Il quinto comandamento fu: resisti.

In fondo la sua vita era stata tutta una questione di resistenza.

Alla fatica, alla noia, al dolore.

Alla tristezza, all'incomprensione, alla paura.

A volte capitava che non riuscisse a schivare un ostacolo, per quanto facesse attenzione. Allora sentiva un osso fare crack come se fosse un omino di sedano. In quei casi proprio non ce la faceva, a non piangere.

«Perché proprio a me, Babbo?» aveva chiesto una volta.

«Le cose preziose sono spesso le più fragili. Tu sei di cristallo.»

Osteogenesi imperfetta, così la chiamavano i medici. Per tutti gli altri erano più semplicemente ossa di vetro.

Le porte chiuse che si affacciavano sulla scala nascondevano tutti i mondi possibili. Un colpo di vento improvviso ne spalancò una proprio al suo passaggio e Antonio sentì cedere una delle gambe.

Crack, fece la tibia dentro la carne.

Si sentì mancare e si aggrappò con entrambe le mani alla ringhiera, cercando di non spostare il peso sulla gamba rotta.

«Arrenditi... » disse Mangiabarche, con voce più cupa del tuono.

Quando infine raggiunse la porta in cima alle scale, trovò il Babbo in piedi davanti alla lanterna spenta. L'uomo non guardava attraverso le vetrate, ma contemplava qualcosa che fluttuava tra lui e il mare in tempesta.

Riflesso nel vetro, con la stessa consistenza di un fuoco fatuo, intravide il volto della madre.

Mangiabarche disse: «Alcune cose si riescono a vedere solo al buio.»

Ma Antonio sapeva che le cose vere non scompaiono quando accendi la luce.