Uscirà il prossimo 24 febbraio l'ultimo lavoro dei teutonici Crematory, Antiserum via Steamhammer/SPV. Una band che non ha bisogno di essere presentata, essendo un fiore all'occhiello della scena gothic metal tedesca: formatosi nel 1991, il gruppo ha 14 album all'attivo, tutti incentrati su uno stile in cui death, gothic, industrial ed elettronica si fondono alla perfezione.

Attualmente la formazione della band vede Felix Stass alla voce, Matthias Hechler alla chitarra, Harald Heine al basso, Markus Jüllich alla batteria e Katrin Jüllich alle tastiere.

La opener Apocalyptic Vision si apre con un suono sintetico ripetuto circolarmente, sul quale va a piazzarsi il tema portante proposto dal synth: con l'entrata in scena della batteria, questa sorta di intro si delinea più chiaramente, avendo così l'opportunità di aprirsi ed esplodere in Until The End. Una bella carica potente e incoraggiante invade mente e corpo fin da subito, mentre il brano vira verso una direzione più robotica e industriale, grazie alla voce metallica posizionata sulla strofa ricca di stacchi ritmici e ben proporzionati alla portata di synth. Impossibile non essere travolti dalla carica emotiva del ritornello, costituito da un'alternanza di voce pulita e growl, posta su uno splendido giro di accordi: il sentimento portante del pezzo è un miscuglio di tristezza, malinconia e bestialità, che si caricano a vicenda fino a giungere a un eterno minuto di preparazione. Una preparazione alla fine combattente di un'entità non ben definita, ma consapevole di essere destinata all'annichilazione: l'ultimo ritornello suona più amaro, velenoso, e porta con sé un triste sapore salmastro e ferroso, un cocktail di lacrime e sangue versato dalla vetta di una scogliera scoscesa.

Con un passo industriale, d'impatto e poderoso, giunge Shadowmaker, ben condita di elettronica, scintille e luci accecanti, che vanno a delineare immediatamente il profilo del pezzo: come nella precedente Until The End, anche qui troviamo una strofa minimale dal punto di vista melodico, ma ben scandita da quello ritmico; il ritornello, tuttavia, anziché aprirsi di portata emotiva, si apre di portata energica, sfruttando la forza di un coro di voci unite dallo stesso sentimento, ma differenziate dal timbro e dall'ottava di intonazione. Un bel salto nella tranquillità onirica evocata da chitarra e tastiera ed eccoci di nuovo in un vortice di potenza nera, che travolge e dilania se stesso, fino a spegnersi sulle note del ritornello.

If You Believe è uno scrigno ricco di sorprese, è un pezzo che si differenzia dai suoi predecessori, in primis perché offre una strofa cantata in tedesco, ma soprattutto riesce a giocare tutte le proprie carte nel migliore dei modi. Il giro di synth iniziale porta il mood verso una direzione fredda, invernale, sterile, per poi stravolgere il campo di battaglia, trasformandolo in un aggressivo e ringhioso mondo frenetico e violento, che si incupisce sempre più fino a perire di fronte alla positività travolgente del ritornello: l'ennesimo cambio di mood, l'ennesimo cambio linguistico. Si torna a cantare in inglese, la voce si trasforma, passando da growl a pulito, l'atmosfera si fa più luminosa, tingendosi di quel tocco gelido iniziale.

È una specie di contrasto tra disperazione e speranza, toccato in più punti dalla desolazione e dalla rassegnazione: possiamo vedere nella voce in growl che canta in tedesco il lato mostruoso dell'esistenza, e nella voce pulita, melodica e toccante del ritornello il lato di quel mostro che spera, vive e brilla della propria, strana e toccante luce.

Ipnotizzante e sinuosa, Inside Your Eyes si presenta subito come una traccia facile da ascoltare: voce in growl, synth a rendere il panorama molto melodico, un ritmo danzereccio. Tuttavia troviamo un ritornello che stona un po' troppo coi toni che lo precedono nella strofa, principalmente perché manca della preparazione necessaria a introdurlo. È un bel ritornello a tutti gli effetti, ma mal connesso con ciò che lo precede e con ciò che segue: l'atmosfera è totalmente differente, non più nera e opaca, ma brillante ed emotiva. È come trovarsi catapultati all'improvviso, in un universo estraneo e mai esplorato prima, passando da un clima caldo a un clima gelido, dalle fiamme al ghiaccio.

Passando a Kommt Näher ci troviamo di fronte a un pezzo introdotto da un suono di tastiera gelido, un mantra che si ripete andando a raccogliere via via tutti gli elementi strumentali: un cantato in tedesco appare d'improvviso sulla strofa non ancora ben riempita da tutti gli elementi musicali. Manca la chitarra, il ritmo sembra essere ancora preparatorio e c'è, in generale, un sentimento di assenza generale. Viene da sé che l'esplosione musicale così ben preparata renda un effetto eccezionale, facendo accapponare la pelle e invitando morbosamente a danzare: EBM resa alla perfezione da tutti gli elementi ben posizionati, a formare una squadra dalla vittoria assicurata. Il pezzo è tenuto insieme dalla voce proposta sempre con lo stesso timbro in growl e un'alternanza ritmica fra dinamiche più e meno spedite.

Irony Of Fate suona inizialmente come una melodia intrigante ma estremamente fredda: il tempo di ambientarsi a questa nuova realtà, che la voce fa la sua comparsa con un growl potente, ma in grado di mutare totalmente il proprio aspetto. Il ritornello, infatti, è pulito, bello, malinconico e armonioso: un'apertura grandiosa su un dirupo di emozioni, graffiate dal growl che di tanto in tanto fa capolino, andando a doppiare l'altra voce pulita. A livello ritmico Irony Of Fate è, sì, danzereccia, ma meno aggressiva rispetto alle tracce precedenti: è una sorta di pausa dalla furia bestiale attraversata in precedenza, il prendere una boccata vitale di aria gelida dopo un'immersione in apnea dentro a un oceano di fiamme e veleno.

Un serpeggiante giro di synth introduce la grintosa Virus, potente e aggressiva dai primi istanti di vita: cantata in tedesco, offre una strofa molto ritmata e piuttosto oscura, tutta da ballare. Ottima l'esplosione di rabbia del ritornello, una pioggia martellante di scariche nere e oleose su di un mondo infiammato dalla voracità di un virus cannibale. È un pezzo che non lascia il tempo di respirare, un'iniezione di energia vitale che porta verso un''estenuante sensazione di apatia, di morte incombente e sanguinolenta.

Back From The Dead è una traccia differente dalle altre, non tanto concentrata sull'essere danzereccia ma, piuttosto, sull'essere potente e ben cadenzata: dopo una strofa abbastanza lineare e senza troppe pretese, ci rendiamo conto che le prime sonorità del pezzo sono le stesse che vanno a costituire il ritornello. Un brano apparentemente monotono e semplice, squarciato, però, da un ottimo cambio di situazione sul finire: compare un bel riff melodico, sul quale spicca una voce pulita ed estremamente emozionale, accompagnata da tocchi di chitarra e tastiera, in sintonia con questo nuovo mood.

Welcome suona immediatamente come un folle ingresso all'interno di un mondo dove per sopravvivere bisogna imparare subito a correre. Ce lo insegna la strofa, con un tiro energico eccezionale e la voce di un maestro che canta in tedesco, con un growl bestiale e un cipiglio aggressivo. Il ritornello giunge in un lampo, scandito dal synth in sottofondo che suona melodico, assieme a qualche goccia di voce pulita. Uno stacco sonoro ci porta in un mondo minimale, retto da una colonna di tastiera e una di synth e costruito da una voce che suona in lontananza esasperata. Poi di nuovo il ritornello, ripetuto fino a concludere, di netto, il pezzo.

La title track chiude il cerchio di Antiserum, poggiandosi con delicatezza sui toni malinconici della fine. Nonostante la presenza aggressiva della voce bestiale, la tastiera che costituisce la parte portante della melodia suggerisce un mood inclinato verso una tristezza globale: il ritornello tocca la vetta di questa malinconia, aumentando l'intensità armonica e la portata di emozioni da sperimentare.

Un vortice di potenza nera colpisce il cambio di atmosfera proposto da un'intensa sintonia tra chitarra e tastiera, che suonano corpose e abbondanti, in un panorama apocalittico e dalle sfumature di un inverno infinito.

Antiserum è un lavoro enigmatico da inquadrare: in che occasioni ascoltarlo, durante la propria giornata? Con i suoi ritornelli più melodici, in effetti, potrebbe essere ottimo per sfogarsi e cantare a squarciagola nell'abitacolo della propria auto. Le parti più elettroniche, però, sono perfette per animare una serata in un locale dall'ambiente nero e dalle luci ipnotizzanti.

I Crematory hanno saputo creare un mondo ricco di sfumature e misteri da svelare, con un andamento seducente ma uno sguardo assassino, nero, cattivo.

Una creatura musicale a metà tra un angelo e un diavolo, ma in entrambi i casi, capace di trasmettere e far provare emozioni forti, dure e decise.