Antonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes, Eduard Fernández, Fernando Cayo, Bárbara Lennie, Blanca Suárez.

“E’ un film” – ha affermato il regista – al quale lavoro da dieci anni. Molto diverso da tutto quello che ho fatto fino ad ora, ed adattamento. Ci sono vari temi portanti: l’enorme abuso di potere messo nelle mani di una sola persona; lo straordinario istinto di sopravvivenza che contraddistingue la specie umana e il tema dell’identità. Per sviluppare questi concetti ho scelto uno stile austero, sobrio, niente splatter o gore, sarebbero state scelte nocive all’impatto che deve avere sul pubblico la pellicola”.