Horror del 1965 diretto da Freddie Francis e primo film a essere realizzato dalla casa di produzione cinematografica Amicus fondata da Subotsky e Rosenberg, nata per sostituire la Hammer ormai prossima al declino.

Trama: Un treno corre nella notte, in uno scompartimento il dottor Shock invita i suoi cinque compagni di viaggio a interrogare i tarocchi. Ad ognuno di loro viene predetto un prossimo, tragico incontro con il soprannaturale. Jim Dawson dovrà affrontare un licantropo, Bill Rogers e la sua famiglia si troveranno a combattere una pianta sconosciuta, Biff Bailey sarà vittima del voodoo, Franklyn Marsh verrà perseguitato da una mano mozzata e infine il dottor Blake vedrà sua moglie trasformarsi in vampiro.

Perché vederlo: Primo tra i film horror a episodi, Le cinque chiavi del terrore corre sul filo dell’umorismo nero fin quasi a farsi parodia.

La sceneggiatura è di Subotsky che fa un lavoro di scrittura non particolarmente brillante, le storie raccontante difettano di originalità, indebolite ancor più da una struttura piuttosto fragile risultando facilmente prevedibili.

Da un regista come Freddie Francis ci si sarebbe aspettato una direzione che mitigasse i difetti della scrittura, invece anche lui fatica a mantenere il giusto ritmo lasciando cadere più volte la pellicola nella monotonia.

L’incipit, l’epilogo e tutto quanto si svolge all’interno della cupa carrozza risultano momenti molto ben riusciti, caratterizzati da una forte umorismo e tetri in giusta misura. I cinque racconti invece, complice una costruzione narrativa troppo debole, non riescono a misurare altrettanto adeguatamente comico e lugubre e inevitabilmente perdono di energia.

È il dottor Shock a fare da collante alle storie in cui gli sventurati protagonisti si trovano alle prese con le creature più emblematiche dell’intero immaginario orrifico.

Quella tra tutte più riuscita è senza dubbio La mano strisciante, che vanta la presenta di un Christopher Lee in splendida forma. Ossessionato tanto da sfiorare la follia, è vittima di una dissennata sete di vendetta che innescherà una spirale di spaventosi eventi.

Un buon risultato è raggiunto anche con L’uomo lupo che, pur non potendo contare sulle capacità recitative dei suoi interpreti, ha un’ottima messa in scena in cui la tensione e il rivelato (viene mostrato molto poco data la totale assenza di effetti speciali) sono dosati con intelligenza.

La vite rampicante pur partendo da un’idea interessante finisce per essere sviluppato in maniera alquanto banale, così come Vampiro che ha sussulti di originalità ma è colpevole di essere troppo sbrigativo.

Voodoo è l’episodio più debole e noioso tra tutti, poco coinvolgente e recitato in maniera mediocre. Il finale chiarificatore è comunque capace di risollevare le sorti della pellicola coadiuvato da una buona colonna sonora e dall’ottima fotografia di Alan Hume.

Fantastico come sempre Peter Cushing, perfetto nel ruolo del funereo menagramo, terrificante ed enigmatico, la cui sola interpretazione vale tutto il film.

Le cinque chiavi del terrore pur non essendo un film imprescindibile rimane tuttavia un classico in cui sono mescolati alcuni buoni ingredienti e che se pure pecca di numerosi errori tecnici ha dalla sua la presenza di due mostri sacri del cinema, Cushing e Lee, che da soli incarnano la quintessenza dell’orrore.

Curiosità: Nella versione inglese il nome del personaggio interpretato da Peter Cushing è Sandor Schreck, lo stesso cognome di Max Schreck, attore tedesco che interpretò il Conte Orlok nel Nosferatu di Murnau.